CAPITOLO 3
Avevo una strana sensazione... cosa aveva potuto dirgli quel suo amico di tanto divertente su di me? Ero terrorizzata. Sentivo che lo avrei rivisto presto e non ne ero molto felice...quella compagnia non mi... i miei numerosi pensieri vennero interrotti dal suono della campanella.
Scossi la testa e la liberai da tutte queste domande, questi dubbi, queste incertezze, dovevo andare a lezione ora.
Camminai verso la porta dell'aula, la aprii e feci un passo per entrare.
"Buongiorno. Non pensavo che anche sta mattina ci avrebbe degnata della sua presenza"
mi girai per vedere la professoressa Mozzi, ferma, in piedi, con le braccia al petto incrociate e un piede per terra che ticchettava.
"Prof...le posso spiegare.." cercai di elaborare il più velocemente possibile una scusa in testa. Non penso che avrebbe creduto alla storia che, Justin Bieber mi aveva sbattuta al muro e si fosse arrabbiato perché non lo avevo salutato, insomma, era ridicola.
E anche se, avevo paura delle conseguenze. Non oso immaginare le coseguenze che sarebbero accadute se avessi rivelato la verità...meglio stare zitti va..
"Non cerare di inventare scuse sigorina Parks. Ora siediti al tuo posto, prima che mi venga voglia di prendere seri provvedimenti"
Mi incamminai verso il mio posto, proprio accato a quello di Eleonore. Mi sedetti e i nostri sguardi si incrociarono. Le lanciai un'occhiataccia di rimprovero dato quello che era successo prima. Ancora non mi capacitavo di come avesse potuto lasciarmi li da sola con quelli...
Abbassó lo sguardo dopo aver capito il motivo del mio umoraccio.
Il tempo non passava più. Era divertente pensare che fissare l'orologio e il soffitto, fosse più interessante della stupida lezione di geometria della Mozzi. Ad un tratto mi girai verso Eleonore, intenta a cercare qualcosa nello zaino.
Tiró fuori un quaderno a righe, lo aprì a metà, e strappo un foglio. Cominció a scrivere.
La mia attenzione venne catturata da un'ape appena entrata nell'aula. La fissavo terrorizzata mentre svolazzava lungo tutto il perimentro del soffitto dell'aula.
Sentii qualcuno ticchettare sul mio braccio. Mi girai a destra e guardai Ele passare il foglio che aveva strappato pochi secondi prima, da suo banco al mio.
Lessi cosa c'era scritto.
"Scusami. Mi sono fatta prendere dal panico. Mi perdoni?"
Alzai gli occhi al cielo.
Allungai il braccio verso l'astuccio e afferrai tra le mani una penna blu. Pensai un attimo a cosa scrivere e mi morsi il labbro.
"Dopo ne parliamo." Scrissi. Le passai il foglio e dopo po hi secondi me lo ripassó. "Ok" scrisse.
Mi girai verso di lei e le feci un cenno con la testa.
Soddisfatta di quello che avevo appena fatto, presi il foglio e mentre ero intenta ad infilarlo nello zaino sentii la campanella suonare.
Lanciai un sospiro di sollievo.
Prima ora scampata.
Passarono altre tre ore di lezioni. Finita l'ora tutti si alzarono per raggiungere la mensa, io presi Eleonore per un braccio e la portai con me in corridoio. Scrutai il posto per assicurarmi che nessuno potesse sentirci.
"Allora Lily, mi dispiace, non volevo fare quello che ho fatto ma loro mi fanno paura e avevo paura che potessero alzare le mani anche su di me." Disse tutto d'un fiato. "No Eleonore. Ti rendi conto che mi hai lasciata da sola con quei tipacci?!" Feci una pausa inarcando il sopracciglio. "Se mi avesserò picchiata sul serio?" Abbassò lo sguardo duspiaciuta. Il cuore mi si spezzava a vederla così.
"Senti" misi una mano sulla sua spalla "non lo dico per rimproverarti, ma voglio solo, da oggi in poi, essere sicura di potermi fidare di te" presi il suo viso tra le mie mani e lo sollevai. "Capisci?" Annuì con la testa. Le sorrisi dolcemente e la abbracciai. "Scusa" sussuró ricambiando l'abbraccio. "Tranquilla" risposi.
"Ora andiamo a mangiare? Sto morendo di fame" disse coccolandosi la pancia e facendo labbruccio. Ridacchiai divertita "Tu comincia ad andare e a prendere i posti, poi ti raggiungo...ho dimenticato il pranzo nello zaino."
"ok" disse girandosi e incamminandosi verso la mensa.
Ridacchiai. Era facile per noi due litigare, ma ancor di più fare pace.
Entrai in classe e presi dalla borsa il sacchetto con il pranzo. Stavo per uscire dall'aula quando vidi nel riflesso dell' porta trofei della scuola, Bieber con i ragazzi. Mi tappai la bocca per non urlare. Camminavano per il corridoio spingendosi e ridendo. Ad un certo punto Justin si fermó di fronte al porta trofei, si assicurarono che non ci fosse nessuno in giro, lo aprì e tiró fuori una pistola.
"Credeva che l'avrei lasciato andare così. Nono." guardó la pistola e la fece roteare su di un dito. Ci divertiremo con questa." Scoppiarono a ridere.
Il mio cuore si fermó. Parlavano di me? Mi trattenni dal non urlare, ma la sfiga oggi era dalla mia parte. Mi suonó dalla tasca dei jeans il telefono. Merda. Cercai di spegnerlo, ma ormai era troppo tardi, vidi il corpo di Justin irrigidirsi, guardó attraverso il vetro del mobile e mi vide li in piedi di fronte alla porta.
Si voltó e si diresse verso di me, mi prese ferocemente dai fianchi. Mi sollevó e mi mise in spalla. Avete presente come i contadini prendono i sacchi con il raccolto e li mettono su di una spalla? Ecco. Mi prese estattamente così. Ero terrorizzata. Uno dei ragazzi disse "Bieber.." lo interruppe e urló "state lì. Me ne occupo io." Il mio cuore si fermó.

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From Hate To Love
Hayran Kurgu"Le tue labbra" sussurró con il volto pericolosamente vicino al mio. "Che hanno..?" Domandai toccandomele, presa dall'imbarazzo del momento. Ricevetti in risposta un "Le voglio mie." accompagnato dai suoi occhi, che non desideravano altro, se non im...