8. Dolore

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Evan
《Ah...》
Con un gemito strisciai con la spalla sul muro, fino a cadere a terra.
Una fitta mi pervase tutto il corpo e mi costrinsi a sedere con la schiena al muro. Strinsi i denti, la fitta stava aumentando in diversi punti del mio corpo. Specialmente, in quattro punti: schiena, mani, occhi e bocca.
Uno spasmo mi scosse. La mia vista si fece sfocata, ma riuscii comunque a sentire un susseguirsi di passi fino a distinguire la sagoma di una ragazzo biondo: Rusty. Non pensai neanche. Mentre il dolore si attenuava nel resto del mio corpo, nei quattro punti stava aumentando a dismisura. Mi sentivo scoppiare.
Lo presi per la maglia e lo avvicinai a me con uno scatto. Lo guardai negli occhi, distinguibili solo per la ristretta distanza. Sussurrai un nome.
《Jessica...》
Lo spinsi con poche forze, ma evidentemente fu la goccia che fece traboccare il vaso. Urlai di dolore contorcendomi all'indietro, strisciando sul muro e finendo per terra . Vidi Rusty spaventato correre velocemente fuori dalla scuola. Sperai che mia sorella fosse lì. Toccai l'anello bianco che portavo all'indice destro. Scottava.
Portai velocemente le mani sul mio petto stringendo la presa sulla mia maglietta che mi strappai di dosso. L'avevo sentita stringersi attorno a me, mi ero sentito soffocare. Un secondo spasmo mi fece scattare la testa all'indietro, dando una testata contro il muro, disorientandomi maggiormente. Poggia la mano per terra cercando di tirarmi su a sedere di nuovo.
Era davvero l'unica cosa che mi mancava.

Digrignai i denti e usai tutte le forze che mi ritrovavo in corpo per alzarmi, aiutandomi con la fontanella che, fortunatamente, si trovava accanto a me. Mi alzai e mi ci appoggiai totalmente. Alzai lo sguardo e quasi svenni. Uno specchio si ergeva sopra la fontanella, aveva un forma ovale. Strano, sì, ma era quello che rifletteva che era ancora più strano e soprattutto inquetante. Non prometteva niente di buono.
Il dolore era totalmente cessato in quel preciso istante, quando osservai il mio sguardo nello specchio. Lasciai scivolare le mani dalla fontanella, lungo i fianchi. Mi misi dritto e mi avvicinai col busto allo specchio. Mi portai una mano sulla guancia e notai con disgusto che anche questa era mutata. Si, esatto. Mutata. I miei occhi, non più annebbiati, erano viola. Le mie dita si erano leggermente allungate ed erano equipaggiate con delle lunghe unghie scure, come quelle di un animale. Aprii la bocca, i miei canini si erano allungati, come quelli di un vampiro. E poi, le ali. Le mie enormi ali erano spuntate sulla mia schiena. Indietreggiai impaurito, poi mi portai le mani all'orecchie. Una voce, profonda e sinistra rimbombava in tutti gli angoli del mio cervello.
《Toglilo, Evan. Ti sai controllare, non ne hai bisogno. Togliti quell'anello.
Chiusi gli occhi, sentivo le ginocchia cedere. Le piega, avvicinandomi di scatto di nuovo alla fontanella, sostenendomi interamente con le braccia ad essa, mentre scossi la testa. Non potevo toglierlo. Non dovevo.
Ma la tentazione era tanta, sentivo l'anello bruciare sempre di più.
Aprii gli occhi mentre la voce mi uccideva il cervello per quanto era forte. Guardai le mie pupille viola, brillavano.
Lentamente, calmai il respiro che si era fatto affannato. Le mani tornarono lungo i fianchi. Inclinai la testa di lato e le mie ali nere come il petrolio si spalancarono. Poi, il mio volto, che potevo osservare attraverso lo specchio, si piegò in un sorriso sinistro.
Non mi ricordo di aver sorriso.
Alzai le braccia al livello del mio stomaco e le guardai. Guardai l'anello. Quel piccolo cerchio che circondava il mio indice. Quel metallo bianco come la neve. Lo toccai, una scossa mi percosse tutto il corpo.
Se mi fossi tolto questo unico, piccolo freno che mi impediva di tornare, probabilmente, definitivamente un mostro, sarebbe successo il finimondo.
Eppure, sentivo una voglia irrefrenabile. Volevo toglierlo.

A quel punto, poggiai il mio indice sull'anello. Un oggetto tanto piccolo quanto potente. L'oggetto più potente al mondo. Mi morsi il labbro e mi ferì con il mio canino allungato. Alzai nuovamente il viso, qualche goccia di sangue mi colava dall'angolo della bocca.
Fu quella mia piccola distrazione a salvarmi. Era arrivata. Era arrivata e si era buttata su di me, facendomi cadere atterra. Gemetti strizzando le palpebre e tossendo. Sentii le mani di mia sorella prendermi il viso, così aprii gli occhi.
Incontrai un leggero bagliore dorato, anche mia sorella aveva i suoi occhi da Angelo. Ma non si era mezza trasformata come me. Solo i suoi occhi rispecchiavano la sua anima celeste, non sapevo se avere paura di questo o esserne orgoglioso. Lo stava controllando, mentre io ero finito in condizioni pietose.
《Evan, calmati. Devi stare tranquillo e guardarmi. Non ascoltare le voci dentro di te, ascolta la mia. Focalizzati sulla mia voce.》
Jessica mi stava guardando con intensità. Dovevo contrastare la mia parte oscura.
La mia gemella mi prese la mano e la strinse, creando un contatto tra i nostri anelli, le nostre anime. Urlai nuovamente, un urlo straziato. Sentii come una fitta enorme alla schiena, finché non diedi una lieve schienata. Ora, ero totalmente steso a terra. Le mie ali si erano ritirate. Così come le mie unghie e i miei canini.
Sospirai guardando mia sorella seduta a cavalcioni su di me. Sentivo i miei occhi ardere, segno che erano ancora nella loro forma reale. Anche mia sorella li teneva ancora così.
《Evan, non ti puoi permettere più di far accadere una cosa del genere. Devi controllarti. Come me.》
Sussurrò le ultime due parole con una punta di vanto. Tra di noi, c'è sempre stata questa rivalità nell'essere il migliore. I suoi occhi tornarono del loro color marrone-verde e i  miei tornarono azzurri. Da lontano, sentii un rumore forte di passi. Jessica si alzò e mi tese la mano. Io la afferrai, poggiando il mio avambraccio sullo stomaco. Gemetti piano, la testa mi girava. Poggia l'altra mano sulla mia tempia e strinsi gli occhi. Avevo voglia di vomitare.
Il rumore di passi aumentò, sempre più vicino. Guardai l'angolo e quattro ragazzi che correvano verso di noi, tra i quali c'era ancora il mio indiretto salvatore, che correva più veloce degli altri tre.
Mi allontanai di un passo da mia sorella, volevo far sembrare che stessi bene. Rusty mi arrivò davanti col fiatone e incominciò a balbettare cose rivolte a me, con un tono preoccupato e sfinito. Gli altri tre, i tre fratelli, arrivarono a loro tempo. Chiara mi guardò furtiva per poi passare a mia sorella. I gemelli mi guardarono e dopo aver preso due o tre volte dei respiri profondi, lanciarono uno sguardo a Rusty che ancora balbettava sotto shock.
《Tutto...tutto bene, Evan?》
Riccardo mi guardò di traverso, una mano sul cuore come se volesse rallentarlo. Li guardai tutti, uno a uno. Non mi conoscevano minimamente, tuttavia erano qui. Per vedere come stavo. Erano preoccupati.
Sorrisi e, facendo fatica a stare dritto in piedi, poggiai una mano sulla spalla di Rusty, che ancora era piegato a prendere fiato.
《Sicuramente...meglio di prima. Grazie, capitano.》
Aggiunsi poi le ultime due parole, con un leggero sorriso complice. Lui alzò lo sguardo verso di me, all'improvviso il suo sguardo si fece attento e felice.
Mi aveva salvato.

Rialzai lo sguardo sugli altri tre, notando soprattutto la velocità con cui Chiara distolse lo sguardo dal mio petto nudo. Mi ero completamente dimenticato di non avere più la maglietta. Mi passai una mano tra i capelli sospirando, poi mi leccai le labbra.
《Scusate io... Mi sentivo soffocare. Per questo la mia maglietta è... Beh, lasciamo stare. Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare.》
Dissi lentamente facendo passare lo sguardo su tutte le persone che stavano davanti a me. Sembrò che Chiara volesse ribattere, ma invece fu Edoardo a parlare.
《Finché è un bello spettacolo, va bene così. L'importante è che tu stia bene.》
Mi sorrise nuovamente, passandosi una mano tra i capelli.
Erano davvero lì solo per me. Quell'anno scolastico non l'avrei dimenticato facilmente, ne ero certo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2019 ⏰

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