Una luce forte passava sulla piscina e nei dintorni mentre il braccio di Alexander era attorno al mio bacino. Mi guardò per un po' e tentò di fare il meno rumore possibile, io continuavo a trattenere il fiato con il cuore a mille.
Uno, due, tre, quattro.. il panico si impossessava del mio corpo lentamente.
Lo sapevo che non dovevo farmi portare lì dentro, era palese ci scoprissero.. era impossibile che nessuno si sarebbe accorto di noi. Dovevo andarmene a casa fin da subito e mandare a quel paese gli altri, alla fine c'era sempre un sesto senso a martellare il mio cervello.
''Sentimi, sta calma'' sussurrò prendendo le mie guance tra le mani. ''Ehi, stai andando in panico, senti..'' puntò gli occhi nei miei e mi accorsi solo dopo di star stringendo la maglia del moro tra le mani. ''Al mio tre dobbiamo uscire di qui e correre, sennò ci scoprono'' mi disse senza nemmeno aspettare un mio cenno.
Infondo mi fidavo di lui, non sapevo ne come ne perché ma lo facevo. Presi la sua mano e quando contò fino a tre iniziammo a correre il più veloce possibile, mentre l'uomo e la donna, proprietari della casa, ci urlavano contro alcune possibili parolacce.
L'adrenalina si impossessò del mio corpo e iniziai a ridere forte, probabilmente anche a causa della birra. Appena arrivati alla fine della strada poggiammo entrambi le mani sulle ginocchia riprendendo fiato, guardandoci e ricominciando a ridere.
Non mi ero mai sentita così viva e non avevo mai fatto qualcosa del genere; i pensieri che aleggiavano nella mia mente degli istanti prima erano ormai usciti da lì e aveva preso posto la felicità e la voglia di rifarlo.
''Allora, ti è piaciuta come esperienza? Scommetto che non hai mai fatto cose così allettanti'' mi derise lui mentre gli davo un leggero pugno sul braccio, scoppiò a ridere.
''Hai ragione e no, non mi è piaciuta'' mentii mentre mi voltavo dall'altro lato rispetto a lui per non far notare un gran sorriso sulle labbra. ''Gli altri?'' Chiesi improvvisamente seria.
''Non ho con me il cellulare'' rispose lui alzando le spalle ed io spalancai gli occhi.
Mi resi conto che i miei vestiti erano bagnati, mi si vedeva mezzo culo, il seno e in più il mio cellulare era nella tasca posteriore della tuta che avevo indossato la sera stessa. Mi maledissi e pregai tutti i santi che fosse quel povero apparecchio elettronico ancora vivo; lo tirai fuori dai pantaloncini e provai a pigiare il tasto centrale, ma niente. ''No dai, accenditi'' mi lamentai pigiandolo più volte e dopo che non si accese mi rassegnai dal doverne comprare un altro, rimettendolo nella tasca. Il moro accanto a me trattenne un sorriso ed io lo fulminai con lo sguardo.
''Mi presti la tua felpa?'' Chiesi indicando il suo bacino. Una volta usciti di casa se l'era infilata ed era nato subito un dibattito, come al solito. Io sostenevo che non ce ne era bisogno e lui sosteneva avrebbe fatto freddo, una volta arrivata la sera. Ed aveva ragione; tralasciando che ero bagnata stavo morendo di freddo, infatti la mia pelle divenne d'oca e incrociai le braccia al petto.
''Dopo aver ricevuto uno schiaffo in piena faccia? Te lo scordi'' ghignò lo stronzo. Degli altri ancora nessuna traccia ed io iniziai a preoccuparmi, forse qualcuno aveva chiamato la polizia e li stavano già portando in caserma. ''Torniamo a casa che gli altri saranno già lì'' si alzò dal pavimento e tirò fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette, scoppiai a ridere dopo aver visto quanto fosse fradicio.
Dopo qualche minuto di camminata si fermò in un bar tabaccheria, ed io rimasi fuori con le braccia strette attorno a me stessa per creare un po' di calore. Lo vidi armeggiare con la sua carta di credito e notai che da di lato era ancora più bello di come era ''normalmente''. La sua mascella pronunciata, le sue braccia muscolose e i muscoli delle gambe erano in bella vista. Si voltò verso di me e scosse la testa ghignando, io la voltai altrove; poco dopo mi raggiunse.
''Ti ho beccata a guardarmi ragazzaccia'' mi beccò, ed io non potei replicare perché era troppo evidente. Maledetta me.
Aprì un piccolo rettangolino di carta spessa e ne tirò fuori una carina trasparente, prese una sigaretta mezza bagnata e l'aprì prendendo il tabacco. Mi soffermai a guardare i suoi veloci movimenti meccanici e dopo aver infilato il filtro e chiusa se la mise tra le labbra; estrasse l'accendino e puntò gli occhi nei miei dopo averla accesa. ''Te puoi anche entrare, la casa è al prossimo isolato'' mi indicò poco più in fondo di dove eravamo ed io annuii, tanto era inutile restarmene lì. Avrei fatto altre domande, lui non avrebbe risposto e se lo avesse fatto mi avrebbe risposto male. Gli diedi la buonanotte e me ne andai.
Infilai la chiave nella toppa ed il silenzio assoluto mi investii, a quanto pare nessuno era tornato a casa come sosteneva il moro ed i sensi di colpa e di paura si impossessavano nuovamente del mio corpo. Avanzai verso la cucina e lessi l'ora sull'orologio, dato che il mio telefono era ormai andato; le 23 in punto.
Sbadigliai e salii in camera mia per togliere i vestiti bagnati e magari farmi una doccia veloce.
Sotto di essa iniziai a rivivere le sensazioni che mai avevo vissuto e che avevo sperimentato quella sera, l'adrenalina, la paura di essere scoperti e la sensazione di fuggire mano nella mano con lui, Alexander. Strofinai il mio corpo con una spugna delicatamente e ripensai alla vicinanza dei nostri corpi e visi.
Stavo decisamente impazzendo, non dovevo pensare a lui, era decisamente diverso da me.
Dopo essermi vestita sentii la chiave rigirare nella porta e scesi velocemente le scale per vedere chi fosse, era Alexander. Mi lasciai sfuggire uno sbuffo e mi sedetti sulle scale che davano al salone.
La luce si accese e chiusi quasi gli occhi per il fastidio, dato che ero stata quasi al buio fino a poco prima, o comunque con una luce fioca.
''Non ti preoccupare, torneranno'' mi rispose iniziando a salire le scale. Poggiai la testa sulla parte sopra della mano che era poggiata alle ginocchia ed annuii impercettibilmente. ''Sicuramente si staranno divertendo'' continuò. Io non mi stavo divertendo per niente. L'insonnia stava prendendo sopravvento su di me come un uragano e non la smettevo più di mordermi il labbro; inoltre delle possibili immagini terribili continuavano a ripetersi nella mia mente, anche cose che avevo già vissuto e che ero riuscita a scacciare dai miei pensieri. Pregai non tornassero i miei incubi e lo guardai, mi persi nei suoi occhi.
''Si, penso di sì'' risposi con poca convinzione e feci per alzarmi, poi venni bloccata dalla sua mano attorno al mio polso.
''Stai morendo di freddo, tieni, per la notte'' si sfilò la sua felpa e me la porse. ''È asciutta adesso, prima ho evitato di dartela perché era ancora più fradicia dei tuoi vestiti'' mi fissò negli occhi ed io lo ringraziai prendendola. Non pensavo l'avesse fatto per quello, ma perché lo definivo uno stronzo patentato, forse così tanto non lo era. Una volta messa mi sdraiai nel letto ed il suo odore mi inebriò i sensi, facendomi prendere sonno velocemente.
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Parlami d'amore
ChickLitScarlett e Alexander. Lei è una ragazza dolce, ama la vita e si imbatte in un ragazzo buio, che ama il pericolo e odia l'amore. Lui è il solito menefreghista che non sa cosa significhi amare. Si sono incontrati, conosciuti, persi e lei lo ha amat...