Trentuno ↭ Hate to see your heartbreak

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[Calum]


L'ennesimo giorno di merda stava per iniziare. Questa volta non cercai neanche di convincermi che sarebbe andato bene; sarebbe stato inutile lo stesso e comunque, ormai non ci credeva nessuno, quindi provarci era inutile. Cercai, però, di tenere un comportamento normale attorno a Nia; la mia migliore amica e compagna di sventure ultimamente era più felice del solito, merito forse del fattone riccio amico di colui che non devo nominare altrimenti mi viene un infarto – non approvavo molto la sua amicizia con Matty, ma finché le faceva tornare il sorriso poteva fare ciò che voleva ed io non avevo voce in capitolo. Certo, continuavo ad avere paura quando lei usciva con lui, ma non potevo farci niente, Nia era un'adulta fatta e finita consapevole di ciò che faceva.

Ovviamente, però, quella che consideravo al pari di una sorella non poteva non notare lo sconforto che mi portavo dietro come un'ombra. «Stamattina ti sei alzato dalla parte sbagliata del letto?», mi chiese, offrendomi una fetta biscottata su cui aveva appena finito di spalmare la nutella – in barba alla dieta che aveva detto che avrebbe fatto prima di Natale.

Sospirai, accettando di buon grado la fetta biscottata. Un po' di dolcezza non mi avrebbe fatto proprio male – e poi la nutella era una delle poche ragioni di vita che avevo. «Come sempre, Nia».

Nia scosse la testa. «Oggi peggio del solito. Cos'è-».

«Niente, Nia. È questo il punto», sbottai, interrompendo la mora che si mordicchiò il labbro inferiore sconfortata, «Da quando è successa quella cosa a casa sua la situazione è rimasta sempre la stessa, anzi, è peggiorata».

«Peggiorata come?».

Sospirai – di nuovo. «Peggiorata nel senso che mi ignora peggio di prima e, se ci ritroviamo in una situazione in cui siamo costretti a guardarci negli occhi e a salutarci, lui fa di tutto per cambiare strada», spiegai, sottotono. Ormai la cosa avrebbe dovuto scivolarmi addosso, ma non lo faceva. Ogni cosa che Michael faceva che avrebbe potuto ferirmi penetrava nella mia pelle finendo dritta al mio cuore, e distruggendo le mie illusioni di avere una corazza dura attorno a me. Da come avevo constatato, questa corazza che credevo di avere era fragile, molle, pronta a cedere sotto i colpi dell'indifferenza della persona di cui ero innamorato – perché sì, ormai ero innamorato di Michael, e non potevo negarlo a nessuno, tantomeno a me stesso.

«Certo che anche lui, baciarti per poi riprendere ad ignorarti come faceva di solito. Avrebbe potuto farsi gli affaracci suoi e lasciarti perdere», borbottò Nia, riportando la mia attenzione su di sé, «Sono ancora in tempo per prenderlo a schiaffi?».

«Non risolveresti di certo la cosa», le risposi, tuttavia sorridendo, «Ma apprezzerei il gesto».

Nia mi sorrise rassicurante prima di alzarsi da tavola. Mi posò una pacca sulla spalla prima di mormorare un minaccioso «quando meno te lo aspetti, Hood» e di uscire dalla cucina, lasciandomi a sorridere nonostante tutto. Chissà dove sarei adesso, senza di lei...

***

Quell'inverno sarebbe stato il più freddo di tutti, lo sentivo dire spesso al meteo e ormai avevo usato quell'argomento per fare conversazione fin troppo spesso. Beh, ad ogni modo era vero, perché non ricordavo un inverno così freddo dai tempi in cui mio padre portava me e mia sorella a sciare sulle Rocky Mountains – quasi una vita fa, a dire il vero.

Aveva nevicato durante la notte. La neve era ammassata ai lati delle strade, miracolosamente sgombrate per permettere alle auto di circolare liberamente; ciononostante, molti avevano deciso di abbandonare la propria auto sul ciglio del marciapiedi e di utilizzare la metro, unico mezzo abbastanza sicuro in condizioni come questa.

Finding a soulmate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora