Il Pomeriggio

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|--Nel testo sono presenti riflessioni del protagonista, distinguibili dal normale testo dalla presenza di un diverso tipo di scrittura e delineati da {}.--|


Ore 13:40 | Casa


Feci ritorno a casa e come sospettavo ad attendermi c'era mia madre che, indaffarata con le faccende domestiche, non mi prestò eccessive attenzioni nonostante quel giorno non fosse come tutti gli altri; avvertì da lei provenire non poca tristezza, un'aura grigia e spenta la circondava, imprigionandola in un oblio di paura e rammarico, come se in lei fosse morto qualcosa; non potevo far altro se non abbracciarla e salutarla dolcemente. Non sapevo cosa stesse accadendo a tutti quel giorno, che fossi io la causa di tutta quella tristezza e paura?.
Tornai nella mia stanza, finalmente riuscivo a vederla alla luce del sole in tutta la sua bellezza, un raggio attraversava i piccoli fori dell'imposta posandosi sulla copertura del divano, miliardi di particelle di polvere si rivelarono alla mia vista in quello squarcio di infinito; a tale vista ebbi una fitta al petto, di nuovo quella sensazione, speravo fosse passata ma così non è stato, questa volta era ancora più forte, provai quindi a farla passare nell'unico modo che conoscevo. Lasciarla uscire. Rilassai i muscoli e rallentai la respirazione, chiusi gli occhi e mi concentrai, al punto da intravedere una fievole luce rossa provenire dalla profonda oscurità in cui ero avvolto.
La luce era sempre più vicina e di un colore via via più acceso, quando d'improvviso un fragore ruppe il silenzio in cui ero sprofondato, riportandomi alla realtà; era il rumore della televisione che, accesa da mia madre in cucina, trasmetteva le ultime notizie riguardanti le tensioni tra le varie nazioni del mondo. Tornai quindi nell'altra stanza. Era ormai ora di pranzo, presi posto e iniziai ad ascoltare le notizie trasmesse al telegiornale, le cose non si stavano mettendo bene per il mondo, la maggior parte delle maggiori potenze mondiali erano sul procinto di dichiararsi guerra a vicenda, mettendo a repentaglio la vita di miliardi di innocenti, costretti a rassegnarsi dinanzi al loro destino, le cui redini erano adesso alla mercé dei poteri forti. Terminai di pranzare, quelle notizie mi avevano reso soltanto più triste e confuso di quanto già non fossi quel giorno, tutte quelle futili motivazioni per le quali annientare uno stato fosse il miglior modo per rendere il mondo un posto migliore mi avevano convinto ancora di più che certe persone non meriterebbero di sfruttare l'aria che respiro.




Ore 15:00 | Balcone


Decisi di uscire un po all'aria aperta, aprii quindi la porta che consentiva l'accesso al balcone e uscii. Mi portai alla ringhiera, dove lasciai riposare le braccia, mentre la dolce e calda luce del sole veniva offuscata da delle nuvole in lontananza, portavano aria di tempesta, riuscivo a scorgere i fulmini e i tuoni serpeggiare in quel mare grigio di nubi e pioggia, da lontano si udivano già i primi assordanti echi, avvicinarsi lentamente ma con un irrefrenabile potenza.
{Qualcosa di veramente terribile stava per accadere alla mia città, in quel momento però, non potevo immaginarlo.} 
La luce del sole sembrava quasi venir assorbita da quel enorme essere oscuro che avanzava senza sosta su di me, pronto, con la sua inumana essenza, a rovinarmi quella giornata che ormai sembrava peggiorare sempre di più. Avvertivo l'energia di quei fulmini, potenti fasci di energia pronti a scagliarsi senza contegno sulla città, non temendo di mietere innocenti vittime, la vita a volte assume un significato a se stante, come se non avesse bisogno di una spiegazione ma soltanto di essere accettata nella sua immensa bellezza e crudeltà. Ero completamente solo in quel momento, nessun fastidio, nessun pensiero, nulla se non il leggero vento che con se portava via ogni mia preoccupazione, dandomi l'illusione che tutto, per la prima volta in quella giornata, stesse effettivamente andando per il verso giusto. Chissà da quanto tempo ero lì fuori ad ammirare le nuvole e le foglie degli alberi trasportati via dal vento, controllai l'orologio, erano ormai le quattro del pomeriggio, ebbene era passata un'ora, trascorsa ad ammirare il nulla ma allo stesso tempo tutto quello che faceva parte della mia vita. Era quindi giunta l'ora di tornare in casa, il temporale avanza senza sosta, pronto ad irrompere in quel giorno che sarebbe per me dovuto essere di gioia e di festa. 
{Non è stato così neanche per un solo istante}



Ore 16:20 | Casa 


Rientrai in casa, c'era un silenzio assordante non vi era nessun rumore in casa, neanche un piccolo e fievole bisbiglio, tutto taceva. Andai in cucina per controllare se mia madre fosse ancora in casa e fu lì, al banco da cucina, che la trovai in procinto di affettare delle verdure per preparare la cena di questa sera; la salutai nuovamente e accesi la televisione, tra i vari canali ritrovai il notiziario che avevo iniziato a seguire qualche ora prima, purtroppo non c'erano buone notizie; i governi di tutto il mondo erano in procinto di dichiararsi guerra a vicenda e lo avrebbero fatto senza esclusione di colpi. Avevano ormai tutti presentate le loro motivazioni, dalle più disparate e senza senso a chi semplicemente partecipava alla guerra per tentare di difendere il proprio paese. Vi furono 2 maggiori schieramenti, con a capo rispettivamente Stati Uniti e Corea del Nord, i primi si facevano chiamare USC (United States Cooperatives), mentre gli altri si unirono sotto il nome di MR (Mass Receptors).

 {Ormai la guerra era inevitabile, dovevamo preoccuparci delle truppe degli MR, dato che il nostro governo si schierò al fianco dell'USC}

{Il conflitto stava quindi per scoppiare, cosa avremmo mai potuto fare dinanzi a questa nuova avversità}

Gli eserciti di ogni paese si stavano movimentando per assaltare i loro contendenti, ci sarebbero stati milioni di morti, basta pensare al possibile utilizzo delle armi di distruzioni di massa come ad esempio missili nucleari a lunga gittata o alle testate ad idrogeno, capaci di polverizzare intere città in pochi secondi; sembrava tutto un incubo e invece era il momento più reale di tutta quella giornata. Spensi la televisione, posai il telecomando sul tavolo e potei fare a meno di soffermarmi per qualche istante ad osservare il volto impaurito di mia madre, l'aura che la circondava stava diventando sempre più scura, avvertivo la sua paura di morire; non avrei mai permesso a nessuno di farle del male, non alle persone a me care.

{Da lì a poche ore sarebbe iniziato tutto, non mi sentivo affatto preparato a quello che stava per avvenire, avevo solo 18 anni, solo contro un intero mondo.}

{La guerra era ormai alle porte, il conflitto era inevitabile, ma cosa avrei mai potuto fare per sopravvivere, vi starete chiedendo; qualcosa che ha dell'incredibile}  


Non poteva finire così




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