Chapter 2

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Love Is easy.

HARRY.

- Cerca di guidare piano! - urlai per la decima volta tenendomi al sedile.
- Oh, povero Styles! Se vuoi chiama la mammina! - mi stuzzicò nuovamente.
Contrassi la mascella e gli lanciai una saettata. - Tomlinson, sei un vero... - ma il suono del suo cellulare mi impedì di continuare.
- Pronto? Oh, Niall! - iniziò tranquillo. D'un tratto frenò, facendomi quasi schiacciare sul vetro.
- Ma sei matto o cosa??? - strillai per la - undicesima? - milionesima volta.
Lui mi zittì con un gesto secco della mano. - Come non puoi venire? Zayn e Liam? COME? Neanche loro?
Deglutii e iniziai a sudare freddo mentre ripensavo a un attimo prima, dopo la cena, e a come ero finito lì.

- Pà, io esco con Niall, Zayn e Liam! - annunciò Louis spargendosi più profumo che poté per poi pettinarsi e specchiarsi intento a scegliere una camicia che si abbinava alle scarpe.
Neanche le ragazze ci mettevano tutto quel tempo a prepararsi.
Mark, che se ne stava seduto sul divano, si alzò e iniziò a fissarmi.
In tutta risposta io abbassai lo sguardo distogliendo velocemente il suo che ancora era puntato su di me. Poi un'esclamazione.
- Idea!
Louis lanciò un'occhiata di rimando al padre e iniziò a prendere le chiavi di casa, le sigarette, il cellulare e i portafogli che si stava infilando nel giubetto.
- Sarebbe? - il castano iniziò a guardarlo scettico. Poi, quando capì: - No, no! -
Lui annuì, si avvicinò a me, mi diede una pacca sulla spalla e: - Harry, sei mai andato in discoteca?
Scossi la testa debolmente. Mia madre lo guardava scioccata, ma non quanto Louis.
- Bene, perché stasera Louis ti ci accompagnerà.
Sentii il mio non ancora fratellastro imprecare mentre mia madre si affrettò ad intromettersi. - Mark, non credo sia una buona idea.
- Già! - rispose al suo posto Louis.
E non seppi se esserne più felice - anche perché non ero tipo da discoteche o roba del genere - oppure deluso perché Louis, certamente, non mi voleva tra i piedi.
- Che c'è, sono d'intralcio per te e la sua ragazza? - marcai l'ultima parola come disgustato.
Mark e mia madre scoppiarono a ridere e: - Ragazza?
Il castano annuì con veemenza, gesticolando. - Sì, Eleanor!
Non ci feci più di tanto caso, soprattutto quando mio padre convinse mia madre a farmi uscire.

Finalmente Louis attaccò al cellulare mandando maledizioni a Niall e agli altri due.
- Allora? - riuscii a dire.
- Allora quei tre non vengono!
- Bene, allora si ritorna a casa.
E non nascosi il fatto che un po' ne fui sollevato.
- A casa? - gli scappò un risolino e inarcò un sopracciglio. - Styles, io non torno di certo a casa il venerdì sera!
- Ok, allora riaccompagna me a casa. - fu quasi una supplica che, ovviamente, non ascoltò.
- Oppure... - si avvicinò, forse un po' troppo, al mio viso. Inspirai il suo profumo - vaniglia? - immischiato a quello del tabacco. - .. ce ne andiamo in discoteca, insieme.
Un brivido attraversò la mia schiena, mentre mi ritrovavo schiacciato tra Louis e la portiera della sua Range Rover nera.
- Io - tentai cercando di far rallentare i battiti del cuore - credo si possa fare. - dissi infine.
Un sorriso vittorioso si fece spazio sul suo viso e, solo ora lo osservai veramente: aveva dei lineamenti dolci, due occhi azzurri che facevano invidia al mare, - o a tutti i fluidi di questo mondo - un accenno di barba e capelli scompigliati, abbastanza lunghi da come li teneva una volta - così avevo visto nelle sue vecchie foto, mentre curiosavo un po' per la sua camera.
Insomma, uno dei ragazzi più belli visti in vita mia.
Sapevo che quei pensieri erano così sbagliati, non solo perché era un ragazzo o era fidanzato con una ragazza - questi erano gli ultimi dei miei problemi - ma perché lui, tra poco, sarebbe diventato mio fratello.

LOUIS.

Continuai a guidare per almeno un quarto d'ora.
A volte guardavo Harry di sottecchi: era così silenzioso, calmo e bello.
Tentavo di allontanarlo perché so che prima o poi mi affezionerò a lui. Non so cosa sarà per me, ma sento un sentimento forte mai provato per nessun altro.
Insomma, non poteva essere possibile, lo conoscevo solo da due giorni!
Eppure aveva quel non so che di irresistibile.
Mi schiarii la voce, come se volessi coprire i miei pensieri - cosa impossibile - mentre Harry accese la radio e si mise a cantare.

"Lost and insecure
You found me you found me
Lying on the floor
Surround me surround me
Why'd you have to wait
Where were you where were you
Just a little late
You found me you found me"
(The Fray, You Found Me)

La sua voce roca - ma bellissima - rimbombava nell'aria.
Sarei stato ore ed ore ad ascoltarla.
Tamburellavo sul volante il ritmo della canzone mentre lo guardavo di tanto in tanto.
Teneva gli occhi chiusi, i capelli al vento mentre le labbra, carnose e rosse, si muovevano lentamente creando una sintonia perfetta con il clima.
Era tutto così perfetto.
- Sai - iniziai, e lui smise per un attimo - hai una bellissima voce, Styles. Mi piace. -
Non lo vidi in quel momento, visto che ero concentrato a guardare la strada, ma ero sicuro che stava sorridendo. E avrei tanto voluto vederlo.
- in più questa è la mia canzone preferita - continuai, come facendo una specie di monologo. Lui, intanto, taceva - e cantata da te è perfetta. - azzardai.
Mi ero appena parcheggiato quando dissi quella frase.
Mi voltai verso di lui e vidi che aveva la bocca leggermente aperta per formare una O. - G-grazie. - disse dopo un po'.
Ed entrambi scendemmo.

Entrammo nel locale: musica a palla e, quelle poche luci colorate che c'erano, illuminavano ben poco.
Afferrai la mano di Harry dicendo semplicemente: - Meglio non perderci, sennò chi lo sente a mio padre! - e ci dirigemmo verso il bancone.
- Ehi, Scott. Due birre, grazie! - ordinai anche per lui.
Vidi il riccio guardarsi intorno stranito. Giusto, lui sicuramente non sarà mai stato in un locale gay. Probabilmente, in quel momento, gli facevo schifo.
- Allora, Harreh - lo guardai dritto negli occhi: verde; in quel momento era l'unico colore a cui pensavo costantemente e mi parve il più bello di tutti. - che te ne pare del locale? - 
Le sue possibili reazioni erano: 
a) fuggire spaventato;
b) stare zitto tutto il tempo fino a quando non fossimo tornati a casa;
c) far finta di stare bene per assecondarmi.
Ma la sua reazione mi lasciò parecchio perplesso.
- Louis, che ci vieni a fare tu qui?
- C-come che ci vengo a fare? Mi diverto! - forzai un sorriso ma, dalla faccia di Harry, sarà venuto sicuramente male.
- Quindi anche tu lo sei?
Strabuzzai gli occhi. - Cosa?
- Ma sì, insomma.. sei...? - iniziò a gesticolare nervosamente scolandosi un altro bicchiere. - ti piacciono gli uomini? - sbottò d'un tratto, sempre alzando la voce per sovrastare il volume troppo alto della musica.
Ma lo sentii, forte e chiaro. 

Quindi anche lui lo era.

Non ne seppi il perché ma ne fui tremendamente felice che sorrisi e annuii. - Anche tu, quindi. - la mia non era una domanda.
Lui si limitò ad annuire, ma era ancora stordito. Forse era semplicemente l'effetto degli alcolici che iniziavano a fare effetto. - Eleanor?
A quel punto risi e mi riavvicinai a lui, forse di nuovo un po' troppo.
Forse ero solamente ubriaco. O almeno lo sperai.
- Te l'ho detto che non era la mia ragazza! - detto ciò mi scolai altri tre, forse quattro, bicchieri di non so che cosa e: - Balliamo?

Let's stop pretending. (Larry Stylinson AU!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora