Boxe

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''Una volta una ragazza mi ha detto che fumare fa male'' la voce bassa e roca di Alexander mi fece rabbrividire e mi portai istintivamente le mani attorno alle spalle. Non dissi niente, presi l'accendino tra le dita senza minimamente sfiorare la sua mano e mi accesi la sigaretta. ''Hai perso la lingua?'' Mi chiese con un ghigno in faccia. Mi voltai verso di lui di scatto e socchiusi gli occhi mettendogli in tasca ciò che gli apparteneva.
''Non parlare con me'' mormorai allontanandomi di un passo.
''Lo so che..'' lo bloccai con la mano.
''Stai zitto per favore'' le parole mi si bloccarono in gola. Il senso di non riuscire a deglutire mi investì, non volevo piangere. Non potevo piangere per uno come lui ma le immagini di noi due si schiantarono come delle macchine in corsa dritte nel mio cervello.
''Che cosa hai fatto ai capelli?'' Allungò la mano per prendere una ciocca tra due dita e rimasi pietrificata. Nemmeno mi aveva sforata e già stavo reagendo come voleva lui, voleva farmi impazzire. Feci un altro passo lontana da lui e feci un tiro di sigaretta.
''Non lo capisci che non riesco a starti lontano?'' Mormorò mettendosi dietro di me. Allungò le mani in avanti per sfiorare le mie braccia ma si fermò a mezz'aria.
Chiusi gli occhi che iniziavano a pizzicare e pregai che non mi sfiorasse neanche con il pensiero.
''Allontanati da me'' lo avvertii con la voce tremante.
''Non posso'' il suo alito caldo si schiantò sulla mia pelle fresca del collo e una serie di brividi si estese su tutto il mio corpo.
''L'hai già fatto'' sussurrai incapace di gridargli contro. L'aveva fatto, se ne era andato. Mi aveva lasciata nuda su un divano freddo. ''Non ti risulterà complicato'' mi allontanai e lui abbassò le braccia. Mi voltai e lo affrontai puntando gli occhi nei suoi. La sua faccia era rovinata, sul lato destro vicino l'occhio aveva un livido violaceo. Cosa gli era successo?
''Tu non capisci'' si avvicinò di un passo ed io arretrai di un altro.
''Io non riesco neanche ad urlarti contro!'' Alzai appena la voce senza accorgermene. ''Tu non capisci! Tu mi hai spezzata in mille pezzi, ci hai giocato e poi mi hai buttata sull'asfalto gelido.. hai aspettato che molte macchine ci passassero sopra e adesso stai tentando di riprenderteli per giocarci in un altro modo'' urlai finalmente. Le parole graffianti uscirono dalla mia bocca e non aspettavo altro. Non aspettavo altro che vedere la faccia di Alexander in questo modo, quasi pentita e dolorante.
''Se solo m..'' lo bloccai ancora e mi avvicinai di un passo puntandogli l'indice contro.
''Tu non mi hai lasciato neanche uno straccio di messaggio, mi hai lasciata da sola in un cazzo di divano!'' Urlai. ''Io ti ho dato me stessa quella notte, mi hai detto di fidarmi di te e poi mi hai lasciata lì'' lui si morse il labbro e poi mi prese il polso con la mano, io tentai di divincolarmi e alzai l'altra mano per dargli un ceffone, ma bloccò anche quella.
''Tu adesso mi ascolti perché io non ho molto tempo per spiegare'' mi fece arretrare e mi fece poggiare la schiena sul muro del Teatro. Le sue mani erano l'inferno, calde come la lava in confronto alle mie gelate. Chiusi gli occhi e voltai la testa di lato, non volevo cascare ancora nei suoi occhi.
''Lasciami spiegare'' mormorò lasciando andare i miei polsi, io mi voltai verso di lui aprendo gli occhi e mi persi momentaneamente in quei due pozzi colorati. Le occhiaie mi facevano intendere che non avesse dormito e immaginavo il perché, l'immagine di lui con quella ragazza si focalizzò nella mia mente e prima di cedere ancora una volta mi divincolai riuscendo a staccarlo da me.
Corsi verso la porta, buttai la cicca a terra ed entrai velocemente a teatro senza guardarmi dietro nemmeno una volta. Mi poggiai sulla porta in legno ormai chiusa e scoppiai in lacrime silenziose che mi rigarono il viso, probabilmente il trucco era ormai bello che andato ma poco mi importava.
Mi importava così poco perché il dolore che sentivo all'altezza del petto era così forte che non riuscivo più a reggermi in piedi. Mi lasciai scivolare a terra e poggiai il sedere sul marmo freddo. Presi la mia testa tra le mani e i singhiozzi si diffusero per tutto l'atrio.
Non potevo pensare a ciò che poteva pensare la gente, il mio dolore era talmente forte che era impossibile riuscire a tenerlo dentro.
Sentii il rumore dei tacchi e subito alzai lo sguardo, mi asciugai velocemente le lacrime dagli occhi e mi alzai in piedi.
''Scar! C'è la torta'' Lexie si stava scapicollando per le scale e una volta arrivata vicino a me, mi prese sottobraccio e diede un'occhiata al mio viso. ''Oh Scar..'' mormorò mettendosi di fronte a me e un singhiozzo mi sfuggì dalle labbra. ''Io non intendevo.. tu lo sai io non volevo farti piangere di nuovo'' mormorò prendendomi le guance tra le mani. Io annuii e chiusi gli occhi sentendo il tocco caldo della sua pelle a contatto con la mia fredda. ''Sii forte sorellina, le persone che ti amano ci sono ed io sono la prima.. forse la seconda, al primo posto c'è tua madre'' mi fece ridacchiare e aprii di nuovo gli occhi abbracciandola di getto.

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