1.The Meeting

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Affondai il naso congelato ancora di più nella sciarpa di lana rossa, mentre a falcate grandi e regolari percorrevo il vialetto di casa mia, in largo anticipo come al solito. Arrivai alla fermata dell'autobus un quarto d'ora prima del suo arrivo, come quasi tutte le mattine. Mi sedetti sulla grande panchina grigia imbrattata di disegni, ormai logora, affondando le mani nelle tasche del cappotto nero, alla ricerca di altro calore.

Per essere il diciassette marzo faceva molto più freddo del solito, invece di lasciare spazio ai leggeri raggi primaverili del sole, il tempo esageratamente uggioso tipico dell'inverno continuava a impedire l'avanzamento della bella stagione, e di conseguenza alterava anche il mio umore già altamente instabile.

L'autobus, puntuale come un orologio svizzero, arrivò allo scoccare del quindicesimo minuto , facendosi lentamente strada tra le poche macchine che passavano a quell'ora. Aprì le porte e solo alla fine decisi di alzarmi dalla comoda panchina per salire sul mezzo che mi avrebbe portato fino a scuola.

Salii sull'autobus e a passi pesanti, mentre un lieve tepore generato dall'ambiente chiuso mi penetrava fino alle ossa scaldandomi, camminai fino agli ultimi sedili, buttando malamente la borsa davanti al posto libero dove mi sarei seduta.

Con le cuffie nelle orecchie e la mia playlist preferita a tutto volume non potevo sperare in un viaggio migliore. Con lo sguardo perso nel vuoto e i pensieri persi chissà dove,l'unica cosa che poteva riportarmi con i piedi a terra era un leggero tonfo accanto a me.

"Mamma mia che tempo orribile" un ragazzo, più o meno della mia stessa età, con due occhi vispi e azzurri come il cielo mi stava osservando tutto sorridente.

Imperterrita mi girai di nuovo verso il finestrino ad osservare i palazzi e la strada scura scorrere sotto ai miei occhi.

Qualcuno mi sfilò la cuffietta destra,facendo esplodere la mia meravigliosa bolla di pace.

"Sai che non è educato ignorare le persone mentre ti parlano?" Mi girai verso di lui,osservandolo.

Perché stava parlando con me anche se non mi conosceva?

"Allora?" Aveva una faccia buffa.

"Cosa?"

"Non lo sai che è da maleducati ignorare chi ti sta parlando? Comunque io solo Louis, e tu come ti chiami?"

Ma faceva sul serio? Esisteva davvero qualcuno che faceva conoscenza con le persone così, sbucando dal nulla e iniziando a parlare? Mi sapeva molto di asilo nido, quando ti avvicinavi a un bimbo e iniziavi a parlare come se niente fosse.

"Perché dovrei dirtelo?Neanche ti conosco"

"Ma io mi sono presentato, quindi ora devi farlo tu" un sorriso comparve sul suo viso, ma non era un sorriso strafottente, era quasi calmo e rassicurante.

Affondai ancora di più le mani nella felpa e boccheggiai qualche istante alla ricerca della risposta, quando mi resi conto che l'autobus stava aprendo le porte alla mia fermata.

Raccattai la borsa in fretta e scesi appena prima della chiusura delle porte.

Che ragazzo strano, a pensarci bene alla fine potevo anche dirglielo il mio nome, forse avevo esagerato un pò.

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