Capitolo 4 -Deal-

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-Maledizione, sono di nuovo in ritardo.-
Parcheggiai nello spiazzo del locale, che dato l'orario era praticamente deserto, e mi fiondai all'ingresso. Il portone era aperto, anche se il cartello su di esso avvisava che il locale fosse chiuso. Tom doveva già essere arrivato...
-Non sono in ritardo, ho solo trovato traffico.- Misi davanti a me il sacchetto del cibo d'asporto, usandolo come scudo, ma non ottenni alcuna risposta.
Tutte le luci erano spente, compresa quella dell'ufficio di Tom.
-Non preoccuparti. Non c'è.- Draco, spuntò davanti a me come un fantasma, agitando poco entusiasta la mano, mentre usciva dallo spogliatoio con aria frustrata.
Indossava dei pantaloncini da basket e una canotta bianca, tanto sudata da risultare quasi invisibile, lasciando scoperti gli addominali scolpiti.
Rimasi a fissarlo, incredulo.
-Vuoi che ti faccia un autografo?- Alzò il sopracciglio, afferrando una bottiglietta d'acqua dal frigorifero, per poi bere. Io deglutii a vuoto.
-Non c'è bisogno di parlarmi in questo modo, sai?-
-Non credo ci sia bisogno di essere cortese con qualcuno che non vuole avere a che fare con me.- La frase suonava così carica di disprezzo e tristezza..
-Lo dici come se la cosa ti dispiacesse...- Dissi in italiano. Lui non capì, ma fece finta di nulla.
-Io credo, invece, che parlare in modo cortese ad un tuo superiore, in ambito lavorativo, sia più che giusto.- Appoggiai la mia busta su un tavolo, sedendomi e tirando fuori una sigaretta. Draco si rabbuiò. Sapeva che avevo ragione.
-Mi dispiace.-
Ero io a dovermi sentire dispiaciuto. La mia schiettezza probabilmente lo aveva ferito.
Ma se solo avesse saputo che la mia distanza era dettata solo dall'interesse malsano che provavo per lui...
-Lascia perdere. Dimmi, piuttosto, cosa ci fai qui?- Accesi la sigaretta.
-Tom mi ha chiesto di provare delle coreografie per le prossime serate.-
Questo spiegava il sudore.
-Perché non hai chiamato una delle ragazze a darti una mano? Pensi davvero di farcela da solo?-
Draco parve rabbuiarsi nuovamente. Posò la bottiglietta d'acqua a terra, e si sedette a gambe incrociate sul palco.
-Sei sempre così reticente nei confronti delle altre persone, o è solo con me che ce l'hai?.- Era chiaro che il suo fosse solo un pensiero sfuggitogli dalle labbra, perché il suo sguardo si fece pieno di rammarico non appena le parole riempirono lo spazio tra di noi. -Mi dispiace.- Disse per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
-Smettila di scusarti.- Il fumo che usciva dalla sigaretta offuscava la mia vista, rendendo Draco meno concreto, come se fosse solo il frutto della mia vivace immaginazione. -Non ce l'ho con te.-
-Allora cosa ti ha fatto capire che non ero la persona giusta da frequentare?- Si accorse presto del doppio senso delle sue parole, perché arrossì di colpo. -Non intendevo frequentarmi in quel senso -cominciò a torcersi le mani- cioè io non sono... tu sei...-
Scoppiai a ridere.
-Ascolta. Forse ho sbagliato ad esprimermi l'ultima volta, quindi cercherò di essere più chiaro: quello che intendevo, è che non sono il tipo di persona che ama allacciare rapporti sul posto di lavoro.- Poteva essere una prospettiva migliore da mostrare...
-Stai dicendo che non possiamo essere amici fuori di qui?-
-Qualcosa del genere...- Sospirai, buttando fuori le ultime boccate di fumo che avevo preso, prima di spegnere la sigaretta nel posacenere. Draco parve riflettere.
-Credo sia sensato.- Mormorò alla fine. -Sono felice che tu non ce l'abbia con me.- Lo disse, ma il suo viso trasmetteva tutto tranne che la felicità che diceva di provare. Sembrava corrucciato, affannato da un pensiero che gli attanagliava la mente, aggrottandogli la fronte in modo tenero e allo stesso tempo struggente.

-Vado a sistemare delle carte.- Gli lanciai il sacchetto dell'asporto. -Prenditi una pausa.-
Decisi di non guardarlo oltre. Semplicemente lo superai, andando a passo svelto in ufficio. Sentire la fragranza del suo profumo, mista al sudore, era già stato troppo per me.
Quel ragazzino riusciva a far scattare sensazioni in me che non avevo mai sperimentato. Era frustrante... quasi deleterio.
Chiusi la porta dietro di me e mi avviai verso la scrivania coperta di faldoni. Era Tom che di solito si occupata di tutte quelle scartoffie, ma non mi dispiaceva affatto farlo al posto suo. Avevo imparato molto lavorando con lui, e gliene sarei stato eternamente grato. Maggiori erano le incombenze che mi venivano affidate, maggiore era l'esperienza che accumulavo.
Presi il primo dei tanti fogli e gli diedi un'occhiata: era il bilancio delle spese. Di tre mesi prima. Sospirai. Metterli in ordine sarebbe stato un supplizio.
Presi, quindi, il cellulare e aprii Spotify, selezionando la prima playlist utile.
Ci vollero otto canzoni prima che riuscissi a finire il primo plico di fogli.
-Hai davvero una pessima cera.- Draco si affacciò dalla porta, rimanendo dietro di essa, quasi avesse paura di entrare.
-Deve essere colpa di questo mal di testa.- Mi abbandonai sulla sedia, strofinandomi gli occhi. Avevo dimenticato di mettere le lenti a contatto, e a causa della fretta con la quale ero uscito di casa, avevo dimenticato anche gli occhiali, così adesso la testa mi faceva così male da darmi le vertigini. Draco accennò un passo in avanti, poi si fermò, fissandomi. Mi stava chiedendo con gli occhi se fosse il caso di avvicinarsi di più. Io abbassai i miei.
-Sicuro di non avere la febbre?- Non mi ero nemmeno accorto che mi avesse raggiunto, ma l'attimo dopo la sua mano era sulla mia fronte, per capire se fosse calda o meno. Rabbrividii, e lui con me.
-Scotti, Harry.- Il mio nome tra le sue labbra era così erotico...
Smettila Draco. E' un ragazzino.
-Sto bene.- Mi allontanai dal suo tocco, brusco.
-Sì, probabilmente è così.- Di nuovo quel suo sorriso triste.
Maledizione.
-Davvero, credo che il mal di testa sia dovuto alla vista. Ho dimenticato gli occhiali. E qui dentro fa così caldo... non c'è da meravigliarsi che la mia fronte non sia così fresca...- Ridacchiai, per stemperare l'imbarazzo che avevo creato io stesso. Avevo bisogno di darmi una calmata. Draco non c'entrava affatto con il turbinio di emozioni e pensieri che mi affollavano la testa. Non era colpa sua se mi sentivo così turbato nello stagli accanto.
-Non preoccuparti.- Questa volta fui io a sorridere, sperando di risultare convincente.
Il biondo parve confuso dal mio cambio repentino di umore. Balbettò una mezza frase, poi se ne uscì con un: "dovrei tornare di là, se ti serve qualcosa chiamami."
Avrei voluto rispondere, ma lui era già fuori dalla porta.
Sospirai di nuovo. Sembrava non facessi altro da quando lo avevo conosciuto.
Ero come nel bel mezzo di un grattacapo infinito. Ci pensavo e ripensavo. Ripensavo ai suoi occhi grigi, al suo fisico slanciato, a quel sorriso malinconico...
Sbattei un pugno sul tavolo, facendo cadere un paio di fogli, che non esitai a raccogliere.
Proprio in quel momento, mentre mi abbassavo verso terra, mi resi conto della presenza di una soffusa e dolce musica, provenire dalla sala principale. Fino a quel momento non mi ero accorto che ci fosse, o forse ero stato troppo concentrato sul mio lavoro...
Buttai i fogli sulla scrivania e uscii dalla stanza. Tutto risplendeva, completamente pulito e profumato. La luce dei riflettori sul soffitto si rifletteva sulla superficie lucida e nera del pavimento lavato, i tavoli erano perfettamente in ordine e al centro di ognuno erano posti del piccoli vasetti quadrati contenenti delle piante grasse, con accanto dei posacenere aventi lo stesso stile.
-A quanto pare si è dato da fare...- Sussurrai ammirato, cercando la sua figura con lo sguardo.
Lo vidi subito, era sul palco, mentre ballava ad occhi chiusi, facendosi trasportare dalla musica diffusa dalle casse in tutto l'ambiente. Approfittai della situazione e con passo felpato mi avvicinai ai tavoli più vicini alla struttura e mi sedetti sul primo divanetto che trovai a portata di mano.
Draco stava facendo una specie di onda con le braccia per poi prendere lo slancio e fare una capriola all'indietro senza alcuno sforzo, dopo una sequenza di passi che ero sicuro avesse inventato di sana pianta.
Cominciò una serie di rotazioni circolari con il corpo mantenendosi prima con la mano destra, poi passando alla sinistra e poi con la testa.
Era un ragazzo di strada, si vedeva.
Quelli che stava eseguendo non erano di certo passi che insegnavano nelle scuole di danza. Quelli erano passi che solo la strada ti poteva insegnare, ed io lo sapevo benissimo.
Draco fece ancora qualche passo prima che la musica terminasse e ne iniziasse un'altra, molto più calma rispetto a quella su cui aveva appena ballato.
Ancora con gli occhi chiusi, prese un grosso respiro e si abbassò fino a toccare le punte delle scarpe con le dita, in una specie di stretching improvvisato.
Mi alzai dalla mia seduta e cominciai ad applaudire con un sorrisino sghembo.
Draco scattò in allerta, spaventato a morte,
ed io non potei fare a meno di ridere della sua espressione spaesata.
-Quindi fai break dance?-
Draco si grattò la nuca in imbarazzo.
Il sudore gli scendeva dalla fronte.
I suoi capelli chiari non sembravano voler prendere una piega precisa, così se ne stavano lì, sparati in tutte le direzioni senza una precisa logica. Il respiro affannato... -Ti facevo un tipo da tutù.- Lo presi in giro.
Lui, ancora in assoluto silenzio si diresse verso l'angolo del palco, là dove aveva lasciato una piccola bottiglia d'acqua, dalla quale bevve con avidità fino a quasi finirla in pochi sorsi.
-Ci sono cose da migliorare. Essere un bravo ballerino non ti fa diventare in automatico un bravo spogliarellista. Ti muovi bene, ma questo non basta. Devi avere la capacità di lasciare le persone con il fiato sospeso, di farle innamorare, di farle... eccitare.- Calcai sull'ultima parola con malizia, la reazione fu istantanea.
-C-cosa?-
Draco cominciò a tossire ed io in risposta soffocai la risata spontanea che minacciava di lasciare le mie labbra.
-Calmati ragazzino. Non ho detto nulla di così scandaloso.- Mi avvicinai a lui, dandogli qualche pacca sulla schiena in attesa che si riprendesse. -Se hai davvero intenzione di lavorare in questo posto ti dovrai abituare a cose ben peggiori.- La mia vicinanza dovette scatenare l'effetto opposto, dato che la tosse del ragazzo non sembrò affatto migliorare.
-Ti senti bene?-
-Sto...bene.- Tossì ancora.
-Sì, davvero molto convincente.- Mi andai a sedere nuovamente, posizionando le mani dietro la nuca e socchiudendo gli occhi.
-Comunque hai fatto un bel lavoro con i tavoli. Credevo fossi qui solo per allenarti.- Aggiunsi dando un'occhiata in giro.
-Oh, sì. E' roba che ha portato Tom stamattina. Ho pensato che sarebbe stato carino se la mettessi in ordine per lui.- La sua voce era roca e spezzata e dannatamente erotica.
-Sei stato bravo.-
Draco arrossì, sorridendo leggermente, poi sventolandosi una mano davanti alla faccia arrossata, si sedette al mio fianco con uno sbuffo.
-Tregua?- Mi porse la mano.
-Tregua.- Gliela strinsi.
Per qualche attimo rimanemmo in silenzio, a guardare il cactus al centro del tavolo come se fosse la cosa più interessante al mondo.
La musica continuava ad aleggiare nella stanza, rendendo la situazione meno imbarazzante.
Stavo quasi per cedere e intavolare una conversazione, ma i miei buoni propositi furono bloccati dal suono della porta che si apriva.
-Siamo ancora chiusi.- Gridai, senza neppure voltarmi per vedere chi fosse.
-E' così che accogli i clienti quando il capo non c'è, Harry?- Tom rise di gusto, raggiungendo con calma il tavolo dove io e Draco eravamo seduti. Gli feci un cenno di saluto.
-Buongiorno, Capo.- Lo presi in giro marcando sull'ultima parola in un tono fintamente reverenziale, poi buttai un occhio a Draco.  Fissava con reale interesse il bordo della sua maglietta, con la quale stava giocando.
-Buongiorno anche a te, Draco.- Tom si sedette con noi ed appoggiò i gomiti sul tavolino scuro.
I capelli neri erano tirati indietro con la cera, lasciando scoperta la fronte.
Indossava un completo nero gessato, che non c'entrava niente con le scarpe borchiate che portava ai piedi, ne tanto meno con i piercing alle orecchie e al sopracciglio.
Quell'uomo era un'incoerenza nell'aspetto tanto quanto nel carattere.
-Buongiorno.- Draco si fece piccolo piccolo nel divanetto. Ero certo che si stesse chiedendo se fosse il caso di rimanere.
-Sai Tom, non sono stato molto contento del fatto che tu abbia deciso di assumere qualcuno senza nemmeno accennarmelo.- Mi rigirai tra le mani l'accendino che avevo nella tasca, prima di accendere una sigaretta.
Draco trattenne il fiato. -Devo ammettere, però, che questo moccioso è stato davvero un ottimo acquisto.- Sorrisi.
Metterlo a disagio era davvero spassoso.
-Mi fa piacere che voi andiate così d'amore e d'accordo.- Anche Tom sorrise, in un modo che non faceva presagire nulla di buono. -Stavo pensando che Draco potrebbe diventare la tua spalla.- Adesso ero io a sentirmi a disagio.
Draco? Spalla? A me?
Ma se quel novellino non aveva nessuna esperienza nel settore ed era appena arrivato al nostro locale...
-Tom... tu...- Cominciai, ma neppure io sapevo cosa dire.
Draco era evidentemente della mia stessa idea, mentre se ne stava zitto e muto con gli occhi spalancati, incapace di reagire. Era ovvio che non aveva la minima idea di quello che Tom stava dicendo.
-Da stasera Draco sarà al tuo fianco. Sempre.- Cominciai a sudare freddo. -Consideralo come, che so, un apprendista.- Era dannatamente serio, e quando Tom era così serio non c'era nulla da fare se non accontentarlo, sperando per il meglio. -Ah e ho un regalo per te. Ma dovrai aspettare il tuo compleanno per riceverlo.- Mi scompigliò i capelli, come se io fossi un piccolo bambino carino. -Beh, se avete finito qui, potete anche chiudere il locale fino a questa sera. Harry, mi raccomando, la serata è in mano tua. Dovrebbe arrivare qualcuno per me. Sai cosa fare.- Annuii e lui tornò a sorridere, alzandosi.
-Dove ve ne andate questa volta?- Chiesi curioso, accompagnandolo verso l'uscita, lui ghignò.
-Non abbiamo ancora deciso, ma prometto di comprarti un souvenir.- Mi strizzò l'occhio e uscì ridendo dal suo locale. Scossi la testa. Con lui era sempre così.
-Vorrei domandare che cosa sia appena successo, ma eviterò di fare domande.- Draco se ne stava affacciato allo schienale del divanetto, confuso e dubbioso. Mi strinsi nelle spalle. Neppure io avevo una risposta a quel quesito.
Io, come il resto dei dipendenti, mi limitavo ad eseguire gli ordini, senza pormi domande.
Era tutto più facile così.
-Che ne dici di chiudere e andare a mangiare qualcosa?-
-Credevo non potessimo essere amici fuori da qui.-
1-0 per te, Draco.
-Non siamo amici, siamo colleghi. Ti offro del cibo perché te lo sei meritato. Non è questo che fanno i colleghi?- Stavo diventando davvero pessimo con le bugie. Forse era meglio se la smettevo e lo baciavo, magari mi toglievo il pensiero... le sue labbra erano così belle.
-Sì, certo. Perché no.- Pareva indeciso, sebbene avesse accettato.
-C'è qualcosa che non va?-
-No. Cioè si. Voglio dire, non c'è niente che non vada, ma—
-Draco?- Lui si bloccò, poi prese un respiro.
-Ho portato solo i vestiti per ballare.- Confessò.
-Tranquillo. Ci penso io.-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 17, 2023 ⏰

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