Il piano e la disfatta

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Central City, 4 marzo 2017

Caro Leonard,

oggi ho messo in atto la mia idea e devo dire che tutto sommato non è andata male, cioè è andata molto male. Ho chiamato Flash e gli ho fatto sentire la voce registrata di Iris che chiedeva aiuto, mentre Iris stava in realtà chiusa in una stanza di un grattacielo senza telefono. Tranquillo lei sta bene ho fatto in modo che venissero a sapere dove si trovava, in quella stanza c'era tutto cibo, acqua e anche la tv, non le ho fatto mancare nulla. Flash come previsto è caduto nella trappola e si è presentato all'appuntamento. Quando si è accorto che non c'era si è arrabbiato tantissimo e ha iniziato a chiedermi dove fosse. Io non gli ho risposto, non doveva saperlo o sarebbe scappato, o forse no, ma non potevo rischiare. Non avevo alcuna intenzione di fargli del male, volevo solo giocare un po' con lui, fare un po' la cattiva che mi ha accusato di essere e alla fine riuscire a scappare come è scritto nel DNA che abbiamo in comune. Stava andando tutto secondo i piani finché non è arrivata una volante della polizia che Cisco aveva fatto intervenire, se non ho capito male. La lotta tra me e Flash stava proseguendo, ho incassato tanti pugni, ma altrettanti li ho rispediti al mittente. Mi sono fatta prendere la mano e ho sparato un raggio congelato verso Flash, lui è stato più veloce e lo ha schivato, ma l'agente di polizia non lo è stato abbastanza. Di li a poco se non avessi fatto qualcosa sarei diventata un mostro, il mio raggio avrebbe fatto perdere il braccio al poliziotto. Flash voleva portarlo all'ospedale, ma io sapevo che il tempo di arrivare e sarebbe già stato troppo tardi. Non sapevo come farmi ascoltare da Flash, non mi avrebbe mai dato retta, così ho agito d'impulso, mi sono lasciata guidare dall'istinto: ho congelato Flash, non ho neanche fatto attenzione a non congelarlo troppo. Subito mi sono precipitata dal poliziotto e gli ho iniettato una minima dose del mio sangue, con una siringa che avevo nella maglia, tranquillo era una dose minima sufficiente a salvarlo. Una volta detto al collega del poliziotto che il suo amico si sarebbe salvato illeso, mi sono voltata verso Flash, probabilmente mi aspettavo quasi una frase cattiva da parte sua, ma nulla, il silenzio. Era steso a terra e si vedeva benissimo che soffriva molto. Mi sono avvicinata a lui, il suo corpo era freddo, ho accostato l'orecchio al suo petto e ho sentito il suo cuore che stava rallentando bruscamente. La situazione era grave, lo avevo congelato troppo perfino per Flash, ci sarebbe voluto troppo tempo prima che si fosse ripreso, sempre se ci fosse riuscito. Ho avuto paura non lo nego affatto, ma in fondo qualcosa dovevo pur fare, qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di restare lì immobile a non far niente. Ho sperato di avere almeno un'altra siringa, l'ho sperato tanto che forse si sono come materializzate nella mia maglia ben due siringhe. Era perfetto, così senza indugiare presi una piccolissima dose del mio sangue da una vena del braccio sinistro e stavo per iniettarla a Flash, quando ho sentito una voce: "Cosa hai intenzione di fare?! Allontanati da Flash, lascia che lo portiamo all'ospedale, te lo ordino! Alzati o sparo chiunque tu sia." Non potevo lasciarlo lì in quelle condizioni e così, ignorando il poliziotto ho iniettato il mio sangue a Flash. Ricordo che non appena il sangue gli è entrato in circolazione Flash ha iniziato a soffrire molto di più, ma sapevo che poi sarebbe stato meglio. Il fatto è che non è stato l'unico a soffrire, il poliziotto è stato di parola, ho sentito un dolore lancinante alla spalla destra e poi anche alla schiena, mi aveva sparato due proiettili che, grazie al mio "dono" e ai suoi tanto amati effetti collaterali, mi hanno fatto soffrire tantissimo. In quelle condizioni riuscire a prendere un po' del sangue di Flash e portarlo alla sede centrale perché lo curassero non è stata affatto una passeggiata. Quando sono arrivata avevo il sangue che mi colava dalle ferite, sentivo bruciare tutta la schiena e la spalla, ma anche Flash non stava bene, ho fatto per lasciarlo e correre via, ma non sono stata abbastanza veloce, assurdo no? Cisco aveva costruito un'altra arma congelante che mi ha ritorto contro, sono stata fermata dalla mia stessa arma, ridicolo no? E come se mi fossi fermata da sola. Ero bloccata e una volta senza vie di fuga, non ho potuto far altro che arrendermi. Ora sono qui, dietro un vetro spesso almeno cinque pollici, a prova di raggi di ghiaccio a scriverti questa lettera, che per altro non so come spedirti, ma forse è meglio così perché almeno non saprai che mi sono cacciata nei guai, non rimarrai delusa da me e non verrai a tirarmi fuori da questo casino. Ora guardo fuori, Joe è ancora là a spiarmi con un occhio da quando sono dietro questo vetro, adesso, nonostante tutto, vorrei solo ringraziarlo per avermi salvato la vita quella notte di sette anni fa.

La tua piccola Lily Mudd-Snart

Lily Mudd-Snart [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora