«La Regina è in travaglio».
Fëanáro non sollevò lo sguardo dalla mappa su cui era chino. C'era un passaggio attraverso le Pelóri che aveva intravisto in un viaggio precedente, ma ora non riusciva a individuarlo sulla mappa. Non era stato preciso, le sue conoscenze di quelle montagne erano state molto superficiali quando aveva disegnato quella mappa.
Era tempo di farne un'altra.
Una mano gli afferrò il mento e Fëanáro si ritrovò a fissare in volto Nerdanel, per nulla divertita. Non che avesse cercato di divertirla.
Solo di ignorare le sue parole.
Niente di che, davvero.
«Fingere di non aver ascoltato non tarderà il parto e non ti eviterà di ricevere un invito per l'Essecarmë».
Fëanáro si raddrizzò e la mano di Nerdanel ricadde sul tavolo, dall'altra parte rispetto a lui.
«Tu mi dici cose di cui non può fregarmene di meno». Gli piaceva quella parola. Fregarsene. Lo aveva sorpreso come nessuno l'avesse usata molto prima di allora, l'aveva riscoperta per puro caso e ora non sapeva più come fare senza. Si applicava alla perfezione a diversi aspetti della famiglia della Vanya: se ne fregava di lei, se ne fregava dei suoi figli, in particolare dell'ultima nata tre anni fa, e se ne fregava ancor meno di quello che stava per nascere.
Perché tutta Tirion sapeva che si trattava di un maschio.
Papà non aveva fatto altro che dirlo a chiunque volesse stare a sentirlo.
E, suo malgrado, Fëanáro non poteva fare a meno di ascoltare suo padre.
Era l'unico per cui quella nuova, bellissima parola non si applicava.
Be', lui e Nerdanel.
Era difficile fregarsene di lei.
«Io intendo andare al palazzo ad assistere al parto» disse Nerdanel. «Credo che di questo dovrebbe fregartene. Anche perché tuo padre mi chiederà dove sei e sai che non mi piace mentire al Ñoldóran».
Nerdanel sollevò un angolo della bocca.
Fëanáro avrebbe voluto tanto fregarsene di lei e di quello che avrebbe potuto dire a papà.
«Mio padre sarà in ansia» disse lui e arrotolò la mappa. «Penso che ti accompagnerò. Vorrà la mia compagnia durante l'attesa». Gli ultimi tre parti avevano ridotto Finwë a un concentrato di preoccupazioni e camminate avanti e indietro, al punto che, l'ultima volta, la levatrice lo aveva fatto cacciare di peso dalle sue assistenti. Di peso. Il Re dei Noldor.
Nei corridoi fuori dagli appartamenti della Regina, Fëanáro aveva offerto il suo braccio perché fosse stritolato dal nervosismo di papà. Non avrebbe mai potuto dirgli di no.
E questa volta lo avrebbe rifatto.
«Ottimo, mi piace quando ti dimostri ragionevole» disse Nerdanel e gli tirò un buffetto.
Fëanáro strinse gli occhi. Che si togliesse quel sorrisetto compiaciuto dal viso o glielo avrebbe cancellato a furia di baci.
.
Il palazzo era in fermento, come a ogni nascita. Fëanáro non aveva idea se fosse stato così anche alla sua. Di certo, suo padre non era stato così preoccupato, era qualcosa che sapeva con certezza, perché fin troppe volte Finwë si era rimproverato quella calma, come se fosse stata la causa di quello che era successo a mamma.
Non serviva a niente dirgli che non era stato quello a consumarla.
Nerdanel camminò sempre due passi davanti a lui e, appena furono nel salone principale, si dileguò in direzione degli appartamenti della Regina.
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Tempi di Alberi, di Fiori e di Frutti
FanficQuando ad Aman c'era la pace e quando la pace è stata inghiottita dalla Tenebra. Storie di vite alla luce degli Alberi e di guerre sotto la Luna. [Raccolta di storie ispirate da Il Silmarillion, Racconti Incompiuti e History of Middle-Earth] * * * S...