3.Niall

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“Paige! Paige!” una testa bionda saltellante sbucava dall'ammasso di gente che stava andando verso la mensa per la tanto attesa pausa pranzo.

Anzi, per essere precisi non era una testa bionda, ma la testa bionda. Niall Horan, un concentrato irlandese di energia stava praticamente saltando sulle persona per raggiungermi al mio armadietto aperto. La faccia della discrezione e del silenzio quel ragazzo.

Forse eravamo migliori amici proprio per questo, siamo opposti, sole e luna, caldo e freddo, eppure è una delle persone più importanti della mia vita.

“Peepe, mi sei mancata!” mi lo ritrovai in tre secondi addosso, che mi stringeva come un polpo.

“Dio Nì sono passate solo un paio di settimane, mica mesi, non esagerare! E non usare quel nomignolo cristo, sai che lo odio da quando ho cinque anni!” lo strinsi un po' , per quanto possibile dato che mi aveva praticamente bloccato le braccia da quanto mi stringeva forte.

“Scusa peepe, ma mi scordo” lo faceva di proposito, ne ero certa.

“Nì mi soffochi però” mi lasciò, grazie a Dio.

“Scusa Pe, ma mi sei mancata un casino” sorrise, come sempre d'altronde. Quando non sorrideva quel ragazzo? L'unica volta in cui fu triste davvero, avrà avuto sei anni, gli era morto il pesciolino rosso , Doris, e volle fare il funerale di quartiere e la sepoltura in miniatura con tanto di piccola lapidina di pietra. Tutti io li trovo.

“Anche tu Nì, ma ora andiamo a mangiare, che ho una fame pazzesca” posai tutto nell'armadietto e sottobraccio con Niall entrammo in sala mensa, a prendere da mangiare.

Dopo aver riempito i vassoi ci sedemmo ad un tavolo vuoto per mangiare in pace.

"Allora Nì, com'è andata in Irlanda?" Diedi un morso al panino con il tonno della mensa, ma non aveva proprio un ottimo sapore, quindi aprì il succo di frutta.

"È stato fantastico! Ho rivisto mezza famiglia, mi sono mancati da morire, non vedo l'ora di tornare, e la prossima volta sarà con te"

"E mi presenterai tutto il tuo parentame? Quanti sono, duecento? No perché li conosci i miei problemi a ricordarmi i nomi, pensa se mi presenti tutta la compagnia come starò " niall si era spazzolato tutto il suo pranzo in meno di cinque minuti, neanche fosse un aspirapolvere.

"Lo so pe, so che sei una rincoglionita cronica, non preoccuparti. Non lo mangi?" Mentre Niall stava prendendo il mio panino una figura un po' disorientata ma terribilmente sorridente di avvicinò al nostro tavolo.

"Ehm, è libero?" Okay, farlo sedere o non farlo sedere?

"Certo amico, siediti pure!" Ecco, ci aveva pensato Niall, grazie al cielo.

"Louis, lui è Niall. Niall,Louis"

"Sei nuovo?" Niall aveva già finito anche il mio panino. Giorno dopo giorno mi faceva sempre più paura.

"Si,mi sono trasferito da poco, vengo dal Sud Yorkshire"

"Non conosci ancora nessuno?"

"No, attualmente solo voi" mi misi una mano sulla fronte, sapevo dove voleva andare a pare quella testa bionda.

"Quindi oggi non hai impegni vero? Perché io e Paige vorremmo andare a fare un giro, magari ti presentiamo qualche nostro amico" neanche l'ha conosciuto e già lo invita a uscire con noi, tesoro sei troppo socievole. Mi limitai a un sorrisetto di approvazione un po' tirato e a dare un morso alla mela rossa che avevo preso insieme al panino.

In effetti se non conosceva nessuno che male c'era? Non mi andava di fare la figura dell'asociale, e già avevo esagerato con lui.

“Certo, mi farebbe piacere, soprattutto dopo la grande e calorosa accoglienza di Paige” oddio fatemi sotterrare, mi stavano fissando uno ironicamente e l'altro come se avesse capito una cosa brutta. Arrossì fino alla punta dei capelli, ma cosa andava a pensare quel depravato?

“Ehm, si. Nì io adesso avrei l'ora di letteratura inglese, e dato che non mi va di fare tardi come al solito – mi alzai e presi il mio vassoio- vado subito, così ho il tempo di passare con calma all'armadietto e prendere tutti i libri, a che ora ci vediamo? Alle quattro da Mick come sempre?” aspettai una risposta, che tardò ad arrivare dato che Niall sembrava ancora rimuginare ancora sulla frase squallida con tanto di doppio senso di prima. Solo una gomitata leggera da Louis riuscì a farlo svegliare.

“È? Ah si, si certo” meglio far finta di credere che abbia capito e andarsene.

Svuotai il vassoio e dopo averlo sistemato al suo posto uscì dalla mensa, diretta al mio armadietto per prendere i libri di letteratura e il pacchetto di Marlboro rosse.

Aspirai piano dalla sigaretta, per poi buttare fuori il fumo in una serie di nuvolette.

Il cortile era totalmente vuoto, dato il freddo, e proprio per questo era uno dei posti migliori della scuola per fumarsi una sigaretta in santa pace. Dopo aver fatto un altro tiro lasciai cadere a terra il mozzicone di sigaretta e lo pestai con una scarpa per spegnerlo.

Tirava un leggero vento secco, non molto freddo ma abbastanza da farmi tenere la giacca a vento ben stretta. A quanto pare anche qualcun altro aveva avuto la mia stessa idea di fumarsi una sigaretta rilassante, perciò girai sui tacchi e tornai nella scuola.

I corridoi erano totalmente vuoti.

Guardai immediatamente l'ora. Le lezioni erano iniziate esattamente due minuti prima. Mi ritrovai inesorabilmente a correre per i corridoi come una pazza per prendere i libri e riuscire ad arrivare in aula in tempo.

Finalmente il suono di quella dannata campanella. Sembrava non voler arrivare mai oggi.

Anche quella giornata era finita grazie a Dio, e ora finalmente si poteva tornare a casa.

Neanche cinque minuti e già ero alla fermata dell'autobus, in attesa.

Arrivai a casa in una manciata di minuti e mi buttai subito sotto la doccia, avevo bisogno di stendere i nervi,e l'acqua calda e avvolgente aiutava proprio. Il professore di letteratura mi aveva fatto una strigliata senza precedenti per il mio ritardo di dieci minuti. Anche se credo che in realtà, anzi molto probabilmente, gli girasse talmente male che gli andava solo di incazzarsi con qualcuno, che guarda caso ero proprio io. La attiro proprio la sfiga.

Mi preparai e uscì con largo anticipo, senza un motivo preciso, solo per fare un giro.

Entrai nel parchetto comunale e mi appollaiai sul muretto della struttura abbandonata, che doveva essere il comune, un po' in disparte dai prati , e presi il mio pacchetto di Marlboro.

Lo aprì e scoprì esserci solo una sigaretta. Dannazione, le avevo già finite. Accesi la sigaretta e accartocciai il pacchetto, buttandolo dopo in borsa. Feci un tiro e mi guardai intorno. I bambini giocavano tra loro, facendo su e giù dalle giostre. Proprio su quelle giostre conobbi Niall, avevamo entrambi cinque anni, mi ero sbucciata il ginocchio e mi ero andata a nascondere la sopra. Nessuno riusciva ad arrivare da me, mia madre continuava a chiamarmi e mi diceva di scendere ma non volevo. Un bimbetto moro si avvicinò a me preoccupato, mi diede un bacio sulla sbucciatura e sorridette smagliante, per darmi sicurezza.

“Come ti chiami?Io Niall”

“Paige” e bam, nacque la coppia inseparabile di idioti.

Finì la sigaretta e la schiacciai a terra, scesi dal muretto e velocemente uscì dal parco, diretta al Bar in piazza grande.

Mentre camminavo mi guardavo intorno, ma più mi avvicinavo al bar dell'appuntamento più vedevo qualcosa di insolito.

Due figure, una testa bionda e una testa mora.

Che si muovevano freneticamente vicino a qualcosa a terra.

Un qualcosa di scodinzolante e a quattro zampe.

Cosa diamine ci faceva Niall con in mano un guinzaglio per cani, e soprattutto, con un cane attaccato al guinzaglio? Neanche era tornato e già ricominciava a fare danni.

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