Capitolo 1 • Moonshine

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Il profilo di Octavia era chiaro e deciso. Aveva 19 anni appena compiuti, era dell'Ariete, studiava giurisprudenza, le piaceva fare escursioni, andare in barca, uscire la sera, fare sport e mangiare bene, era un'amica leale e la sua immagine di profilo prometteva molto bene.

Per cui Clarke si sentì quasi costretta ad andare all'appuntamento con lei. E non solo perché Raven l'aveva minacciata di farle passare dei giorni da inferno se l'avesse bidonata.

Così Clarke era seduta allo Starbucks vicino il suo appartamento con un cappuccino in mano e la voglia di essere restata a casa a studiare.

Qualcuno le diede un colpetto sulla spalla. Quando si voltò Clarke vide una ragazza più bella di quella nella foto.

- Clarke? - chiese lei. Clarke annuì.

Si alzò in piedi e le strinse la mano con un sorriso gentile.

- E tu sei Octavia. - affermò.

La ragazza davanti a lei, bella e dall'aspetto selvaggio come non poteva immaginarla la guardava in viso cercando di capire se fosse rimasta delusa o no. Però Clarke aveva trovato la sorpresa piacevole. A una bella ragazza Clarke non aveva mai rinunciato.

Octavia e Clarke si sedettero al tavolino, ordinarono un'altra cappuccino e parlarono.
Clarke la trovò piacevole. Octavia era divertente e libera. Era brillante e intelligente, aveva una mente aperta.

Quando si lasciarono, con la promessa di rivedersi il fine settimana dopo, quasi le dispiacque.


Si incontrarono diverse volte in posti diversi prima che Octavia la invitasse a casa sua per farle conoscere i suoi amici e per mangiare qualcosa insieme.

Clarke era nervosa, doveva ammetterlo. Non era particolarmente brava a fare amicizia. Non era aperta come la sua coinquilina, Raven. Quest'ultima sosteneva che fosse perché era troppo intelligente per i comuni mortali. E quando Clarke le chiedeva, allora, perché loro due fossero amiche lei le rispondeva che anche lei fosse un genio.

La casa di Octavia si trovava ai margini del centro città. Sembrava abbastanza grande per due persone - Octavia l'aveva informata che viveva col fratello - ma non troppo grande. Era la classica casa americana. Se fosse passato un tornado Octavia avrebbe avuto bisogno di una casa nuova.

Octavia le aveva detto che il fratello lavorava per mantenere entrambi per cui quella casa era più di quanto si fosse aspettata in una situazione del genere. Ma non era brutta, affatto.

Quando bussò si preparò mentalmente - e fisicamente - un sorriso di cortesia, che non sembrasse nervosa, per Octavia. Ci vollero pochi secondi prima che qualcuno aprisse. Il sorriso di Clarke si spense - per lasciare il posto ad un'espressione sorpresa - non appena vide quello che per lei doveva essere il fratello. Clarke non pensava che fosse così bello - pensava che i geni della bellezza potessero andare solo ad uno dei figli - e invece era così. Si sentì così in colpa ad averlo pensato. Lei usciva con Octavia, si stavano vedendo e sembrava sarebbe diventata seria, non poteva pensare che suo fratello fosse bello. No di certo.

Clarke mostrò il suo sorriso più educato ma neutro che avesse a disposizione e guardò dietro le spalle del ragazzo.

- Sono Clarke. Sono qui per Octavia. - cercò di non suonare sgradevole.

- Devi essere la principessa, allora. Entra. - il ragazzo le fece spazio, con ancora la mano sulla maniglia.

Clarke entrò, confusa e infastidita. Lo oltrepassò ed entrò nella piccola casa dei due fratelli.

- Ora Octavia arriva. Accomodati pure in salotto. - detto questo fece un gesto della mano verso verso quello che doveva essere il salotto e sparì nella direzione opposta.

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