Capitolo 25.

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«Levi!» urlò, con le lacrime agli occhi. Era da un po’ che non piangeva, per la paura, ma quella che provava dentro, in quel momento, bastò per farle diventare gli occhi rosei. Tanta fu la delusione, che cominciò a fondersi con la rabbia e la tristezza già provata in precedenza.
«Hanji.»
Sembrava sorpreso di trovarsela davanti, dopo aver riempito la faccia di Moblit di fastidiose macchie nere, tendenti al viola, con qualche schizzo di rosso.
Lasciò cadere il corpo di Moblit, che fino a poco prima era tenuto in alto dal colletto, sulla terra umida. Seguito da quel breve tonfo sordo, ci fu il singhiozzo della donna, che cominciò a risuonare come una canzoncina in loop nella sua testa; si accorse di aver sbagliato ancora, si sporse verso di lei, desiderando di riuscire a toccarla. E lei scomparve, divenne un fantasma. Parve così lontana, imprendibile, estranea da quel mondo in cui lui cercava di riportarla. Lei era troppo. Troppo, per i suoi errori commessi.
Ritirò la mano, con gli occhi sbarrati dall'incredulità di vederla tanto sicura di non volersi farsi più raggiungere dal corvino. “Non più.”, pensava la donna. “Non mi farò prendere più in giro”, sebbene il suo sguardo barcollasse come una barca in pieno mare tempestoso. Si sentì cadere in acqua, annegare negli occhi di Levi. Resistette.
Si asciugò gli occhi con la manica della giacca, in un momento di lucidità estrema, e tenne gli occhi fissi su di lui, che s'era fatto più vicino (solo fisicamente, per Hanji).
«Sono incinta.» disse, tutto d'un fiato, e a lei parve di aver speso più energia di quanto ci volesse, per vomitare due parole. Levi ci mise più tempo a capire; abbassò lo sguardo, rifletté, guardò Moblit e ancora Hanji, mentre ricordava la notte prima. Com'era possibile che l'avesse già persa, prima ancora di provarci? Si diede mentalmente dell'idiota, ricordandosi tutto ciò che era successo con quella donna. A partire da quella dannata festa, fino a quella notte. Tutto gli sembrò un dannato errore.
Si vide nuovamente seduto sul tetto del palazzo. Le stelle non brillavano più come una facevano una volta. Nel cielo terso vi era un ammasso scuro di nuvole. L'odore della pioggia arrivò a stuzzicargli il naso. Poi, arrivarono le voci. Il chiasso gli batté ritmicamente sulla testa e sembrava non voler cessare. Si chiese, dandosi del coglione, perché non avesse rifiutato di andare a quella festa. Eppure, non riuscì ad alzarsi ed andare via, come se qualcosa lo tenesse inchiodato lì, seduto a guardare il vuoto davanti a lui; forse, aspettava solo che arrivasse qualcuno a portarlo via. Un secondo dopo, tutto smise di far rumore. I suoi occhi si spensero, assieme alle stelle, sentì l'odore di pioggia sparire. Poi, non si sentì più solo. Volse lo sguardo verso quel volto sorridente. Petra?
No, era la donna di cui s'era innamorato: Hanji. «È successo qualcosa, Levi?» Sì, rispose. Non sei più qui, assieme a me. «Magari doveva solo succedere.» continuò, mostrandogli un sorriso dolce, che lui detestò amaramente. Perché a noi? Non lo so, ribatté la donna, sistemandosi il vestito blu, che le cadeva delicatamente sulle gambe. È così e basta, no?, si convinse il corvino, ritrovandosi davanti a sé, la realtà, dopo quel breve viaggio fra i suoi ricordi contorti. Ma nulla sembrò avere più importanza, ora che Hanji era incinta di Moblit.

"I Love Her" | levihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora