1- Nuovo inizio

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Maggio
L'aereo è atterrato poco fa e non è stata un'esperienza affatto piacevole. Avevo già volato prima d'ora ma mai in situazioni del genere. Quando sono partita il tempo era stupendo ma ovviamente con la mia fortuna a New York piove, anzi diluvia. Sembra come se qualcuno fosse stato avvertito che stessi arrivando e avesse deciso di darmi un benvenuto coi fiocchi.
Il taxi va lentissimo ma non è colpa sua, con questo traffico e questa pioggia è impossibile anche solo pensare di andare più veloce dei 10 km/h.
Purtroppo questo viaggio infinito mi dà tempo per ripensare alla mia decisione. Mia mamma pensa che stia scappando e che in questo modo non risolverò niente, invece è proprio l'opposto. Me ne sono andata non perché volessi scappare ma bensì per non rimanere intrappolata e ricominciare da zero. Una nuova vita. Forse una migliore questa volta. O magari una che le assomigli vagamente. Una vita che sembra una vita insomma, non l'ombra di una passata, ormai persa. Per sempre. Forse un giorno lo capirà. Spero. Papà invece non ha protestato, è sempre stato un tipo comprensivo e taciturno. Ha capito subito che questa era la cosa giusta da fare e ha convinto mamma che era la mia strada, quella che avevo scelto e che avrei seguito. Ora che sono qui però ho il timore che forse non avesse tutti i torti, almeno in parte. Ormai però non posso tornare indietro, la mia nuova vita mi attende.

Dopo esattamente un'ora arrivo a destinazione. Si tratta di una villa antica, circondata da un grande giardino e con un lungo viale alberato. La casa, o meglio la reggia, si trova nelle periferie di New York e appartiene a una delle famiglie più ricche e antiche del paese. La famiglia Clarck. I Clarck sono i proprietari della maggior parte degli alberghi di lusso della città, nonché gli amministratori delegati della Clarck Sanity, la più rinomata industria farmaceutica del continente. In poche parole sono ricchissimi milionari snob. Ho sempre provato un certo disgusto per questo genere di persone. Si credono chissà chi solo perché hanno un conto in banca con sei zero ma se dovessero vivere come tutti noi comuni mortali non saprebbero nemmeno accendere un fornello o usare un aspirapolvere. Ecco perché hanno un esercito di servi ai loro ordini. Per pura e semplice sopravvivenza.
Nemmeno io so perché sono qui. Anzi lo so perfettamente. È l'unico lavoro che sono riuscita a trovare. Non ho avuto abbastanza tempo per cercarne uno migliore e mi sono accontentata, per ora, di essere una loro dipendente.
Questa è solo una sistemazione temporanea, giusto un paio di mesi per sistemarmi per bene e trovare un altro impiego.

Una signora sembra aspettarmi sotto al grande portico della reggia, di fronte al portone d'ingresso. Indossa un lungo impermeabile giallo e degli stivali di gomma neri. Per raggiungerla cerco di proteggermi alla meglio con la mia giacca anche se in questa situazione un ombrello sarebbe decisamente più d'aiuto.
Inutile dire che quando arrivo sotto al grande portico sono bagnata fradicia. Certo non è il modo migliore per presentarsi al proprio capo. Meglio dire qualcosa di educato.
"Mi scusi tanto per il ritardo!"
"Tranquilla, non si preoccupi. Immagino che raggiungere la villa con questo diluvio e il traffico di New York non sia stato semplice."
La donna, che avrà all'incirca 35 anni, è minuta, più bassa di me, porta un caschetto biondo e un paio di occhiali rossi. Mi stringe la mano calorosamente.
"Io sono Susan, la segretaria della signora Clarck. E lei dev'essere la signorina Brook, se non sbaglio."
"Si, Kate Brook."
"Bene, da come mi è stato riferito non ha trovato un alloggio per dormire, giusto?" "Si esatto... per il momento."
"Non si preoccupi, possiamo offrirle noi una sistemazione. Non sono pochi i dipendenti che vivono qui. Alcuni lo preferiscono per la vicinanza al posto di lavoro. Quindi ora se vuole seguirmi le mostrerò la strada per la casa dei domestici. "

Susan mi porge il suo ombrello e inizio a seguirla. La "casa dei domestici", come l'ha chiamata lei, si trova a fianco la reggia e, anche se non è piccola, in confronto sembra una baracca per gli attrezzi.
È in mattoncini, con porta e tapparelle in legno scuro e si alza su 3 piani.
"Eccoci qua. Queste sono le chiavi della porta d'ingresso e della porta della sua stanza. La cucina e il soggiorno sono al piano terra e sono in comune con tutti gli altri dipendenti. La sua stanza invece si trova al terzo piano, porta C6."
Afferro le chiavi e la ringrazio.
"Si figuri! Spero che si troverà bene qui e se dovessero esserci dei problemi o altro non esiti a chiamarmi. Mi trova in villa sette giorni su sette!"
"Ricevuto, grazie ancora!"
"Bene ora devo proprio andare, ci vediamo domani mattina qui alle 7 in punto. A domani."
Mi sorride e se ne va.

Dentro la casa è accogliente, con un tocco rustico. Al piano terra c'è un grande open space con cucina e soggiorno.
La cucina è in legno scuro e di fronte la divano rosso bordeaux si trova un bel camino in pietra con sopra un televisore.
Non c'è nessuno, o almeno così pare.
Salgo le scale fino al terzo piano.
C'è un lungo corridoio con otto porte una di fronte all'altra, divise fra numeri pari e dispari. C2...C4...C6.
La camera è abbastanza grande e luminosa. Ha solo due letti, due armadi, un piccolo televisore che poggia su una scrivania, due sedie e un tappeto. Vicino alla scrivania si trova il bagno, piccolino ma molto carino. Sembra più un albergo che una casa ma per il momento è più che sufficiente.
Fuori il tempo sembra non voler migliorare, perciò non mi resta che una cosa da fare: buttarmi nel letto e schiacciare un bel pisolino.
Il materasso è morbido come piace a me, ci sprofondo totalmente. Vorrei non dovermi più alzare.
Pace e tranquillità, proprio quello che mi serve dopo tutto...sempre sperando che...
"HOLAAAAAA!"
Apro gli occhi e mi ritrovo di fronte una ragazza bruna dalla pelle olivastra e grandi occhi scuri.
"Ciao!" mi alzo e sto per aggiungere qualcos'altro ma lei mi anticipa e inizia a parlare inondandomi la testa di parole.
"Io sono Marta. Sono davvero contenta di conoscerti, speravo tanto di avere una compagna di stanza! Finalmente! Sono mesi che ti aspetto, bhe non proprio te ma una persona in generale, chiunque, hai capito no?! Comunque sono contentissima che tu sia qui!.."
La ragazza ha un accento straniero, credo spagnolo o sudamericano non so...parla velocissimo e anche tantissimo, sembra una macchinetta andata in tilt che non si può più spegnere. Mi chiedo come faccia a respirare e parlare così allo stesso tempo.
Continua ma ormai mi sono persa e faccio finta di ascoltarla.
"...aspetta scusa, che stupida, non ti ho lasciato il tempo di presentarti!" Ritorno di nuovo alla conversazione, sembra che si sia fermata.
"No tranquilla avrei dovuto dirtelo io prima. Mi chiamo Kate, anche per me è un piacere conoscerti."
"Que bueno! Sono sicura che diventeremo ottime amiche!"
E ricomincia a parlare e a parlare... senza fermarsi un secondo.

Il pezzo mancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora