|--Nel testo sono presenti riflessioni del protagonista, distinguibili dal normale testo dalla presenza di un diverso tipo di scrittura e delineati da {}.
Schieramenti presenti nel racconto:
USC (United States Cooperatives) - Stati Uniti ;
MR (Mass Receptors) - Corea del Nord --|Ore 19:30 | Elicottero
L'assordante rumore delle pale dell'elicottero continuava a ronzarmi nelle orecchie, fu proprio questo a farmi riprendere conoscenza. Aprì gli occhi; mi trovavo ancora in volo, sdraiato, al mio fianco c'era mia madre, seduta su uno dei tanti posti da passeggero, non fui sorpreso di notare che la maggior parte dei posti fossero vuoti, probabilmente non tutti avevano avuto la nostra fortuna. Mi sporsi da un vetro e vidi che ci stavamo avvicinando ad una città, questa era circondata da un'alta muraglia con sopra piazzati numerosi posti di guardia, era una vera e propria roccaforte. I pochi passeggeri presenti mi osservavano come se per loro altro non fossi che un mostro, una creatura sconosciuta, potevo sentire la loro paura crescere, secondo dopo secondo, ma al contempo riuscì a percepire la loro gratitudine. Il pilota, nel mentre, iniziò lentamente l'atterraggio. {Ancora non riuscivo a credere di avercela fatta.. Non pensavo di essere in grado di fare ciò.} Dopo pochi minuti finalmente atterrammo. Ero ancora lì, sdraiato, a rendermi conto che ormai il vecchio me era scomparso, la mia famiglia, i miei amici, la mia vita, nulla di tutto questo sarebbe più stato lo stesso, mi rimaneva soltanto mia madre. {La guerra.. la guerra non cambia mai.} Scrutai nelle tasche del mio zaino, alla ricerca di quella sfera che raccolsi ore prima nella mia ormai vecchia camera da letto, in quel momento sentì delle voci provenire dall'esterno, poi delle urla : "Quanti sono?", urlò un uomo, : "Sono dieci Capitano", rispose un altra voce, : "Diamine Edwards, solo dieci sopravvissuti in tutta la città?", continuò la prima voce, : "Bhe Capitano, gli altri elicotteri di salvataggio sono stati intercettati e abbattuti dalle forze MR..", rispose Edwards, : "Non importa Edwards, è già molto essere riusciti a salvare loro. Piuttosto, come sono sfuggiti all'assalto delle forze MR? Le nostre truppe sono state spazzate via.. cavolo, i nostri uomini..", continuò il Capitano, : "Non saprei come spiegarvelo Capitano, forse è meglio che lo vediate con i vostri occhi", concluse Edwards. Appena terminarono di parlare, un uomo spalancò il portellone dell'elicottero, per un secondo fui abbagliato dalla forte luce del sole che illuminò l'interno dell'elicottero. Quegli uomini rimasero lì a fissarmi per qualche minuto, increduli, che anche loro sapessero di quanto da me fatto in città?. D'improvviso uno dei due ruppe il silenzio : "Lui è Kyle, Capitano, è riuscito a fronteggiare e ad uccidere uno dei capitani delle forze MR, è grazie a lui se adesso sono qui", tornarono a fissarmi entrambi, un'aura verde li circondava, un'aura di speranza, vedevano qualcosa in me che evidentemente ignoravo. Il Capitano si rivolse ad Edwards e disse : "Stanno parlando di lui in tutti i canali radio, USC e non, sono tutti sbalorditi e spaventati da quello che ha fatto.", in quel momento pensai :"Le mie azioni hanno fatto il giro del mondo in così poco tempo.. stupendo.. ormai tutti sanno che razza di mostro sono". Edwards si avvicinò, mi aiutò a rialzarmi e mi chiese di seguirlo; non sapevo cosa fare e decisi quindi di dargli ascolto, mi rassicurò poi dicendo che il Capitano avrebbe condotto mia madre in ospedale, per poterle fornire le dovute cure mediche. Salutai mia madre e le dissi che la avrei raggiunta in ospedale non appena avessi potuto. Dissi, allora, ad Edwards che ero pronto a seguirlo e uscimmo dall'elicottero.
Ore 20:10 | AtheneFinalmente ero fuori. Le mie gambe erano ancora intorpidite per essere stato sdraiato per oltre un'ora in quell'elicottero."Benvenuto ad Athene, uno dei pochi avamposti USC rimasti in questa regione. Abbiamo combattuto fino all'ultimo uomo per poter tenere lontane le truppe MR.", disse Edwards, indicando le mura dalle quali hanno combattuto per difendere la città. Troppe vite recise per il volere di pochi e l'ignoranza di molti. "Bhe, ma ora ci sei tu qui, le cose miglioreranno.. o almeno spero", continuò, allora risposi : "Non so cosa voi tutti vi aspettate che io faccia, questa mattina ero un ragazzo come tutti gli altri, non sono un eroe, non lo sono mai stato, oggi sono diventato un mostro", era vero, non avevo deciso io di diventare ciò ma le cose stavano così. "Ragazzo, ascolta, io non conosco molto di te, prima di un paio di ore fa nemmeno sapevo della tua esistenza ok? Ma tu hai qualcosa di speciale, ci hai dato una speranza, qualcosa in cui credere. Noi crediamo che tu possa aiutarci a vincere questa guerra, lo farai?", disse Edwards; non sapevo cosa dire, mi aveva spiazzato, ai miei occhi ero un mostro ma lì fuori c'era qualcuno che credeva in me e confidava nel mio aiuto. "Vi aiuterò, gli MR non riusciranno a schiacciarci.", così risposi alla sua domanda; non mi era chiaro quello che dovessi fare, nè il modo in cui avrei potuto aiutarli. {Non avevo ancora la completa padronanza dei miei poteri e la mia visione di avere un futuro, per quanto adesso potessi sperare di averne uno, mi sembrava ancora molto offuscata.} Arrivammo in quello che a primo impatto mi parve come un centro di comando, pieno zeppo di schermi che monitoravano ogni sorta di attività, dall'intercettazione delle trasmissioni nemiche, alla visione, in tempo reale, dello spostamento delle truppe USC.
Edwards mi spiegò che in poche ore il mondo era passato da uno stato di pace, sebbene parziale, al caos, ogni nazione era entrata in guerra, tutti avevano le loro motivazione, chi in cerca di cambiamento, chi per dimostrare il suo potere sugli altri. "In giro per la nazione ci sono altre città come Athene, ma non abbiamo loro notizie da un'ora circa, da quando tu.. bhe, hai liberato tutta quell'energia. Sospettiamo che tu possa aver causato, anche se involontariamente, un impulso EMP.", disse Edwards e quindi replicai : "Capisco, mi dispiace di avervi causato dei problemi, posso aiutarvi in qualche modo?", ed egli rispose : "A meno che tu non riesca ad andare a controllare di persona se quelle città sono ancora in piedi, non credo tu possa fare molto, purtroppo" e poi rise sarcasticamente, ammetto che il suo umorismo mi contagiò e alleggerì un po la tensione che gravava sulle mie spalle.
Ore 21:00 | Centro"Quindi, ora che sono qui, come posso aiutare?", ero impaziente di sapere come avrei potuto aiutarli nel loro lavoro; chi non lo sarebbe stato al mio posto, riponevano troppe speranze in me e c'era troppo in ballo. Non potevo rischiare di deluderli. "A meno che tu non sappia riparare quei macchinari", Edwards indicò delle console spente e continuò : "credo tu non possa fare molto, per il momento", e allora risposi : "Hai detto che avete perso il collegamento con le altre città in giro per la nazione, qual'è la più vicina? Magari posso raggiungerla e ripristinare le comunicazioni", Edwards si voltò , evidentemente aveva colto il mio desiderio di collaborazione, rispose : "E va bene Kyle, la città più vicina è Octavia, dista da qui venti chilometri, come credi di raggiungerla? I nostri piloti non sono autorizzati a decollare dopo che.. bhe, dopo ciò che è successo a Mestia." diede poi un pugno al muro. Qualcosa di orrendo doveva essere accaduto lì. "Cos'è Mestia? E cosa è successo?", chiesi, Edwards si girò nuovamente a guardarmi e disse : "Non te lo hanno raccontato eh? Mestia è una città, si trova fortunatamente a più di cinquecento chilometri da qui.", poi esitò un momento, come se non fosse pronto a rispondermi, o come se io non fossi pronto a saperlo. "Fortunatamente? Cosa è successo di tanto brutto, Edwards?", volevo sapere, perchè tutta questa esitazione, dovevo sapere. "Vedi Kyle, non sei il solo a saper fare quelle "cose", non sei stato il primo a rivelarsi al mondo, noi siamo fortunati ad averti, è vero, ma devi sapere che anche gli MR dispongono di truppe in grado ciò che tu riesci a fare, se non di più. Questo pomeriggio, a Mestia sono arrivate due squadre degli MR a conquistare la città.. due dannate squadre hanno incenerito in pochi minuti mezza città, non avevano mezzi di terra, nè mezzi aerei, non ci sono stati bombardamenti, colpi di arma da fuoco, no, nulla del genere. Quegli "esseri" era in grado di generare onde di energia dal palmo delle loro mani, riuscivano a librarsi in aria, hanno abbattuto le nostre squadre che, invano, hanno cercato di difendere la città.. è successo tutto così in fretta.", poi tornò a fissare il muro, era evidente che ricordare gli arrecava dolore. Mi voltai e iniziai ad incamminarmi verso l'uscita del centro operativo, rispettavo il suo dolore e il suo silenzio. "Andrò ad Octavia e ripristinerò le comunicazioni, o almeno ci proverò", rivolsi queste parole ad Edwards, nella speranza di tirargli un po su il morale, quando, improvvisamente però, egli, ruppe il silenzio : "Avevo un fratello a Mestia, il suo nome era Carl.", ora tutto mi appariva più chiaro, quel dolore aveva un solido fondamento, ora potevo comprendere il perchè di tanta esitazione e quasi paura di raccontarmi di quanto accaduto a "Mestia", poi continuò : "Faceva parte di una delle squadre sul posto, avevano il compito di proteggere la città da eventuali attacchi delle forze MR, ma non erano preparati a fronteggiare un nemico di questo tipo. Mio fratello fu uno degli ultimi a cadere, di lui non è rimasto nulla, se non questo", mi mostrò un ciondolo piatto, di bronzo, a forma di "mezzo planisfero", poi continuò : "Gli fu regalato da nostro padre, prima di arruolarci, ci ha sempre tenuto molta cura. Ora non mi resta che questo per ricordarlo.". Non sapevo cosa dire, ero consapevole che nessuna mia parola avrebbe alleviato il suo dolore, come potevo in fin dei conti. Continuai in direzione della porta, la aprì e poco prima di chiuderla, mi rivolsi ad Edwards e gli dissi "Vendicherò tuo fratello, Edwards, non sarà morto invano, nessuno sarà dimenticato.", chiusì quindi la porta. Sentì di nuovo una forte pressione gravare sulle mie spalle, lì contavano tutti su di me. {Quale folle affiderebbe mai la propria vita nelle mani di un mostro? Probabilmente qualcuno a cui ormai non resta più nulla in cui credere} Tutti noi abbiamo perso qualcosa oggi, Edwards ha perso un fratello, io ho perso la mia normale vita, il mondo ha perso la sua umanità. La guerra, la guerra non cambia mai.
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L'ultimo giorno
Science FictionKyle era un adolescente come tanti, conduceva una vita semplice. Nei suoi primi anni, aveva perso il padre, lasciando sua madre a crescerlo da sola. Nonostante la mancanza di una figura paterna, Kyle non sembrava risentirne, almeno non lo dimostrava...