|--Nel testo sono presenti riflessioni del protagonista, distinguibili dal normale testo dalla presenza di un diverso tipo di scrittura e delineati da {}.
Schieramenti presenti nel racconto:
USC (United States Cooperatives) - Stati Uniti;
MR (Mass Receptors) - Corea del Nord --|Ore 17:00 | Casa
Tutto taceva, la televisione ,ormai silenziosa, faceva da cornice a quel momento che sembrò durare un'eternità, come se tutto dinanzi a quella disarmante notizia si fosse spento, ogni cosa sembrava essersi fermata, neanche il vento osava spezzare quell'istante; persino il Signore rimase in silenzio, incredulo, dinanzi a tanta cattiveria. Mi avvicinai a mia madre per rivolgerle delle parole di conforto ma purtroppo non ne avevo, non sapevo come renderla meno triste, come farle pensare ad altro ma d'altronde, chi avrebbe potuto farlo in tale situazione. Fu invece lei, che con un'assoluta fermezza e calma, mi raccomandò di non smettere di confidare in Dio, mi disse che non avrebbe mai permesso che qualcuno facesse del male a degli innocenti, che non ci avrebbe mai abbandonato; non c'è stato un momento nella mia vita in cui mi fossi sentito più abbandonato. Dinanzi quelle parole rimasi impietrito, sembrava aver bisogno del mio conforto e invece fu lei, con la sua devozione, a farmi capire che nonostante ogni avversità bisogna sempre trovare qualcosa in cui credere, qualcosa che possa portarti a combattere, a dare il meglio di te stesso; per me quel qualcosa era la voglia di vivere e proteggere il prossimo, avrei combattuto fino all'ultimo respiro per ciò in cui credo. Non c'era tempo da perdere, la televisione aveva ormai trasmesso le direttive per il piano di evacuazione cittadino, dovevamo raggiungere la piazza, lì ad attenderci ci sarebbero stati dei membri delle USC pronti a scortarci in delle zone sicure. Mi recai nella mia stanza, con lo scopo di osservare per l'ultima volta il posto in cui ero cresciuto; mi tornarono alla mente tutti i momenti, felici e non, trascorsi lì; una lacrima mi scese lungo il viso, al cui interno vi erano racchiusi anni di sacrifici, delusioni e compromessi, tutto spazzato via dai potenti, padroni ormai del destino di molti, ma non degni di deciderne le sorti. Raccolsi in fretta lo zaino, vi inserii all'interno tutto ciò che mi sarebbe potuto tornare utile, acqua, cibo, una torcia, il mio cellulare e dei vecchi strumenti di mio padre; tutto sarebbe potuto tornarmi in un possibile conflitto e in un mondo ormai fatto solo di ombre e sofferenza.
Mentre raccoglievo tutto il necessario notai, con la coda del occhio, una sfera di vetro, decorata con un incisione a forma di drago, delicatamente posata sul mio letto, come se qualcuno la avesse lasciata lì per farmela trovare; la riposi nello zaino, diedi un ultimo e nostalgico sguardo a quella stanza che mi aveva visto crescere e lentamente maturare, purtroppo non sarebbe stato un arrivederci, come ogni giorno, ma un addio. Raggiunsi la porta, l'aria era ferma, nulla riusciva ad infrangere il silenzio, rafforzato dalla paura della morte, nulla osava scalfirlo, tutto il mondo era lì ad osservare, tutti si rifugiarono nelle loro ombre, illudendosi di sopravvivere alla crudeltà umana.Ore 17:20 | Strada
Chiusi la porta, presi la mano di mia madre, e corremmo giù per le scale, con la fretta di recarci il più presto possibile in piazza, per scappare via dall'inferno che stava per arrivare. Raggiunsi quindi l'androne del palazzo in pochi minuti, era pieno di persone, devote tutte ormai ad un assoluto silenzio, tutte erano circondate da un'aura scura e buia, la paura della morte li stava consumando lentamente, non c'era nulla da fare per loro, se non osservare la loro dedizione verso il patto stretto. Attraversammo quel debole muro di persone e uscimmo finalmente in strada. Il paesaggio era deserto, non vi era anima viva in zona, che fossero tutti in piazza?
Iniziammo a correre per raggiungere il punto di raccolta il più velocemente possibile; controllai l'orologio, erano ormai le 17:30, l'elicottero sarebbe decollato da lì a breve, con o senza di noi. Sulle nostre teste, tra le nuvole, vedemmo passare dei velivoli volare ad alta velocità, infrangendo le nuvole, creando una cavità circolare a forma di imbuto, era semplicemente fantastico, fu uno degli spettacoli più sbalorditivi che avessi avuto modo di ammirare quel giorno, nonostante non sapessi a quale delle due fazioni appartenesse, non potevo far altro che restare meravigliato dinanzi tutto ciò, in quel momento la paura aveva lasciato spazio alla meraviglia e allo stupore, la rabbia si trasformò in voglia di combattere, non potevo restare lì fermo e lasciare che ogni cosa mi oltrepassasse come se nulla fosse; in quel momento io ero una nuvola e il mondo era quel velivolo. Non avrei permesso più a nessuno di dominare la mia vita.
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L'ultimo giorno
Science FictionKyle era un adolescente come tanti, conduceva una vita semplice. Nei suoi primi anni, aveva perso il padre, lasciando sua madre a crescerlo da sola. Nonostante la mancanza di una figura paterna, Kyle non sembrava risentirne, almeno non lo dimostrava...