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Una calda luce riscalda il mio viso e inconsapevolmente mi viene da mugugnare.
Prendo un cuscino e lo premo forte sulla mia faccia. Il tessuto fresco è una goduria per la mia faccia.
Rimango ancora per qualche minuto nel letto, ma poi decido che è venuta l'ora di svegliarsi.

Stiracchio le braccia il più possibile e faccio un lungo sbadiglio.
Con la coda dell'occhio osservo fuori dalla finestra, è una bellissima giornata di sole.

Prendo in mano il mio cellulare, che si trova a destra del comodino e do una veloce occhiata al cellulare.
Oggi finalmente è sabato.
Quasi vado dal letto per la gioia.

Non vedo l'ora di visitare Los Angeles!
Sono troppo emozionata e con enfasi cerco la mia guida turistica dentro il primo cassetto del mio armadio, ma ciò che trovo mi fa spalancare gli occhi.

Al posto delle solite tute vi trovo dei boxer, delle canottiere e dei jeans molto larghi.
Solo allora mi ritornano alla mente i ricordi della sera prima.
La festa, Strip Poker, Alex, i ragazzi...
Tutto ciò è troppo da assimilare da sola.

***

Sto camminando, o meglio correndo al campetto. I genitori di Alex mi hanno detto che non era in casa, quindi ho supposto si trovasse lì.

Prima di uscire sono passata per camera mia ed ho trovato Jessica stravaccata sul suo letto, che russava come un orso.

Quando riesco a scorgere Alex in lontananza mi viene da riposarmi un attimo. Appoggio le mani sulle ginocchia e mi fermo per riprendere fiato. Non sono una ragazza molto sportiva, mi stanco per tutto.

"Ehi Alex!" Gli urlò non appena lo raggiungo.

Lui a sentire la mia voce si volta verso di me e quello che vedo mi causa immenso dolore.
Alex è pieno di bende ed ha un occhio nero, ma nonostante ciò si allena comunque.
Le bende gliele avevo sistemate io ieri sera, ma dell'occhio nero davvero non mi ricordo.
Il suo sguardo è ancora fisso sul mio, come se volesse distruggermi con gli occhi.
Subito doposi volta di nuovo nella direzione opposta della mia e fa un canestro.

Incazzata vado verso di lui e, solo dio sa come, riesco a strappargli la palla delle mani.
Lui mi guarda con superiorità e non avendo più la sua palla fra le mani comincia a sbuffare.

"Avanti ridammela" Porge la sua grande verso di me e la apre come in segno di restituirgliela.
Lo guardo storto e finalmente mi decido a parlare allontanando la sua mano da me.

"Non puoi giocare con quelle ferite!!
Potresti farti ancora più male!"
Gli urlo in faccia con tono severo e lo prendo per un braccio cominciano a camminare in direzione di casa sua.
Io cammino e cammino, ma noi non ci muoviamo di nemmeno mezzo millimetro.
Mi giro verso di lui e mi ride in faccia.
Dio che bella risata!!

"Non riuscirai mai a spostarmi e lo sai anche tu" Scrolla il suo braccio dalla mia mano e incrocia le braccia sotto il petto squadrandomi dall'alto al basso.

"Sei una nana"
Lo guardo serrando la bocca. Odio quando le persone criticano la mia altezza, non è colpa mia se sono nata così.

"Senti io ho bisogno di alcune spiegazioni! Voglio sapere chi sono i tuoi amici di ieri, che cosa c'entri Jessica in tutto ciò e specialmente cosa c'entri tu. Cosa puoi averli mai fatto per farli incazzare così?"

Lui mi guarda e sembra sorridere alla mia domanda, ma il suo sorriso non è felice, non è divertito, né malizioso.

"Non sono miei amici, o meglio dire, non più"
Abbassa lo sguardo e vedo il suo sguardo indurirsi dopo le sue parole.

"Ci sono state delle complicazioni...niente di più"

"Non mi basta" Affermo convinta, certo che non mi basta, ieri stavo per assistere ad un omicidio.

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