Capitolo 16

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Mi svegliai sul letto grazie alla luce che penetrava dalla finestra. Avevo dimenticato di abbassare la tenda la sera prima, ma forse questo era stato un bene dal momento che a distanza di due ore sarei dovuta andare in paese per parlare con Elijah. Sarei voluta rimanere ancora un po' a letto, al caldo, ma a quanto pare non potevo proprio permettermelo.

Involontariamente misi le mani in viso e ricordai subito quello che era successo la sera prima. Ricordai ogni singola parola, ogni singolo gesto, ogni singolo sentimento provato. Sentimenti forti e travolgenti che facevano andare in confusione tutto quello che credevo sicuro in quel momento. Posizionai le mie mani sulle guance e chiusi gli occhi. Stavo rivedendo quella scena e improvvisamente mi ritrovavo alla sera prima davanti a William che teneva il mio viso con le sue mani in modo dolce. Piano piano scesi sulla punta del naso e ricordai il contatto che c'era stato con lui. Scesi sulle labbra e le toccai, lentamente...

"Che stai facendo?" disse mia madre che guardava attonita mentre era poggiata sullo stipite della porta con le braccia conserte. Udendo quel tono di voce, spalancai gli occhi balzando di scatto sul letto.
"B-buongiorno mamma" risposi deglutendo sperando di non ricevere domande su quello che stavo facendo prima del suo intervento.
"Sbrigati, oggi devi andare da Elijah e, considerando che ci impieghi un sacco per prepararti, sei in ritardo"
"Rassicurante come sempre, non c'è che dire" sorrisi io, scendendo dal letto. Pericolo scampato.
"Ah, quasi dimenticavo" disse bloccandosi a metà corridoio "sistema la tua stanza, subito!"
"Certo, certo" sbuffai.
"E non sbuffare!"

Come cavolo faceva a vedere quello che facevo o dicevo in camera mia quando lei non c'era, rimaneva sempre un mistero, la mia più grande curiosità. Chissà, forse aveva un udito straordinario o una vista da supereroe.

Dopo aver fatto colazione, impiegando circa un'ora guardando la TV, mi feci una doccia veloce. Asciugai i capelli biondi che ricadevano appena sulle spalle e applicai un trucco leggero in viso. Dopo essermi vestita, uscii di corsa da casa.
Si la mia vita era una corsa continua, una lotta contro il tempo, e ciò era dovuto soprattutto alla pigrizia con cui facevo le cose. Mi scocciava fare tutto di corsa, anche se alla fine mi ritrovavo a dover correre sempre, proprio come in questo momento.
Presi la bicicletta e fortunatamente arrivai in tempo per l'incontro.

Arrivai davanti un grande palazzo di due piani di un verde intenso con delle porte in metallo ed una scritta "Discount" al centro.  Posteggiai la bicicletta ed entrai.
All'interno non c'era anima viva, infatti impiegai un po' di tempo prima di trovare qualcuno che mi portasse da Elijah. Era nel suo ufficio che dormiva beato, rassicurato dalla presenza del suo ultimo dipendente rimasto dato che l'altra ragazza si era licenziata. Questo ragazzo si avvicinò lentamente per svegliarlo e per dirgli che aveva visite. Di tutta risposta, Elijah inizió a borbottare qualcosa di indecifrabile prima di aprire definitivamente gli occhi. Mi scrutó dalla testa ai piedi e per un attimo ci fu un silenzio imbarazzante.

"Tu devi essere la figlia di Christina, é così?"
"Esattamente, signore"
"Noora, dico bene?"
"Si, si"
"Mi spiace non averti riconosciuta subito ma purtroppo l'età si fa sentire. Diciamo che i vuoti di memoria sono compresi nel pacchetto "vecchiaia" " disse e io non potei fare a meno di ridere.

Era ancora il vecchio Elijah che continuava a saperci fare . Lui era davvero un brav'uomo, molto gentile e premuroso nei confronti degli altri. A causa della perdita precoce dei suoi genitori, iniziò a lavorare in tenera età sacrificando la sua intera vita al lavoro ed ora eccolo qua, stanco di questa vita.

"Mia madre mi ha detto che cerca qualcuno dal momento che la sua vecchia dipendente é andata via"
"Mi servirebbe qualcuno si, io ormai sono vecchio e non sono più come quello di una volta. Qui é rimasto solamente Emil, ma ovviamente nemmeno lui ce la fa a gestire la gente in negozio" poi aggiunse "tu saresti interessata a dare una mano qui?"
"Si, é così" risposi io.
"Che gioia che mi dai" sorrise con gli occhi lucidi.
Sembrava che gli sorridesse l'anima.
"Ti andrebbe bene lavorare qui già da domani? Ah ovviamente farai solamente mezza giornata dal momento che vai ancora a scuola e la paga é pur sempre buona"
"Va più che bene, grazie per questa opportunità signore"
"Ma che signore, chiamami pure Elijah" disse allungandomi la mano, e io feci altrettanto. "Da oggi fai parte di noi, grazie ancora Noora"
Era felicissimo, e io non potevo non esserlo.

Dopo quel nostro incontro, Elijah si addormentó di nuovo nel suo ufficio e io rimasi a parlare con Emil, l'ultimo dipendente rimasto al discount.
Era un ragazzo di venticinque anni con una pelle ambrata e gli occhi verdi, abbastanza alto e muscoloso. Lavorava in quel discount da sei anni ormai per cui si era creato un certo rapporto con Elijah, inutile dire che sembravano quasi come padre e figlio. Era molto simpatico ed educato e gli dispiaceva vedere in quelle condizioni Elijah; le cose, infatti, non andavano proprio bene dal momento che ormai la concorrenza sul mercato si stava dando da fare mentre lui rimaneva legato alla tradizione e a quel suo negozio che ormai aveva più di trentacinque anni. A quanto pare Emil gli aveva proposto delle migliorie da fare per assicurarsi una certa fetta di clientela che rimanesse fedele al negozio ma Elijah non aveva intenzione di farlo.

"La clientela rimarrà fedele indipendentemente dalle migliorie" aveva detto.

Dopo aver parlato con Emil, mi accorsi che erano già passate tre ore senza accorgermene, per cui lo salutai e andai via. Nella strada del ritorno ricevetti un messaggio da Eva, dove invitava tutti a casa sua  tra quattro giorni per una mega festa. Lo scopo principale della serata a quanto pare era dare il benvenuto a Lukas.

Molte volte pensavo che Eva si comportasse più da fidanzata che da amica nei confronti di Lukas a giudicare di tutte quelle accortezze. All'inizio ammetto che tutto ciò mi dava abbastanza fastidio, non la conoscevo ancora bene e si prendeva certi pensieri che a parere mio non doveva avere. Eppure Lukas mi rassicurava sempre dicendo che "Eva non è assolutamente il mio tipo di ragazza e poi siamo amici da quando eravamo piccoli, é come una sorella per me."

Nonostante tutto quello che era successo nelle ultime settimane, accettai l'invito.

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