Capitolo 17.

2.5K 137 119
                                    


Rinchiuse i pensieri in una cella, nella sua testa, lì dove nessuno avrebbe potuto trovarli.
Lasciò che la cosa potesse risultare innocua, ma quel suo sguardo, lo stava distruggendo dall'interno delle ossa. Tutto ciò che voleva dire, gli rimase bloccato in gola, dove un groppo di parole mandava all'aria tutto.
Alzò di nuovo lo sguardo.
Hanji si era alzata e aveva finalmente raggiunto il comodino, a cui si appoggiò.
Solo in quel momento si accorse che la donna era coperta da un velo dal seno alla vita, nascondendo le parti più intime.
Strinse a sé le parole, guardandola camminare, verso di lui, portando con sé un serpente carico di responsabilità, che tentava di soffocarlo usando le sue stesse preoccupazioni.
«Grazie per l'aiuto» sussurrò, mugolando a seguito di una fitta allo stomaco. Levi si limitò ad osservarla, dall'angolo della stanza.
«Ma sono comunque arrabbiata con te» sbottò, tirando i capelli all'indietro e stringendoli in una fitta presa.
Come potrei farmi perdonare?, pensò, assumendo, inavvertitamente, lo sguardo che faceva venire i brividi a chiunque. La fronte corrucciata, gli occhi leggermente socchiusi e le labbra piegate in una lieve smorfia, che poi serrò, insicuro.
«Come potrei farmi perdonare?» chiese, schiudendole, con la voce fine ma così dura e fredda; segno che l'uomo era innervosito.
La donna sembrò non capire.
Levi trattenne il fiato, poi sospirò e ripeté a voce alta: «Cosa dovrei fare per farmi perdonare?»
Poteva, nonostante la domanda, immaginare cosa ella gli avrebbe chiesto.
La cosa era già imbarazzante da sé, ma immaginarsi a tenerle la mano o ad abbracciarla nel letto, non gli faceva poi così tanto schifo. Eppure, sospettava che la donna si sarebbe entusiasmata di più nel fargli vedere qualche strana "pozione".

Continuò a fissarla, aspettando delle risposte.
«Be'...» cominciò, quindi, la donna. «Non credo ci sia qualcosa che tu possa fare per me»
I pensieri gli esplosero in testa. Fuoriuscirono contemporaneamente. Tutti insieme. In una volta sola.
«Mi stai prendendo per il culo?» ribatté l'uomo, avanzando velocemente verso di lei e stringendo i pugni.
«No, Levi» negò in fretta la mora, iniziando a sudare freddo, man mano che il corvino si avvicinava sempre di più a lei. «Ti sbagli. Io non...» chiuse la bocca alla vista del suo sguardo. Era sicuramente più nervoso di quanto non lo fosse prima.
«Cos'è che vuoi da me?» domandò, quasi fosse una cosa tanto semplice rispondere a tale domanda, per Hanji.
«Io... Levi, senti...»
«No, ascoltami tu!» urlò, tirando un calcio alla poltroncina su cui si era seduta prima Hanji. Al tonfo dell'oggetto che andava a schiantarsi contro il muro della stanza, la donna non poté che lasciarsi sfuggire un gemito spaventato.
«Sta' calmo...» porse le mani davanti a sé, immaginando potessero proteggerla dalla forza sovrumana del nanetto davanti a lei. Un uomo incazzato. Pronto a prenderla a pugni, probabilmente.
«Cosa cazzo vuoi dalla mia vita, quattrocchi di merda?» urlò ancora, strattonandole il braccio.
«Levi!» strillò, pregandolo di smettere e supplicandolo di calmarsi. Ovviamente, non servì a nulla, tranne che a farlo innervosire ancora di più.
«Cosa dovrei fare, ora, per farmi perdonare? Sposarti? Fare figli?»
A quella provocazione, Hanji, non rispose. Sapeva bene fosse quello che desiderava più di tutto. Averlo al suo fianco era un sogno così lontano, che sembrava sfumare via.
Si limitò ad abbassare lo sguardo e a mormorare un semplice “Smettila”. Le stringeva ancora il braccio, finché, stufo, face scivolare la mano verso il polso, fino a lasciarla completamente andare.
«So che è stato un errore... » disse Hanji, per poi zittirsi inavvertitamente.
«Bene» ruppe il breve silenzio, il corvino, avviandosi verso la porta della stanza e afferrando saldamente la maniglia. Tanto forte era la presa che le nocche cominciarono a schiarirsi, fino a diventare bianche. Sentì le unghia ferirgli la pelle del palmo, eppure restò fermo lì dov'era, avvertendo i passi della mora, che tentava di avvicinarsi.

«Ti amo»

Visto che sono stronzo e bastardo, lascio in sospeso la scena. Al prossimo capitolo.

-Levi Ackerman

"I Love Her" | levihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora