Capitolo 9.

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(Una delle mie immagini preferite sulla LeviHan. *-*)

Ansimavano entrambi, e, senza accorgersene, i due, petto contro petto, erano rossi in volto, con l'imbarazzo che fuoriusciva da tutti i pori del corpo, accompagnato da altre emozioni che Hanji, sicuramente, non aveva mai provato prima di allora, come anche Levi.
La donna avvicinò di nuovo il viso al suo, per riassaporare il momento, e Levi la lasciò fare, come se volesse farsi perdonare per qualcosa che aveva persino smentito. Ma, Hanji, rapita dalle emozioni, si lasciò trasportare completamente dal bacio, che diventava, man mano, sempre più passionale, scordandosi del resto. Hanji schiuse, ancora una volta, le labbra, baciandolo con foga e muovendosi, in modo azzardato, sopra di lui. Voleva essere sexy come quella donna e voleva, soprattutto, che Levi fosse attratto da lei. A lui sembrò piacere anche quello, poiché riuscì ad emettere solo un flebile gemito strozzato, che non poté trattenere a lungo, mentre Hanji muoveva, velocemente, la sua parte intima contro quella dell'uomo, che le stringeva i fianchi. Sentiva il desiderio ardere dentro, reprimendo, comunque, qualsiasi azione poco casta. Nella mente dell'uomo, eppure, vigeva, incontrastato, il dovere di smettere, come un pensiero fastidioso che ronzava nelle orecchie, obbligandolo a fermarla.
«Basta così. » sussurrò, Levi, ansimando ancora.
La donna sembrò non capire, e chiese, sbarrando gli occhi: «Cosa?»
«Puoi anche andare, ora. » ribatté, lasciando cadere lungo i fianchi le braccia.
«Ma io non voglio andare!» rispose, sicura di voler restare ancorata a lui, nonostante, quello, la stesse respingendo senza tatto.
Sbuffò rumorosamente e, con sguardo freddo e vuoto, le ordinò immediatamente di uscire dalla stanza, dicendole di aver esagerato, senza ammettere, però, che la cosa cominciava ad eccitare persino lui, che ancora riusciva a sentire i loro gemiti vagare nella testa. Hanji fu costretta ad obbedirgli, combattuta, e decise di uscire dalla stanza, per dirigersi in un altro posto isolato, dove poter riflettere su tutto ciò che aveva provato.
Di sicuro, non era mai riuscita, prima d'ora, ad avvicinarsi così tanto al caporale, da poter persino toccare le sue labbra, sentire il suo cuore battere energicamente e poter far scorrere una mano sul suo petto così scolpito dagli addominali, anche se, sinceramente, non immaginava minimamente che il corpo di un uomo, potesse essere così dannatamente bello da invadere e scoprire, toccando con mano tutto ciò che mostrava, altezzoso, Levi. Per tutte le volte che Hanji aveva trascorso del tempo accanto al caporale, accadeva spesso che Levi la trattasse male, certamente, al fine di farle aprire gli occhi, per accertarsi che non si sarebbe mai fatta ammazzare da un gigante, di cui tanto andava pazza. Aveva persino confermato, in svariate occasioni, scherzando con gli altri ragazzi del Corpo di Ricerca, che fra Levi e i giganti, avrebbe sicuramente scelto i suoi amati tesori, di cui tanto andava fiera.
E ogni dannata volta, poteva intravedere lo sguardo cupo e freddo di Levi, che avrebbe giurato essere tanto inquietante, da poter uccidere miliardi di quei suoi amori in un colpo solo, con una sola e unica occhiataccia.
Sentì una fitta al cuore. Possibile che il suo amato se la fosse davvero presa per uno scherzo del genere? Per lei sembrava ovvio fosse un'innocua presa in giro, ma per Levi, forse era molto di più.
Dondolò lentamente le gambe, sporgendosi in avanti, con le braccia stese lungo il busto e con le mani appena fuori dal confine della panchina, pensando e tempestandosi di domande, con gli occhi chiusi, persa nei pensieri, che si fecero sempre più perversi, si addormentò, mentre il vento le scompigliava dolcemente i capelli.

«Hanji! » urlò una voce maschile, che sembrava arrivare da un luogo lontano, che si faceva, pian piano, più vicina.
«Prenditi pure la mia verginità, Levi. » mormorò lei, con la saliva che le colava dalla bocca e con gli occhiali riversi su un lato della faccia. «Se sei tu, va bene. » continuò, mentre l'uomo le muoveva con forza il braccio, sperando si risvegliasse da quel sogno parecchio ambiguo.
«Oh, stupida quattrocchi. » borbottò, stufo, Levi, fin quando il sogno della donna si dissolse, riaprendo gli occhi.
«Ciao, Levi. » sussurrò, sbadigliando, senza coprirsi la bocca.
«Ciao. » rispose, distogliendo lo sguardo.

Levi aveva cominciato a cercarla subito dopo averla costretta ad uscire, poiché immaginò di averla ferita, dicendole tali cose. Ritrovatosela davanti, addormentata, però, non riuscì a chiederle scusa, preferendo rimanere a fissarla in silenzio, finché non decise di farla risvegliare dal mondo dei sogni.

"I Love Her" | levihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora