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- Stasera possiamo non andare al falò? CELINE-

Nel pomeriggio mandai un messaggio a Benjamin, non avevo voglia di vedere Leila, sapevo che avremmo chiarito ma le sue parole mi avevano ferita.

-Perché? BENJAMIN-

La sua risposta secca e fredda mi diede un po' fastidio, ormai erano settimane che ci frequentavamo e non ci eravamo mai visti all'infuori della spiaggia. Leila a parte, volevo davvero fare qualcos'altro con lui, anche una semplice passeggiata ma senza la sabbia sotto ai nostri piedi. Sembrava che potessimo funzionare solo sotto la luna e di fronte al mare.

-Perché ho voglia di stare un po' sola con te. CELINE-

Non era del tutto una bugia, adoravo stare davanti al fuoco a cantare ma oltre quel poco tempo che ci dedicavamo per l'ormai abitudinaria passeggiata eravamo sempre in mezzo ad altre persone. La sera prima era stata magica. Quel bacio è stato da togliere il fiato ma volevo di più da lui. Volevo vivermelo anche nella vita reale e non solo al ritmo della chitarra e delle onde.

-Va bene Celine. Mi stai chiedendo un appuntamento? BENJAMIN-

La sua risposta mi fece sorridere, forse aveva capito.

-Qualcosa del genere. CELINE-

Gli risposi vaga, sperando di ricevere una proposta da parte sua. In fondo di lui sapevo tanto ma sapevo che c'era ancora molto da scoprire.

-Ok Celine. Fatti trovare vestita comoda e carina alla fine del tuo turno. BENJAMIN-

Allora se siete donne potete benissimo immaginare che la parola comoda non può essere associata in alcun modo alla parola carina.

Le tute sono comode e di certo non ti fanno sembrare carina.

Le gonne sono carine e di sicuro non stai comoda.

Rimasi seduta al centro della mia cabina armadio per non so quanto tempo e l'unica cosa che mi passava per la testa era chiamare Leila. Lei mi avrebbe dato il consiglio giusto ma il mio orgoglio mi impedì di farlo e così sbuffando e borbottando mi alzai e iniziai a provare metà dei capi che vedevo esposti.

Dopo una dura lotta tra me e miei vistiti, attorno a me c'erano solo vestitini, maglie e pantaloni sparsi sul pavimento ma ciò che vedevo allo specchio mi piaceva.

Avevo scelto una maglietta leggera e larga bianca un po' scollata e dei pantaloncini di jeans neri, ai piedi avevo messo le mie converse bianche e per la prima volta mi sentii carina e comoda. Certo, ancora non sapevo che cosa mi aspettava e l'ansia di non essere vestita adeguatamente continuava a tormentarmi ma decisi che non mi importava e mi spogliai riponendo accuratamente i vestiti nello zaino, per infilarmi la mia divisa del chiosco.

Le ore al lavoro volarono e scoccato l'ultimo minuto del mio turno mi fiondai in bagno per darmi una rinfrescata e sistemarmi.

Quando uscii vidi Benjamin di schiena. Aveva una camicia bianca e un paio di jeans.

Come se in qualche modo riuscisse a sentire i miei occhi puntati su di lui si girò e, alzando quei suoi osceni occhiali verdi, mi sorrise. Ma non un sorriso qualsiasi, quel tipo di sorriso che ti fa smuovere tutta la faccia che anche avesse avuto la bocca coperta avrei visto il suo sorriso dai suoi occhi.

Mi affrettai a raggiungerlo e lui si mise a fissarmi dalla testa ai piedi più volte facendo un fischio. Diventai rossa in un secondo e gli diedi un pugno su un braccio.

<<Ehi!>> si lamentò portando la mano sul punto in cui lo avevo colpito massaggiandosi e fingendo una smorfia di dolore. Lo avevo praticamente appena sfiorato.

MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora