|--Nel testo sono presenti riflessioni del protagonista, distinguibili dal normale testo dalla presenza di un diverso tipo di scrittura e delineati da {}.
Schieramenti presenti nel racconto:
USC (United States Cooperatives) - Stati Uniti ;
MR (Mass Receptors) - Corea del Nord --|Ore 22:50 | Verso Octavia
Ancora non potevo credere a quanto era appena accaduto. Non riuscivo a capire come avesse fatto a sparire nel nulla, così, tutto ad un tratto. Non potevo perdere troppo tempo alla ricerca di una spiegazione per quel fenomeno, sapevo cosa avrei dovuto fare, ma non il come. Mi guardai nuovamente intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse essermi d'aiuto ma purtroppo, ero circondato dal nulla. Decisi di rimettermi in viaggio, ma prima di ciò, avrei dovuto utilizzare la bussola, interna al mio cellulare, per orientarmi. Raccolsi quindi il mio zaino, lo aprii e presi il cellulare, per fortuna la batteria era ancora carica; attivai la bussola e la orientai, in modo da capire in quale direzione si trovasse il Nord; ricordai allora le parole di Edwards: "In caso dovessi perderti, utilizza questa bussa. Octavia si trova a Nord-Est da qui, la strada è lunga, spero che questa possa esserti di aiuto". Ripresi allora a dirigermi verso Octavia, grazie all'aiuto della bussola di Edwards, continuando a pensare ad un modo per raggiungerla nel minor tempo possibile. "Forse.. forse potrei usare quell'energia per spostarmi più velocemente..", pensai. Iniziai ad accelerare il passo; percepivo nuovamente una strana sensazione farsi spazio dentro di me, come una fitta al petto. Questa volta sapevo come gestirla, o almeno speravo di saperlo. Rilassai i muscoli,chiusi gli occhi e cercai di liberare la mente, non riuscivo a pensare a nulla che non fosse il raggiungere Octavia. Lentamente un'aura dorata mi avvolse, assorbendomi lentamente in essa; riuscivo nuovamente a percepire il potere scatenato poche ore fa, questa volta però sarei riuscito a controllarlo e a sfruttarlo efficientemente. Aprii gli occhi, finalmente riuscivo a controllare quel potere; mi guardai intorno, ero completamente avvolto da quell'aura. Non c'era tempo da perdere, ero sicuro che utilizzando quel potere sarei riuscito a raggiungere rapidamente la mia destinazione. "Da quanto ricordo, sfruttando questo potere, sono riuscito a muovermi più veloce del solito, proverò ad eseguire un semplice scatto, vediamo cosa succede. " e così feci; mi spostai in avanti, facendo forza sulla sola gamba destra. In pochi secondi percorsi un'enorme distanza, con il minimo sforzo; rimasi incredulo quando, voltandomi, vidi che ero riuscito a compiere uno scatto di circa mezzo chilometri, se non oltre; sfruttare questo potere mi avrebbe permesso di raggiungere rapidamente Octavia, per ripristinare finalmente le comunicazioni. Continuai ad avanzare, correndo senza guardarmi alle spalle, riuscivo a percepire la forza che ho represso fino a quel momento. {Non percepivo la mia elevata velocità, piuttosto sembrava che tutto intorno a me fosse rallentato. Ogni goccia d'acqua mi appariva come tale, singola, ma allo stesso tempo, magnifica}
Ore 23:20 | Octavia
Finalmente mi era possibile distinguere, in lontananza, degli edifici in rovina, probabilmente appartenenti alla città di Octavia. Dai palazzi si innalzavano delle colonne di fumo, cenere e scintille, la città era ormai in rovina. Decine di cadaveri erano sparsi lungo la strada, alcuni di questi rigidamente giacevano ancora nelle auto, magari in vita tentarono, in vano, di fuggire. "In un solo giorno è stato possibile tutto ciò.. mi sembra così surreale.. quanta gente dovrà ancora morire prima che tutto questo possa concludersi?", pensai tra me e me. "Ci sono uomini, la cui forza potrebbe porre fine a questa guerra con un semplice schiocco di dita. Ci sono uomini che scelgono di morire perchè altri possano vivere. Ci sono uomini che vivono sapendo di aver perso tutto, restano quindi soli dinanzi alla vita, pronti ad essere giudicati, pronti a qualsiasi male, consapevoli che nulla potrà essere più di quello che hanno già dovuto patire. La vita non sempre ci sorride..", continuai a pensare. Solo, stanco e confuso, continuai a vagare per quella muta distesa di cemento e sangue, in cerca di un qualche segno di vita; non mi aspettavo nulla di diverso. Le speranze che il centro di trasmissione dati fosse ancora in piedi, iniziarono pian piano a svanire in quel mare di detriti. Continuai a percorrere la strada principale, osservando quel che restava dei palazzi, finchè, uno strano ronzio catturò la mia attenzione; seppure in lontananza, quel rumore era molto simile a quello generato dai tralicci della corrente, quindi dal rilascio di forti correnti, c'era una possibilità che la stazione di trasmissione dati fosse la fonte di tale ronzio e per me era abbastanza. Seguii quel disturbo, tra macerie e piccoli focolari, sparsi per le strade e nei palazzi. Avvertii di nuovo una forte pressione, non forte quanto le altre volte, ma comunque mi costrinse a fermarmi un momento per riposare; probabilmente mi stavo spingendo troppo verso il mio limite. Un edificio in lontananza attirò la mia attenzione, sembrava essere in buone condizioni, a differenza di tutti gli altri edifici della città. Mi diressi allora verso di esso e quel fastidioso ronzio si fece sempre più forte, quell'edificio doveva esserne la fonte. Riuscivo ad avvertire una certa "elettricità" nell'aria, possibile che in quella struttura fosse installato un qualche congegno che sfrutti grandi quantità di corrente per funzionare "Proprio come un impianto di trasmissione dati", pensai. Raggiunsi rapidamente l'entrata principale della struttura, cercando subito di capire se tale accesso fosse bloccato dall'interno o ostruito in qualche modo; proprio come temevo, la porta era bloccata dall'interno e invece di forzare l'entrata con la forza decisi di trovare un secondo accesso per evitare di allertare eventuale personale all'interno della struttura stessa. Notai a circa 3 metri di altezza, sulla parete dell'edificio, una finestra, priva di rinforzi di qualunque tipo, dunque l'ideale come "entrata secondaria". Saltai dunque per raggiungere la finestra e mi fermai sul bordo della stessa, da quel punto riuscivo chiaramente ad osservare l'interno della struttura e sembrava come se il tempo, lì, avesse cessato di esistere; tutto era immobile, freddo, dimenticato.
Ore 23:35 | DTC (Data Transmission Center)
"E ora facciamo quello per cui abbiamo saltato come delle cavallette, nel nulla, al buio, tra un'allucinazione di nostro padre e la scoperta di una nuova abilità, cosa vuoi che sia?", pensai scioccamente tra me e me. Scesi dalla finestra e cercai il pannello di controllo che mi avrebbe permesso di ripristinare i ponti radio tra Athene e il resto delle stazioni. Per la struttura erano sparse molte sedie, evidentemente spostate dal personale lì presente per tentare di fuggire, le truppe del MR devono essere però arrivati prima che loro potessero evacuare completamente la struttura, vista la quantità di cadaveri presenti in giro. Mi avvicinai ad una scrivania per cercare delle informazioni utili a trovare il pannello di controllo della struttura, poggiai quindi una mano sulla superficie superiore della stessa, cercando di rimuovere lo spesso strato di polveri che la ricoprivano; una volta che il piano superiore fu libero dalla maggior parte delle polveri presenti, potei notare che lo stesso celava un vano nascosto, il quale poteva essere aperto tramite la pressione della sua superficie superiore. Esercitai quindi una leggere pressione sul piano del vano e questo con un soppresso "click" si aprì, rivelando al suo interno un insieme di documenti, contenenti nomi, gradi e alcuni strani simboli, che non sembravano avere un apparente senso. Presi tutto e lo riposi nel mio zaino, sicuro che sarebbe potuto tornare utile una volta fatto ritorno ad Athene. Mi allontanai quindi da quella scrivania e decisi di tornare a seguire quello strano ronzio che mi aveva condotto fin lì, il quale sembrava provenire da una parete che non sembrava potesse essere attraversata. Non avevo tempo per cercare un modo per oltrepassare la stessa senza produrre rumore, ma ora che sembrava che la struttura fosse abbandonata non dovevo temere di attirare attenzioni indesiderate. Posai quindi il mio zaino sul pavimento e mi preparai per demolire la parete utilizzando una parte del potere che mi aveva permesso di sopravvivere fino a quel momento, sebbene ancora non ne comprendessi la natura; distesi la gamba destra e lascia che quello strano calore la avvolgesse, quasi non riuscivo a sentirla; contrassi quindi la gamba verso di me per poi distenderla contro la parete, sprigionando tutto il calore che si era accumulato fino a quel momento. Nella parete si creò un grande foro che mi permise finalmente di raggiungere l'altra parte delle stessa; raccolsi quindi il mio zaino e mi recai dall'altra parte. Lo avevo trovato finalmente, la fonte di quel fastidioso ronzio, una enorme sfera di ferro posta al centro della stanza, alla quale erano collegati decine di cavi, nei quali scorreva una forte corrente elettrica. Non ero in grado di comprendere a cosa potesse servire questo strano macchinario nè perchè richiedesse un così elevato apporto di energia, ma non ero lì per indagare su questo, bensì per riattivare le comunicazioni tra le varie strutture. Posto vicino a quel sospetto macchinario, vi era una scrivania ricoperta di pulsanti, alcuni retroilluminati da fioche luci altri invece completamenti scuri; su ogni pulsante vi erano raffigurati degli strani simboli i quali, senza conoscerne la provenienza, non sembravano avere un apparento significato. Avevo finalmente trovato il pannello di controllo per cui mi ero recato ad Octavia, ma ora avrei dovuto trovare un modo per decifrare quei simboli e sbloccare la trasmissione dati. Un tasto di color rosso accesso catturò subito la mia attenzione, su quest'ultimo vi era raffigurato un simbolo circolare, al cui interno vi era inciso un drago; proprio come sulla sfera che avevo trovato in camera mia e che ancora non comprendevo a cosa potesse servirmi in quel viaggio. Premetti quel tasto, dal momento che era l'unico che raffigurasse un qualcosa a me vagamente noto; subito questi divenne di colore verde e così si attivarono una serie di luci presenti nella struttura; d'un tratto, poi, quell'assordante ronzio divenne muto. Ai lati della stanza si attivarono dei grandi generatori di corrente, dai quali uscivano i lunghi cavi collegati direttamente alla sfera posta al centro della struttura; nessun rumore fu prodotto da questi, nè dai generatori, la corrente scorreva con assoluta discrezione e silenzio; che strano posto. D'un tratto, la sfera posta al centro della stanza iniziò lentamente a sollevarsi, probabile che l'elevata corrente alla quale fu sottoposta, le avesse permesso di attivarsi. Tale sfera iniziò lentamente ad aprirsi al centro, rivelando al suo interno un vano, di forma circolare, nel quale sembrava dovesse essere inserito qualcosa. Senza pensarci due volte, presi quella piccola sfera che avevo riposto nello zaino e la adagia in quella cavità {Come fu possibile che fossi in possesso di tale manufatto, sin dall'inizio della mia avventura? Quel posto continuava a creare misteri nella mia mente}. Subito la sfera si chiuse e prese subito a roteare su se stessa; sembrava come se la pressione nella stanza fosse aumentata, di nuovo avvertivo quella straziante sensazione dentro di me, stavolta sembrava gravare su di me ancora di più, ancora più forte era il calore che avvolgeva il mio corpo. Il macchinario continuava incessantemente a volteggiare su se stesso, sempre più veloce, sempre più forte si faceva quella strana pressione. Improvvisamente il suo moto si arrestò e fece come per esplodere, rilasciando un forte impulso elettrico che attraversò tutta la struttura, ad altissima velocità, per espandersi poi, probabilmente, anche all'esterno.
Ora tutta la struttura risultava illuminata e la via d'accesso a quella stanza mi risultava ora visibile {Già, forse non avrei dovuto demolire quella parete, mi sarebbe soltanto bastato cerca un po meglio in giro.. ma hey, non potevo di certo perdere tempo in una situazione tale.. no?}.
Mi diressi quindi verso l'unica porta presente nella stanza, quando dalle mie spalle udii delle voci, più uomini che dialogavano tra loro: "Qui Athene, sono il Capitano Edwards, riuscite a ricevermi?! C'è qualcuno in ascolto? Sembra che i ponti radio siano stati ripristinati. Se qualcuno è in ascolto, armatevi e dirigetevi verso il centro abitato più vicino, abbiamo bisogno di tutti gli uomini disponibili per fermare l'avanzata dell'MR. Qui è il Capitano Edwards, delle forze USC, la guerra è solo all'inizio". Finalmente sapevo di essere riuscito nella mia missione, ero riuscito a portare a termine il mio compito e la mia promessa al Capitano Edwards, ma la guerra.. bhe, la guerra era appena iniziata.
Ore 00:00 | Esterno del DTC
Uscii dall'edificio e mi diressi verso la strada sulla quale questi affacciava; adagiai lo zaino al suolo per poi sedermi su uno dei tanti scalini della struttura. Sospirai, colmo di sollievo e rivolsi il mio sguardo al cielo, nonostante il buio della notte, risultavano evidenti delle accese luci, le quali perforavano con violenza le nuvole, sfrecciando ad elevata velocità, dirigendosi verso Ovest, la direzione dalla quale ero arrivato ad Octavia. Il messaggio di Edwards aveva riscosso non pochi effetti, a gran numero le forze alleate avevano ripreso a mobilitarsi, quel nero cielo, tagliato da righe di fumo e forti luci, ne era la prova. Quella vista, seppur triste per il contesto nel quale la stavo osservando, riempii i miei occhi di meraviglia e speranza.
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L'ultimo giorno
Fiksi IlmiahKyle era un adolescente come tanti, conduceva una vita semplice. Nei suoi primi anni, aveva perso il padre, lasciando sua madre a crescerlo da sola. Nonostante la mancanza di una figura paterna, Kyle non sembrava risentirne, almeno non lo dimostrava...