Chi sono?

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Mi rigirai nel letto più volte, ma non riuscii a dormire o a riposare per nemmeno cinque minuti. Davo le spalle ad Alexander ma percepii che anche lui non si era ancora addormentato, anche lui aveva tanti pensieri per la testa?
Poggiai la fronte sul cuscino per non toccarlo con la guancia e l'occhio, in modo che non mi facesse male, ma la posizione scomoda mi costrinse a voltarmi ancora una volta verso di lui. I suoi occhi chiusi illuminati dalla luna che trapelava dalla finestra, le labbra morbide socchiuse e i capelli scompigliati, gli davano un'aria dolce, quasi angelica. Se non fosse successo ciò che era successo, io sarei stata felice di passare dei momenti belli con lui. Ma ciò che aveva fatto, mi aveva lasciato un dolore perenne all'altezza del cuore, come se si fosse spezzato in un punto.
''Sento le rotelle del tuo cervello girare velocemente'' Alexander mormorò quelle parole facendomi sobbalzare, io chiusi gli occhi velocemente per non fargli notare che fossi sveglia, ma non servì. ''Lo so che sei sveglia'' un fruscio mi fece capire che si era voltato verso di me, ma non mi mossi nemmeno un po'. Poi sentii un altro fruscio che si bloccò di colpo. Io deglutii. ''Stai bene?'' Mi chiese.
''Sì, sto bene'' mormorai aprendo finalmente gli occhi. La sua mano era a mezz'aria, sopra i miei capelli, pronta per accarezzarli come faceva sempre.
''Vorrei tornare indietro nel tempo'' si fece poco più vicino, ed io stetti ancora ferma.
''E a quale data vorresti tornare?'' Gli chiesi osservando i suoi lineamenti. Il suo viso non era più illuminato, perché era rivolto verso di me; si notava solo la linea che definiva la sua persona.
''Vorrei tornare a tre anni fa'' ammise. Poi poggiò la mano sul cuscino, sopra di me, ed iniziò a giocare con i miei capelli. Ero cosciente del fatto che ormai per lui era un gesto quasi non pensato, lo faceva e basta, era abituato così; per quello non dissi niente.
''Che è successo tre anni fa?'' Gli chiesi con voce tremante.
''È meglio che non te lo dica'' mormorò facendomi sospirare profondamente.
''Non ti costringo, ma se vuoi parlane io sto qui.. tanto non riesco a dormire'' aggiusti all'ultimo. Lui sospirò e tolse la mano dai miei capelli per passarla nei suoi.
''I miei mi hanno mandato in collegio, ci sono stato tre anni'' iniziò a raccontare e si mise a pancia in su. ''dal primo al terzo liceo..'' si schiarì la voce ed io mi misi seduta, tanto non riuscivo a rilassarmi, tantomeno in quel momento. ''Sono sempre stato un ragazzo fuori dagli schemi, mi divertivo a fare scherzi, a fare cose illegali e pensavo solo a me stesso'' si passò ancora una volta una mano tra i capelli e poi si mise seduto sul cuscino, poggiò la schiena alla testiera del letto per poi poggiarci la nuca. ''Ero incazzato nero, i miei genitori erano.. e sono due stronzi patentati, ciò che gli interessa maggiormente è apparire'' fissò un punto. ''Non gli interessa come stai, cosa ti passa per la testa.. agiscono e basta senza pensare alle conseguenze'' mi guardò per un istante, poi distolse lo sguardo. ''Sono entrato in una cerchia di persone non raccomandabili, abbiamo iniziato con il rubare qualcosa qui e lì, per sentire il brivido dell'adrenalina.. poi ho iniziato a fumare, prima le sigarette e dopo ho iniziato con l'erba'' gettò la testa indietro e sbuffò. ''Un giorno sono andato in galera, solo per una notte per furto e scasso, avevamo rotto una macchina di uno dei colleghi di mia madre'' mi guardò. ''I miei mi mandarono al collegio, ed io ero sempre più incazzato, sempre più furioso, perché non mi chiedevano cosa mi stava succedendo? Mi sentivo bene in quei momenti, appena tornavo a casa però si respirava un'aria sporca, pesante è estremamente falsa'' si alzò e si diresse verso la finestra, io mi accoccolai con le gambe al petto e poggiai il mento sulle ginocchia. ''Ciò che gli interessava di più era farmi entrare in società, una società sporca di finti sorrisi e persone fatte di plastica'' incrociò le braccia al petto. ''Sono stato in collegio per tre anni, non ho sentito ne i miei genitori, ne i miei amici, ne Nicholas per 1095 giorni, l'ho contato uno ad uno'' mi guardò e socchiuse gli occhi. ''Il tutto perché sennò gli avrei fatto fare brutta figura e perché mi ero rifiutato di entrare in società a fianco di mio padre. Il tutto perché ero fuori dalle righe, perché mi piace scrivere copioni piuttosto che stare dietro ad una fottuta scrivania'' si avvicinò a me e posò i palmi delle mani sul letto. ''Quindi Scarlett..'' i nostri visi erano vicini, i suoi occhi erano così intensi e pieni di malinconia. ''Ora puoi capire perché io non riesca più ad amare, perché non sono stato con te, perché sono scappato..'' il suo sguardo vagava sui miei occhi, sulle mie labbra, sulla mia pelle. ''non è solo per quello, ma tu, due domande, te le sei mai fatte?'' Mormorò ancora più vicino a me.
''No..'' sussurrai. Ero talmente presa da me stessa, dalle sensazioni brutte che aleggiavano in me che non mi ero minimamente interessata alla situazione di Alexander.
''Io non ho mai voluto lasciarti lì, ci sono delle faccende che non posso raccontarti, delle cose private e di cui non vado fiero..'' si avvicinò e poggiò le labbra sulla mia guancia, il mio corpo si riempì di pelle d'oca. ''Diamine eri così bella.. sei così bella'' ci lasciò un bacio e il mio cuore fece un sussulto. ''Non mi piace farti soffrire, non mi piace vedere i tuoi occhioni da cerbiatto riempirsi di lacrime ma io devo fare chiarezza su me stesso, devo combattere i miei demoni.. non si  se riesco a combattere i miei e i tuoi in questo momento..'' si mise seduto sul letto e mi guardò dritto negli occhi, il mio respiro era pesante e lo era anche il suo. ''Ma io voglio te'' mi prese dal polso e mi fece salire a cavalcioni sulle sue gambe.
''Io voglio stare con te'' mormorai poggiando le mani sulle sue spalle, lui chiuse gli occhi per un istante e poi li riaprì velocemente. Erano velati da una strana luce, erano più azzurri del solito e le sue labbra si piegarono in un piccolo sorriso. Gli passai le mani tra i capelli e lui circondò le sue sui miei bacini, poi le fece scorrere sotto la maglietta che mi aveva già scoperto le cosce, e le fece passare sulla mia schiena.
''Dillo ancora'' mormorò facendomi scivolare la maglietta dalle braccia.
''Voglio stare con te'' sussurrai premendo le labbra sulle sue, gli lasciai un bacio lento e profondo. Poi lui staccò le labbra dalle mie e mi iniziò a baciare sul collo e sulle clavicole.
Io tolsi la sua maglia e gli accarezzai le spalle, il petto, di nuovo le spalle e poi serrai la presa sulle sue braccia, non appena mi baciò il seno.
Poi mi fece sdraiare sul letto e incastrò i miei polsi alzandoli sopra la mia testa, mi osservò per dieci minuti buoni, i suoi occhi nei miei e il mio cuore sussultò ancora. Mi vennero gli occhi lucidi, mi era mancato tanto.
Poi abbassò la testa iniziando a lasciare caldi e lenti baci sul mio corpo.

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