Prologo: I Campi Di Girasole

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Evan

Ero ancora frastornato. Il labbro mi sanguinava e le braccia mi dolevano mentre ci tenevo stretta mia sorella svenuta. Correvo. Ormai ero arrivato nella stradina tra i due campi di girasole. Avevo il fiato corto e sentivo le gambe pesanti, ma dovevo salvare Jessica. Non l'avevo ancora guardata bene, non avevo visto bene le sue condizioni, l'avevo solo presa in fretta e furia, scappando a gambe levate. Senza neanche accorgermene, ero arrivato alla fine dei due campi, dove un incrocio mi poneva tre scelte: andare dritto, girare a destra o girare a sinistra. Mi ero inoltrato molte volte nei campi dei girasoli. Occupavano un gigantesco campo, enorme. Questo era suddiviso in altri 36 campi più piccoli, ognuno grande circa 100 metri quadrati. Li avevo contanti di persona, con mia sorella. Ogni lato dei campetti misurava 10 metri, poi veniva interrotto da una stradina larga un metro e mezzo, per poi continuare con il campetto successivo. Le stradine si congiungevano tutte, per questo perdersi era impossibile.

Mi lanciai un'occhiata alle spalle. Non lo vedevo, ma lo sentivo. Mi dovevo sbrigare. Avevo superato tre campi ed essendo entrato tra il secondo e il terzo, dovevo girare o a destra o a sinistra per arrivare al centro. Il problema è che nella foga del momento non mi ricordavo se ero entrato da sinistra o da destra.
Dovevo pensare, velocemente.
Dietro di me il rumore si avvicinava sempre di più, sempre più forte. Ero stanco. Ma non solo fisicamente, anche emotivamente. Non avevo più voglia di scappare o di nascondermi. Nascosi Jessica tra i girasoli alla mia destra e mi voltai verso il rumore di scarpe che sbatteva contro la terra. E fu in quel momento che avrei voluto davvero uccidere la persona che mi si parò di fronte col fiatone.
《Mi spieghi perché ci stavi ricorrendo?》
Dissi minacciosamente al ragazzo di fronte a me. Non era assolutamente lui la persona che sia io che Jessica temevamo tanto, così ero sia sollevato, perché con lui lì nessuno ci avrebbe attaccato, che al contempo arrabbiato. Si, probabilmente ero più arrabbiato.
《Ti ho visto correre con Jess in braccio e... mi sono preoccupato, amico.》
Mi disse lui, affaticato e impaurito. Lo guardai su tutte le furie, stringendo la mascella per cercare di trattenere qualsiasi istinto omicida potesse salire.

Il suo nome era James, James Kay. Teoricamente, era il fidanzato di mia sorella. Lei pensava che non lo sapessi, ma quello lì era un imbecille patentato. Impossibile non scoprirlo quando più o meno tutte le sere scavalcava la finestra e si metteva a correre verso il marciapiede come un cretino. A scuola era una persona tranquilla, troppo stupida per essere tra i popolari, ma troppo normale per essere tra gli sfigati.
Non era neanche bello. Aveva i capelli marrone scuro e gli occhi azzurri con degli "spruzzi" di marrone, una cosa da spreco visto che il suo viso aveva una forma indefinita e rozza.
《Torna a casa e vedi di restarci, Moccioso. Non ti avvicinare.》
Scosse la testa.
《Prima voglio vederla. Sta bene?》
Incominciò a cercarla con lo sguardo e ad avvicinarsi, così lo spinsi via con una mano, il più piano possibile. Cadde comunque.
《Sta bene. Va a casa e basta, Kay.》
Mi guardava, se possibile ancora più impaurito di prima. Era immobile, così feci un passo facendo finta di colpirlo (cosa che avrei fatto volentieri ma in quel momento stavo collassando, non ne ero in grado) così lui senza pensarci due volte, si alzò e scappò via. Appena scomparso dalla mia vista mi lasciai cadere a terra, vicino al nascondiglio di Jessica. Per essere svenuta doveva aver preso una botta bella forte. La tirai fuori e imprecai mentalmente. Sul braccio si apriva una ferita lunga e profonda dove il sangue continuava a uscire. Era piena di lividi. La sua gamba si muoveva a scatti, come se il suo corpo fosse pronto ad alzarsi ma la sua mente rispondesse "altri cinque minuti".

Dovevo fare qualcosa. Qualunque cosa, per farla stare bene e proteggerla.

Shared Souls: A New LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora