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Avete presente quando l'adrenalina vi scorre nelle vene? Quando il vostro corpo è cosparso da brividi incontrollabili?

Ecco, è così che mi sento ora, qui seduta in aeroporto. Davanti a me solo una piccola valigia con pochi vestiti e senza vere aspettative.

Ho un biglietto di sola andata e non so quando ritornerò e se tornerò. Non so cosa mi succederà, cosa diventerò. So solo che non potevo più restare, lo devo a me stessa. Sono stanca di accontentarmi. Sono stata una codarda per quasi tutta la vita e ora devo recuperare tutto il tempo che ho sprecato.

Ma per farvi capire cosa mi ha portata a questo punto devo partire dall'inizio. Quando la mia vita era statica ma forse agli occhi degli altri perfetta. Appunto agli occhi degli altri.

Voglio raccontare la mia storia per far capire che non bisogna mai accontentarsi, arriverà sempre il momento in cui ti pentirai di aver sprecato il tempo e soprattutto ti accorgerai che non farai del male solo a te stessa ma anche alle persone attorno a te. Quindi litigate, dite sempre la vostra. È meglio un litigio oggi che rinfacciarsi le cose dopo anni.

Quindi mettetevi comodi e imparate dai miei errori perché l'unica che ha sbagliato in questa storia sono io.

Sono Celine e fino ad oggi vivevo a Miami, frequento l'ultimo anno del Miami Dade College, il mio sogno fino a stamattina era quello di diventare una giornalista e forse ci stavo anche riuscendo.

Ho una famiglia perfetta, viviamo su una bella casa poco lontano dalla spiaggia, la mattina presto si può sentire il rumore delle onde e penso che tante volte quel rumore mi ha salvata dandomi la serenità in momenti bui. Ho un fratello più grande Drake, sarò patetica ma è il mio migliore amico, la mia roccia.

Nonostante la mia famiglia sia benestante, ho sempre lavorato in un piccolo chiosco sulla spiaggia per sentirmi più indipendente e comunque, diciamolo, lavorare in infradito e costume è fighissimo.

La mia catena di errori e scelte sbagliate iniziò proprio da quel piccolo chiosco, quando ancora frequentavo la High School. Ero al secondo anno, avevo 16 anni e ricordo perfettamente come ho preso la decisione di trovarmi un lavoro. Volevo a tutti i costi un vestito che sembrava fatto apposta per me ma mio padre non voleva comprarmelo.

Così quel giorno mi infilai i pattini e andai in tutti i bar della spiaggia a candidarmi come migliore barista di Miami. Quando entrai nel Blue Moon capii subito che quello era il posto per me. Musica, sorrisi e fiori. Sembrava una festa ed era difficile distinguere i clienti dai dipendenti. Il capo del Blue Moon, Bob, si fece spazio tra i ragazzi che ballavano e con un sorriso mi diede il benvenuto. Dopo dieci minuti avevo già la divisa del chiosco!

Ero emozionatissima, ascoltavo attentamente tutti i consigli di Kate, la figlia del capo che con pazienza mi spiegò cosa avrei dovuto fare. Era bellissima. Alta e con un fisico slanciato, i capelli biondi e una pelle abbronzata con qualche lentiggine sul viso.

Fu uno dei giorni più belli della mia vita. Mi sentii padrona della mia vita per la prima volta.

Verso le dieci di sera finii il lavoro e Bob mi venne a palare.

<<Ci piaci Celine, se vuoi il posto è tuo!>>

Abbracciai quell'omone e accettai senza esitazioni.

<<Vuoi venire a fare un giro in spiaggia con me?>> mi chiese gentilmente Kate.

Ero talmente euforica che acconsentii subito.

Camminammo sulla riva con le onde che ogni tanto ci bagnavano i piedi e ricordo che la luna era luminosissima. In lontananza si vedevano dei falò con i ragazzi attorno, qualche birra, qualche chitarra e tante risate.

<<Li c'è mio fratello Benjamin, ti va di venire?>> mi chiese indicando un gruppo di ragazzi poco lontani. Annuii contenta e ci incamminammo.

Un ragazzo biondo che teneva una chitarra si alzò non appena ci vide. Il fuoco gli regalava dei giochi di ombre sul viso e lo rendevano di una bellezza indescrivibile. Saltò subito al collo di Kate!

<<Ehi sorellina!>>

Kate sbuffò sorridendo e ricambiò l'abbraccio.

<<Celine, lui è mio fratello più piccolo! Anche se continua a chiamarmi sorellina!>> disse facendogli una linguaccia.

Io ero imbambolata a guardare il ragazzo. Beh che fosse bello ve l'ho già detto ma fu il suo atteggiamento a stupirmi più di tutto. Era vestito con un sacco di colori e nonostante fosse notte aveva gli occhiali da sole di un verde accecante.

Mi porse la mano e con l'altra si tolse gli occhiali. Fu in quel momento che capii cosa intendeva la gente quando parlava di colpo di fulmine. Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e un groviglio mi si formò alla bocca dello stomaco e quando le nostre mani entrarono in contatto sentii dei brividi percorrermi per tutto il braccio fino alla schiena. Mi fece un dolce sorriso e ci invitò a sederci con i suoi amici.

Passammo la serata a scherzare e a cantare canzoni con lo sguardo fisso alla luna, come se stessimo dedicando a lei tutte quelle parole.

Conobbi i suoi amici, certi li conoscevo già di vista perché frequentavano la mia stessa scuola. Mi sentii a mio agio in quel momento e quando Benjamin mi mise una mano attorno alle spalle pesai di essere in paradiso.

MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora