Caduta - Rika Furude

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Sentirsi soli è comune a ogni essere umano. Anche le persone che sono sempre circondate dagli amici possono avvertire, in qualsiasi momento della loro vita, il vuoto della solitudine. È come un buco nero che non si lascia sfuggire nulla di tutto ciò che incontra, neanche la luce. Sì, è infida la solitudine, che risucchia e annulla qualsiasi barlume di speranza.
Io sono caduta in quel pozzo, senza possibilità di riemergere. Per troppi anni la mia casa è stata una prigione buia, impregnata di sofferenza.
Spesso mi sono illusa di poterne uscirne, assaporando l'aria fresca della speranza; sorridere, giocare ed essere di nuovo una bambina con un futuro, ma puntualmente vengo inghiottita dal nulla. La morte, inesorabile, mi afferra, trascinandomi sempre più giù, lontana da ogni flebile sussurro; un sibilo, anche leggero e lontano, che potesse recitarmi parole di conforto.
Troppe volte avevo creduto d'intraprendere la strada giusta, per poi rendermi conto che era inutile. La spirale senza uscita in cui era caduto il destino di Hinamizawa si faceva sempre più profonda e densa.
Una melma appiccicosa e maleodorante. Un destino di morte.
Io non ho più la forza di lottare. Le urla di Hanyuu sono inutili.
Mi abbandono di nuovo a quelle sabbie mobili, pronta a scomparire.




[Spazio Autrice]
Dopo la disperazione di Hanyuu passiamo a quella di Rika.
Mentre nel primo caso abbiamo visto il senso di colpa e impotenza, qui ho voluto descrivere la solitudine che per decenni Rika è stata costretta a vivere. Nonostante sia circondata da amici lei sente di essere caduta in un pozzo profondo in cui nessuno può ascoltarla, raggiungerla e aiutarla.  

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