Capitolo 15.

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Era ormai sera inoltrata e lei aspettava ancora, senza arrendersi.
Le aveva promesso una serata e gliela doveva. Cominciò col pensare che avesse avuto un impegno importante a cui non avrebbe mai potuto dire di no, per poi essere costretto a passare l'intera giornata a lavorare. Quando, però, la porta si aprì di nuovo e vide Levi, che cercava di tornare in camera, senza farsi vedere, si ricredette. Lo fissò, nei suoi movimenti lenti e indecisi, camminando a passo felpato nel corridoio. La donna fece per tossire e lui si girò.
«Pensavo stessi dormendo» iniziò a giustificarsi, accennando strani avvenimenti improvvisi e dicendo di essersi trovato in una situazione complicata.
Lei restò a fissarlo negli occhi, freddi e incuranti, mentre i suoi assumevano l'aspetto di quelli stessi dell'uomo, che pian piano andavano a posarsi altrove, dopo aver assorbito tutte le parole, che avrebbe voluto dire Hanji, dai suoi occhi.
«Pensavo volessi uscire con me» borbottò, offesa, incrociando le braccia e stringendo con forza la carne di queste.
«Mi dispiace» ribatté, notando il suo nervosismo farsi sempre più impaziente.
«Non volevo, ma Erwin...» continuò, lasciandosi cadere sulla sedia davanti a lei. Accavallò anch'egli le gambe, con fare rozzo e quasi maleducato, e, con sguardo ripugnante, osservò le dolci forme del suo vestito blu.
«E tu volevi uscire con quel coso?» disse, quindi, puntandolo.
«Scusa? Cosa c'è di sbagliato?» rispose a sua volta, alzandosi di scatto, più arrabbiata che mai prima d'ora. Di certo, era molto più offesa di quanto non lo fosse quando un cadetto si sentì tanto più maturo da poterle dire in faccia che aveva un naso orribilmente grande.
«Cosa c'è di sbagliato nel mio vestito?» alzò il tono di voce, come afflitta dal suo commento offensivo, attendendo una risposta.
«É troppo scoperto» commentò, alzando lo sguardo verso l'apertura sul seno.
«Non ti piace?»
«No» rispose seccamente.
«Bene»
E fu tanta qui la rabbia che Hanji girò i tacchi e tornò nella sua camera, per toglierselo.
Tirando il fiocco dietro la schiena, cercava inutilmente di sfilare via il tutto, per potersi lanciare fra le coperte e cercare di dormire, abbandonandosi ai pensieri più cupi e dimenticare la storia. D'altronde, Levi, non si era nemmeno accorto che quella sera, la donna, aveva lasciato gli occhiali in camera e per Hanji, anche quella stupida osservazione era di vitale importanza.
Imprecò, non riuscendo nel suo intento, finché sentì una mano posarsi sulla sua schiena. Voltò il viso verso Levi, che le stava togliendo, a rilento, la parte alta del vestito, sciogliendone i nodi. Arrossendo, tenne fermo il braccio sul seno, per non farlo cadere ai suoi piedi e ritrovarsi nuda davanti a lui, benché l'avesse già vista spoglia da tutto. La sua calda mano scorreva lungo la schiena, scendendo poi verso la parte inferiore e, poco a poco, arrivò a toccare persino il suo sedere, mentre ogni fibra del corpo della donna si contraeva improvvisamente al suo tocco, gemendo.
«Dannazione! Devi solo aiutarmi a toglierlo» sbottò, rossa dall'imbarazzo.
«Lo so» rispose lui, stringendo le braccia intorno alla sua vita. Arrivava a mala pena al suo collo, eppure poté toccare la pelle di questo con le labbra, ricevendo in cambio un urletto strozzato, seguito da un borbottio.

Tutto ciò era tremendamente divertente ed eccitante per Levi.

"I Love Her" | levihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora