Reagire?

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Mi sembrava di stare di nuovo bene, ma tutto è destinato a finire.
Naturalmente a Giorgio non andava genio che io stavo ridendo di nuovo, sinceramente non ho mai capito cosa invidiasse ( perché mettetevelo bene in testa: chi fa di tutto pur di non vederti felice è geloso ) della mia vita, sta di fatto che voleva vedermi andare a fondo.

*Flashback*
Il solito giorno scolastico è passato tra giudizi, risatine alle mie spalle, libri buttati nel cestino, capelli tirati, schiaffi sul viso e parti di merda dalla prof. prese senza che io avessi colpa, perché naturalmente è sempre Tommaso a fare casino e poi da la colpa a me, ma ormai tutto questo è di routine.
Sono a casa e mamma vede che la guancia arrossata e infatti mi chiede subito cos'abbia fatto
<< Niente mamma, mi sono addormentata sul banco all'ora di arte e quindi mi è rimasto il segno >> sà benissimo che non è così, ma vede il mio sguardo disperato che la prega di nom fare altre domande. Non riesco a studiare, cazzo, siamo a Gennaio/febbraio e ho 5 materie sotto, ma la mia mente vaga altrove: come posso studiare se quando sono interrogata i miei "splendidi" compagni mi distraggono? Il pomeriggio lo passo a cazzeggiare, mi contatta Ania e la raggiungo a casa sua. Arrivata dalla mia nuova amica le spiego del mio problema degl'ultimi tempi
<< Devi dirlo, ancora >>
<< No, mi hanno minacciato che farebbero solo peggio e poi la scuola non fa un cazzo di niente >>
<< Si, ma devi reagire >>
<< E poi finisce come la scorsa volta, o peggio >>
Non posso reagire, non voglio reagire.
*Fine Flashback*

Non tutti sono forti, o almeno, non subito, io non lo ero, non lo sono mai stata, mi avevano condotto ad un punto in cui non volevo più fare niente, mi ero arresa ai loro giudizi.
Il giorno dopo a scuola mi hanno fatto lo sgambetto nei corridoi e mi hanno spinto più volte, finché ho ulrato loro di finirla, mi sono alzata e sono andata dalla preside: una donna molto seria e schietta, ha richiamato tutti coloro che mi facevano del male uno ad uno, quindi mezza scuola.
Me ne sono pentita subito: mi hanno aspettato fuori dalla scuola, mi hanno portato in una strada solitaria e picchiato con molta più cattiveria, sembrerò tragica o esagerata, ma tossivo sangue davvero.
Non ne potevo più, mi sentivo oppressa da tutto:
Scuola che mi schiacciava; amicizie di una vita che finivano; amori falsi; non ero la figlia che i miei genitori volevano, ovvero bravissima a scuola, obbediente e perfetta come una principessina; Bullismo.
Quel giorno era stato davvero pesante, ero a casa da sola perciò ho urlato e pianto tutto, ero in cucina appoggiata al lavandino e accanto a me c'erano delle forbici. Non sono diventata autolesionista, ma per quel giorno maledetto in cui tutto mi schiacchiava, la mia mano ha afferrato le forbici e un piccolo taglio è finito sul mio polso. Non aveva senso come gesto e me ne sono pentita.

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