4. I gemelli Rossi

35 1 0
                                    

Evan

La mattina mi svegliai prima di Jessica. Era sempre così, lei era una dormigliona. Mi alzai dal letto e mi vestii con qualcosa di nero, sempre presentile nella mia vita, terrena e angelica. Quando mi allacciai le scarpe il peso di mia sorella si fece sentire sulla mia schiena. Sorrisi e, dopo aver finito con le scarpe, mi alzai come se niente fosse, tirandola su con me. Portai una mano sulla sua coscia per sostenerla meglio, mentre con l'altra le facevo il solletico, meglio che potevo.

Anche se siamo stati io e mia sorella a buttarci dal Paradiso per cadere sulla Terra, molti dei nostri "poteri" erano stati presi da Dio e Lucifero, mentre alcuni erano rimasti. A me, per esempio, era rimasta la forza divina, la bellezza e l'intelligenza. Non invecchiavamo. Ovviamente, anche le mie ali e i miei occhi, che potevo tramutare da azzurri in viola quando volevo, erano rimasti con me. A mia sorella erano rimaste le stesse cose, solo che a lei al posto della forza era rimasta la gentilezza. Caratteristica inutile.

Per fortuna di mia sorella, la libera dalla mia presa dopo pochi secondi, perché sapevo quanto soffrisse il solletico. Nonostante il tempo ridotto, lei aveva il respiro affannato quando riportò i piedi per terra.
《Davvero?》
Una risata uscì tra le mie labbra. Lei mi guardò torva, per poi andare in bagno a lavarsi. Scossi la testa e andai verso il mio zaino, anch'esso nero, dove avrei messo i libri che dovevo portare quel giorno. Stranamente, solo due o tre libri erano diversi da quelli che già avevamo, ma ci siamo affrettati a sostituirli. Infilai velocemente tutto nello zaino e me lo misi in spalla. Ero decisamente in ansia, cosa che era da me ma che riuscivo a mascherare abbastanza. Sentivo qualcosa di oscuro dentro di me, e non era la mia parte di anima. Era come un presentimento per me negativo, come se dovesse accadere qualcosa di brutto.
Scrollai le spalle per cercare di togliendo di dosso quella sensazione e mi sedetti sul letto. Mentre aspettavo la mia gemella, pensavo a quello che ci aspettava dopo la scuola. Dovevamo tornare qui, fare qualcosa fino alle 6.30 del pomeriggio, poi prendere i bagagli e andare nella nostra nuova casa, lontano da ogni piccola e insignificante forma di vita. Chiusi gli occhi e sospirai, cercando di calmarmi. Mi alzai quando sentii una porta aprirsi e, con sorpresa, notai che era quella della stanza e non del bagno: Jessica si era già vestita e mi guardava con un sopracciglio alzato, ma il suo solito sorriso gentile.
《Allora, Lumaca? Andiamo?》
Mi disse fingendo un tono stanco e accusatorio. Sorrisi e la seguii fuori dalla porta, per poi chiudermela alla spalle e infilarmi la chiave in tasca.

¤----------¤---------¤--------¤----------¤

Il tragitto verso la nostra nuova scuola è stato breve, considerando che ci siamo fermati in un bar a fare colazione. La Camden County High School era molto grande e molto elegante. Nel cortile c'erano già dei ragazzi, anche se mancavano cinque minuti prima del suono della campanella per entrare. Appena io e mia sorella mettemmo piede nel cortile, tutti ci guardarono, come se fossimo le persone più famose al mondo. Alcuni bisbigliavo cose come "Dovrebbero essere i gemelli nuovi arrivati", "sono di sicuro i nuovi arrivati" e anche "oddio, come può quella ragazza ad avere un fratello così bello?", e viceversa. Li diavo già. Odiavo ancora di più queste situazioni, quindi feci scorrere lo sguardo su tutte le persone del cortile velocemente, non riuscendo a trattenermi.
《Ok, mi avete già stancato. Badate a quello che vi esce dalla bocca, o passerete l'inferno, ve lo dico io.》
Sottolineai bene la parola inferno con una punta di sarcasmo, infatti mia sorella, la quale era l'unica a poter capire la battuta, stava cercando invano di soffocare una risata. Tutti si erano zittiti e ci stavamo solamente guardando, ma non m'importava minimamente. Presi mia sorella sotto braccio e andai a passo tranquillo verso l'entrata, dove dietro la porta chiusa riuscivo a scorgere la sagoma del preside Hood. Bussai con due dita sul quadrato di vetro della porta e il preside ci aprì, facendoci entrare.
《Oh, che piacere vedervi! Tra poco dovrebbero arrivare i gemelli Rossi.》
Io e mia sorella ci guardammo per un secondo. La parola gemelli per noi era sempre legata al nostro segreto, quindi ci faceva prendere sempre un colpo.
Vedendo la nostra confusione il preside continuò.
《Ho pensato che farvi visitare la scuola da altri gemelli fosse una cosa carina. I Rossi sono molto simpatici e amichevoli, state tranquilli.》
Sorrisi e annuì. Poi, pensai al loro cognome.
《Rossi? Sono... italiani?》
《Si, veniamo dall'Italia.》
Una voce alle nostre spalle fece sussultare mia sorella vicino a me. Ci girammo all'istante. Davanti a noi si trovavano due ragazzi non troppo alti, vestiti uguali. Avevano gli occhi chiari e capelli tra il castano e il biondo. Ci sorridevano.
《Oh, eccoli. Scusatemi ragazzi, vi affido a loro, ho un'importante colloquio con la madre di Ryder. Ci vedremo sicuramente alla fine del giro per sapere se va tutto bene.》
E dopo averci fatto un cenno col capo, girò l'angolo, andando verso il suo ufficio con le nostre voci che lo salutavano.

《Piacere, ragazzi. Io sono Riccardo e lui è il mio gemello Leonardo. Da quanto ho capito, anche voi siete gemelli.》
A parlare era stato il gemello che mi sembrava poco più basso. A parte questo piccolo particolare erano identici: non sarei mai riuscito a distinguerli.
《Si. Io mi chiamo Evan mentre lei è mia sorella, Jessica.》
Loro sorrisero nuovamente e ci porsero la mano in contemporanea. La strinsi prima a Leonardo, che avevo davanti, poi a Riccardo.
Per quel giorno avevo trovato il modo di distinguerli per i pantaloni. Riccardo li aveva strappati, mentre Leonardo no.
《Ah, e comunque vi siamo molto grati. Per farvi fare il giro della scuola saltiamo matematica e forse anche storia.》
I due gemelli risero leggermente e noi due facemmo lo stesso, forzandomi di seguire al meglio il consiglio di mia sorella, "sii più amichevole". Iniziammo il nostro giro della scuola, i Rossi che commentavano tutti i particolari e io e Jessica che cercavamo di farceli amici.
Erano simpatici, molto, e riuscivano a metterti a tuo agio. Cosa che mi era molto d'aiuto.

Dopo pochi di minuti dall'inizio del nostro giro la campanella suonò e una ragazza dai capelli bianchi, ovviamente tinti si avvicinò alle nostre guide.
《Ragazzi, io non torno a casa oggi, ci vediamo poi stasera.》
I due alzarono le spalle, evidentemente poco interessati dall'affermazione della ragazza, poi ci lanciarono un'occhiata accennando nuovamente un sorriso.
《Evan, Jessica, lei è nostra sorella, Chiara.》
La ragazza sorrise e strinse la mano a mia sorella, dicendo qualcosa che non riuscì a percepire. Quando Chiara si voltò verso di me per stringermi la mano,  smisi di sorridere, sentendo quasi il mio cuore perdere un battito. Sentii la gola secca quando i nostri sguardi si incrociarono e rimanemmo entrambi immobili, come se ci fossimo dimenticati come si facesse a presentarsi. Avevo appena capito qual'era il brutto presentimento che sentivo ieri sera: quella ragazza.

Shared Souls: A New LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora