Un nuovo progetto ed una nuova città.
Una persona con un sorriso finto di plastica, aveva appena deciso che Rebecca doveva fare le valigie entro il giorno dopo e partire per una inseguire una nuova opportunità.
Rebecca registrò la notizia con un disinteresse ben mascherato ricambiando quel sorriso, con uno altrettanto gelido ed inutile.
“Sorrisi per fucilate” pensò. “… ma tanto potrebbe anche farmi bene…ho bisogno di cambiare le mie condizioni a contorno, cambiare ambiente…”.
Già cambiare ambiente. E’ una frase che tutte le persone pronunciano in fasi delicate della propria vita, come grido disperato di evasione. Rebecca però, a conti fatti, non sapeva ben definire quel suo bisogno. Non sapeva attribuirvi una causa. Tutto a causa delle sue emozioni tenute così sotto controllo da sembrare come filtrate attraverso uno spesso strato di ovatta, quasi come fossero silenziate. Le conversazioni con Giorgio ormai si assomigliavano tutte. In quel caso il suo strato protettivo era ben più spesso, perché sapeva farsi scudo di fronte alle sue parole cariche di aspettative deluse e conseguenti recriminazione.
Il suo lavoro però le consentiva, con alcuni cambi repentini di abitudini dovuti ai trasferimenti, di gestire le fasi critiche del suo rapporto, allontanandosi.
Era come girare la ruota della fortuna, selezionare una lettera e comporre una parola giusta che difficilmente si rilevava perdente.
Riprese a fissare lo schermo del pc portatile, guardando le immagini della nuova città in cui avrebbe dovuto lavorare per qualche tempo, già intenta a verificare la presenza di utili punti di riferimento: indirizzi di mercerie, lavanderie e di ristoranti con buoni vini non dovevano mai mancare tra i suoi appunti.
