Una strana serata

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Era una sera buia, le tenebre coprivano tutta la città, come un enorme manto che incombe sugli strati neri dell'atmosfera. L'aria afosa non dava modo neanche ad un moscerino di spiccare il volo; ogni cosa stava ferma al suo posto, fissata al suolo da un vento di scirocco capace di penetrare nelle viscere delle persone, inaridendone l'anima.

L'unica cosa che meritava attenzione, quella sera, era il cielo che, pieno di stelle, illuminava quello sterile paesaggio urbano. Le luci, provenienti dalle finestre dei palazzi, illuminavano il profilo nero dell'orizzonte. Le persone,   nei loro appartamenti, stavano ancora cenando, guardando i soliti programmi televisivi ad alto volume che si riversava nei cortili esterni e sulle strade totalmente vuote, attraversate dal passaggio veloce di una o più auto: " Uno scenario da tagliarsi le vene".

Intanto, non lontano da lì, in periferia, la signora Mary Bianco, nel suo appartamento, si stava preparando per andare a letto; era appena stata in bagno a lavarsi i denti, quando, l' irrefrenabile bisogno d'acqua, la fece correre in cucina.

Il corridoio era un lungo tunnel nero, ma ormai dopo una decina di anni, da quando si era trasferita lì, la signora lo conosceva a memoria e, difatti, quella sera, mentre lo attraversava, le parve strano notare, in fondo, una luce bianca intermittente che attirò la sua attenzione. Mary rimase leggermente stranita: - Cosa può essere? - chiese a se stessa, senza trovare nessuna risposta che la potesse aiutare a capire quello strano fenomeno. Allora, facendosi coraggio, decise di raggiungere, comunque, quello strano scintillio. A mano a mano che la signora Bianco si avvicinava, la luce aumentava la propria intensità: dapprima fievole, poi medio-intesa e appena arrivò, esattamente davanti ad essa, divenne accecante. Così Mary ritirò un attimo lo sguardo - anzi avrebbe fatto bene a fuggire via- perché appena spalancò di nuovo gli occhi :

- Ahhhhh!- un urlo squarciò il silenzio.

Nell'atmosfera, lo scirocco e la calma, di qualche attimo fa, sembravano un remoto ricordo: nuvoloni enormi si stavano avvicinando alla città; cumuli informi dal colore scuro e tempestoso non promettevano nulla di buono. Il loro avanzare si face sempre più veloce e il buio della notte era nulla rispetto quell'ombra opaca di disperazione che stava per oscurare ogni "atomo urbano".
- Kaboom- un enorme fulmine ruppe il cielo, scagliandosi in mezzo alla strada principale che si ricoprì di fumo bianco e detriti. Questi si sparsero dappertutto, ricoprendo il circondario di enormi pezzi, simili alle tessere di uno strano puzzle composte da catrame e terra. Da quella nuvola emerse una figura incappucciata che senza rivelare il suo volto, travolta dalla pioggia, iniziò a camminare veloce, con una sola meta: il centro abitato.

Al Millenium Pub

- Basta Finnic! Non vuoi mai ammettere che ho ragione. -

- Sei troppo esagerata Lena. Come sempre d'altronde. Te la prendi troppo per queste cose. -     

- Finnic! L'altro giorno, se ancora non ti è chiaro, ti stavo aspettando al pub e tu. Tu! Com'è tuo solito, che fai? ... Che cosa fai? Mi dai buca! Ammettilo! È così! Non puoi negarlo. -

- Va bene, Lena. Hai ragione. Lo ammetto. Ora, però, possiamo entrare?-

La fila era infinita all'ingresso del Millenium Pub e, non a caso, lo scimmione che stava all'entrata, per controllare i biglietti d'accesso, era più grosso del solito. Finnic Cervino e Lena Prous stavano litigando com'erano soliti fare, mentre la gente in coda, sempre più agitata, spingeva impaziente di entrare nel locale. Lena, senza indugiare, allungò la mano, con il badge in pugno, verso quell'uomo-armadio che le stava davanti, così, a specchio, Finnic la emulò. Ad un tratto, la fila si divise come se fosse stata tagliata a due da un paio di forbici affilate: uno strano individuo, con estrema fretta, strattonando le persone che gli sbarravano il cammino, si fece largo tra la folla e, senza che nessuno lo fermasse, oltrepassò i controlli, riuscendo ad entrare nel Pub. Tutti lo guardarono infastiditi, ma nulla sembrava riuscire ad arrestare il suo passaggio. Lena rimase per un attimo frastornata: -Ma sei matto! - Senza perdere tempo, seguita da Finnic, iniziò ad inseguire quella figura incappucciata che l'aveva strattonata violentemente, con lo scopo di rimproverarlo per il suo comportamento. Anche Finnic, come lei, gliene avrebbe volentieri dette quattro, ma non voleva far nascere un'azzuffata nel locale, per questo, il loro solo obiettivo era quello di avvistare colui che, per Lena, era divenuto una preda da acciuffare.

Light's Virgins - Il sigillo del male -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora