Capitolo 21

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La sveglia iniziò a suonare a ripetizione, ogni volta più di prima ed io aprii gli occhi, anche se controvoglia e sbuffando.

Oggi iniziava nuovamente la scuola dopo il periodo di pausa che avevamo attraversato. Avevo già mandato un messaggio ad Emil ieri informandolo che avrei iniziato i turni pomeridiani da oggi e lui rispose con due faccine tristi e "quindi da domani ci vedremo sempre meno a lavoro, uffa". Adesso, infatti, avrebbe preso il mio turno mattutino e ci saremmo visti il pomeriggio solo due volte a settimana.

Mi alzai dal letto, mi feci una doccia e mi preparai velocemente. C'era ancora piuttosto freddo per cui misi un jeans e una felpa pesante, un cappellino e dei guanti.
Scesi le scale e vidi mia madre vagare per casa con aria assorta.

"Che succede mamma?" chiesi io scendendo gli ultimi gradini delle scale.
"Mi ha appena chiamato papà e tuo fratello Jonas si é preso uno strano virus" disse mettendosi una mano alla bocca.
"Un virus? Jonas che prende un virus?" rimasi di stucco.

Ero sempre io quella che si ammalava o prendeva virus, mentre lui risultava essere immune a tutto e io mi chiedevo sempre come fosse possibile. Un semplice colpo di vento ed avevo febbre altissima e raffreddore, mentre lui niente. Alle volte provavo invidia nei suoi confronti per questo motivo.

"Papà ha detto che non possono muoversi da lì se prima non gli passa questo virus, dice che Jonas non ha forze per cui prendere un aereo sarebbe un rischio"
"Dai, stai tranquilla. Sai che Jonas é forte e ritornerà più forte di prima" dissi io mettendole una mano sulla spalla e dandole un bacio in fronte.
"Lo spero davvero, Noora. Comunque ti ho preparato la colazione, é sul bancone" disse indicando il bancone della cucina.
"Sono di fretta, la mangerò durante il tragitto"

Avvolsi in un pezzo di carta la colazione che mi aveva preparato, ovvero un panino con formaggio, burro e marmellata, e lo infilai nella borsa davanti la porta.

"Ci vediamo a pranzo! Ricorda che nel pomeriggio sono al discount" le ricordai io e poi, senza una sua risposta, uscii di casa chiudendo la porta alle mie spalle.

Una volta fuori casa, mi ritrovai a scontrarmi con l'aria gelida della Norvegia. Per il troppo freddo, iniziò a pungermi il naso e i miei sospiri lasciarono una scia di fumo.

A circa dieci minuti dalla scuola, vidi Sana uscire di casa e immettersi nel corso principale. Non sapevo se chiamarla oppure no, ma alla fine lei si giró verso la mia direzione. Fece subito un sorriso e un saluto con la sua mano destra e poi venne verso di me.

"ehilá, bionda! Ieri non ti ho più visto alla festa...che fine hai fatto?"
"Non era assolutamente serata ieri, e poi ero stanca" non sapevo se potermi fidare di Sana, d'impatto avrei detto di sì ma lei stava sempre con Eva e le altre per cui non ne ero ancora certa.
"Eva mi ha raccontato ieri cosa é successo con William"
"Te lo ha detto?" Sgranai gli occhi per lo stupore.
"Si...dice che hanno fatto cose in una stanza al piano di sopra ma io ero talmente fuori che non me ne ero accorta della loro assenza" rise.
"Ti ha detto solo questo?"
"Si, oltre al fatto che crede che tra lei e William potrebbe nascere qualcosa. Mi ha detto che é stato William a portarla al piano di sopra"

Non ci potevo credere, mi veniva quasi da ridere.

"Dubito che possa nascere qualcosa tra di loro" dissi io sorridendo involontariamente.

Dovevo darmi una regolata e non far capire nulla, ma certe espressioni in certi argomenti mi venivano naturali.

"Perché dici così?" mi chiese Sana.
"Non so, ma credo siano troppo diversi"
"Può anche essere, ma sai che gli opposti si attraggono. Sarei veramente felice per Eva, e tu?"

Oh si, certo.

"Eva, ci siamo dilungate un po' troppo a parlare e si é fatto tardi. Dobbiamo andare" dissi io non rispondendo alla sua domanda.

La presi dal braccio e insieme ci incamminammo verso la scuola. Lungo il tragitto, mi raccontò di aver conosciuto un ragazzo alla festa di ieri e che le piaceva molto anche se non sapeva cosa fare. Disse di non aver dormito per tutta la notte per cercarlo sui social, e c'era riuscita ma si era bloccata all'ultimo. Aggiungerlo le sembrava troppo spacciato per una come lei e poi credeva fermamente che era il ragazzo a fare la prima mossa e non il contrario. Io le dissi di aggiungerlo e di non farsi troppi problemi in queste cose, di sicuro avrebbe fatto molto piacere al ragazzo in questione e non avrebbe di certo pensato che Sana fosse una ragazza spacciata.

Arrivate a scuola, davanti il cancello c'era William. Non so se era lì per aspettare me o qualcun altro, ma appena mi vide il suo viso si illuminò all'improvviso. A grandi passi, venne verso di me.

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