Uno ↭ Grigio Girls

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[Tessa]


Come al solito io e Claire finimmo sul terrazzo all'ultimo piano, a raccontarci le nostre sventure in compagnia di due bottiglie dei primi alcolici che eravamo riuscite a reperire - in quel caso due bottiglie di Tuborg che giacevano nel frigo di Michael, stranamente intoccate. Probabilmente Michael ci avrebbe ucciso per averle rubate, ma ora come ora eravamo troppo stanche e distrutte dalla vita per pensare ad altro.

Il terrazzo dell'ultimo piano era frequentato largamente soltanto da noi due, quindi ormai lo consideravamo quasi nostro. L'avevamo scoperto quando c'eravamo trasferite, durante una notte insonne, e da allora andavamo lì spesso per guardare l'alba, considerata la vista mozzafiato che si godeva da lì. Con il tempo era diventato un rifugio, un luogo in cui nascondersi dalla vita reale: sul terrazzo c'eravamo soltanto noi, la caotica New York ed occasionalmente una bottiglia di vino - cosa che ci era valsa il soprannome di "ragazze del Pinot Grigio", affibbiatoci da Michael, l'unico che oltre noi ogni tanto visitava il terrazzo.

Tornando al presente, in quel momento avevamo bisogno di affogare i dispiaceri della festa di Michael. Io dovevo dimenticare il bellissimo biondo con cui avevo fatto l'ennesima figuraccia della mia vita, Claire non voleva pensare a Marjorje ed anche a Peach, che era stata una grandissima stronza con lei - cosa che non mi stupiva affatto. Peach Wells era la stronza per eccellenza, una ragazza dall'apparenza perfetta che però era una grande zoccola. Il problema era che io fossi l'unica a pensarlo.

«Tu non puoi capire, Claire - quel ragazzo era dannatamente meraviglioso e io ci ho fatto le peggiori figuracce! Gli ho detto che gli avrei voluto riempire il collo di succhiotti», piagnucolai, prendendo un sorso di birra dalla bottiglia.

Claire si strinse nella coperta che aveva portato per ripararsi dal freddo ed emise un sospiro amareggiato. «Credimi Tessa, ti capisco. Ho fatto più o meno la stessa figuraccia, io».

La guardai incuriosita. «Quindi Peach ha addirittura una ragazza? Wow, mi sorprende che ci sia qualcuno che la sopporta».

Claire scosse la testa e prese un sorso di birra. Il suo sguardo era fisso sui grattacieli ancora illuminati in lontananza, tipico della città che non dorme mai. «Non riguarda lei. Ti pare che qualcuno riesca a sopportarla per più di un'ora? Okay che è una bella ragazza, però...».

«Non importa. Dimmi cos'è successo», la incitai a parlare, osservandola. Mi sembrava davvero stanca, forse sarebbe stato meglio andare a dormire anziché restare sul terrazzo a prendere freddo, ma ormai quella era una consuetudine. E poi ero sicura che, con tutti gli avvenimenti della giornata, nessuna delle due sarebbe riuscita a chiudere occhio.

Claire sospirò. «Allora, ero in cucina alla ricerca di Peach, no, quando sono andata a sbattere contro questa ragazza che più che ragazza mi sembrava una specie di Dea greca scesa sulla terra per far piangere noi comuni mortali», spiegò prima di prendere un sorso di birra, «Ma prima che potessi approcciarmi a lei in un modo più umano, le ho detto che aveva fatto piangere la mia vagina e che avrebbe dovuto usare la sua lingua come fazzoletto per asciugarla», aggiunse, arrossendo veemente.

«Sì, direi che è andata molto peggio a te», constatai, bevendo, «A meno che io non abbia detto altro al ragazzo. Spero di non aver accennato niente a proposito delle sue spalle».

Claire mi guardò scocciata. «Fammi indovinare: aveva le spalle larghe come piacciono a te. Vero?».

Sospirai. «Mi conosci troppo bene - ma comunque non stiamo parlando di me, ma di te. Com'è andata poi?».

Finding a soulmate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora