Capitolo 9

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"Dove andiamo?" Dissi io cercando di mantenere il passo alla pari con quello di William anche se era difficile. Dopotutto una sua gamba equivaleva quasi ad una me.
"Per una storia come questa serve la giusta ambientazione" disse salendo sulla moto immettendo le chiavi per accenderla. Poi girandosi verso di me disse: "hai già cambiato idea? Non vuoi più saperne nulla?" sorrise come per mettermi alla prova. Sapeva che non riuscivo a tirarmi indietro alle sfide, lo aveva imparato alle gare di lettura a cui partecipavamo da piccoli.
Con lo sguardo mi girai intorno, non sapevo dove mi avrebbe portata e non mi fidavo poi molto di lui. Sentivo i suoi occhi puntati su di me, stava aspettando una mia risposta.
"Ormai è troppo tardi per tirarmi indietro, spero tu non mi faccia pentire di questa mia decisione" dissi ricambiando il suo sguardo. Si morse un labbro e poi si girò dall'altra parte.
"Sbrigati, prima che cambi idea" disse e dopo gli ultimi istanti di esitazione dovuti alla preoccupazione, salì su quella moto.
"Se non vuoi volare, ti conviene stringerti a me" disse prima di partire passandosi una mano tra i capelli.
"Non ce ne sarà bisogno, è tutta questione di equilibrio dopotutto" poi accelerò facendo alzare tutta la terra depositata sull'asfalto. Con un movimento involontario il mio corpo si avvicinò a quello di William e le mie braccia si strinsero alla sua vita.
"Te lo avevo detto, ma tu non mi ascolti mai" poi sorrise e iniziò a sfrecciare sulla strada per chissà dove.

Secondi, minuti, ore. Chissà quanti di questi ne erano passati , l'unica cosa che contavo in quell'istante erano i nostri battiti che facevano a gara durante il tragitto. I miei capelli si lasciavano trasportare dal vento mentre cercavo di conservare quanto più possibile il profumo che Willam emanava. Tutto quel momento sembrava quasi magico, come se attorno a noi non ci fosse nient'altro se non noi su quella motocicletta col vento che si scontrava col nostro viso. Era piacevole, liberatorio e assolutamente bellissimo.

Arrivammo a Huk, una delle spiagge di Oslo più incantevoli per il paesaggio che presentava. Dopo aver spento la moto ed essersi levato il casco, mi fece cenno di scendere.
"Come mai proprio qui?" dissi io assaporando il sapore di mare poco distante da me avvolta dal vento pungente di quella serata.
"È uno dei miei posti preferiti in assoluto, vengo spesso qua quando ho bisogno di pensare"disse lui con un tono quasi triste.
"Venivi qua anche quando...sei cambiato?"
"Vengo qua da quel momento, Noora" poi iniziò a fare strada verso la spiaggia girandosi di tanto in tanto come per assicurarsi che io lo stessi seguendo.

Dopo aver riempito involontariamente le scarpe con tonnellate di sabbia, decisi di levarle per camminare meglio. La sabbia era fredda, soffice con qualche ciottolo. Il mare calmo di quella sera, invece, presentava il riflesso della luna incastonata in un cielo limpido. Sembrava l'ambientazione degli innumerevoli film romantici che guardavo per colmare la mancanza di Lukas, l'unica differenza era che io quella scena la stavo vivendo in prima persona.

"Qui va bene" disse sedendosi, poi prese il suo giaccone e lo poggiò per terra.
"Siediti qua" mi disse.
"Grazie" dissi io sedendomi accanto a lui. Eravamo uno di fronte all'atro, non tanto vicini ne troppo lontani. Dopo qualche minuto di silenzio, iniziò a parlare.
"Mi dispiace per averti chiuso la porta in faccia quella sera", capii solo dopo un po' a quale sera si riferisse.
"Non hai nessuna colpa, scusa tu per il comportamento di Eva e Vilde...loro, come dire...sono molto protettive nei miei confronti e in quelli di Lukas" dissi io notando un lieve fastidio in lui.
"Noora...non devi fidarti di loro, non fanno al caso tuo" disse rivolgendomi il suo intero viso. Aveva uno sguardo dispiaciuto, disperato, pieno di rabbia e paura. Non capivo come potesse essere possibile avere tutti quei sentimenti contemporaneamente eppure era tutto quello che sentivo guardandolo in quel momento.
"Cosa è successo tra di voi, William? Che segreto mi state nascondendo tutti voi?"
"È successa una cosa tra me e Lukas tanto tempo fa...una storia lunga-"
"Sono venuta qui proprio per sapere, parla pure...ti prego" dissi io afferrando la sua mano.
"Sai che c'è stato un periodo in cui sono cambiato..." e iniziò a raccontare tutto quello che aveva da dirmi facendo di tanto in tanto delle pause. Si vedeva che quello che raccontava lo toccava nel profondo.

Quella sera per la prima volta William mi si presentava come un libro aperto, un libro di tante parole e voglia di raccontare una verità oscura per certi versi.
Mi disse che poco prima del suo cambiamento radicale avvenne la morte di suo fratello. Philipp, questo era il suo nome; aveva 27 anni, una ragazza di nome Sarah e dirigeva uno dei tanti settori dell'impero del padre. Non si capì mai il perché, o meglio William non riuscì a capirlo, ma Philipp iniziò ad assumere eroina. Tra le cause di morte per overdose di eroina vi erano la depressione del sistema cardio-vascolare e la depressione respiratoria. A quanto pare non riuscii ad iniettare il Narcon endovena. Quest'ultimo, mi spiegò, che permetteva di far staccare l'eroina dai recettori facendo risvegliare immediatamente l'individuo in questione.

William si mise a piangere raccontando tutte le dinamiche, di come lo venne a scoprire e della depressione che colpì subito la sua famiglia. Suo fratello era il suo punto di riferimento e dopo la sua morte nulla aveva più senso.
In quel momento mi ritrovavo a stringere la sua mano, mi piangeva il cuore vederlo in quello stato...ridotto come una pezza dilaniata. Non sapevo cos'altro fare e mi sentivo uno schifo per averlo criticato per quel suo cambiamento repentino.

"Dopo la morte di mio fratello, sai benissimo quello che è successo..."
"Intendi di tutte quelle voci che giravano a scuola?"
"Si, usavo tutti a mio piacimento per colmare un vuoto...mi sentivo bene all'inizio, ma dopo tornava la tristezza, la nostalgia, la rabbia e tutto si trasformava in un ciclo continuo" fece una pausa deglutendo il nodo in gola che si era creato, stava cercando di non piangere più.
"In particolare, c'è stata una ragazza che potremmo definire lo snodo fondante di questa storia.." disse prendendo un mucchio di sabbia e lanciandolo con tutta la forza che aveva in corpo.
"Chi sarebbe questa ragazza, William? Dissi io appoggiando una mano sulla sua spalla per confortarlo.
"Lisa..." disse per poi aggiungere "la sorella di Lukas."

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