IV

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Bea si stava preparando per uscire, non vedeva le sue amiche da quasi due settimane. Nessuna di loro sapeva della sua vita privata, e lei, con la scusa dell'Università, era riuscita a far sì che non insistessero più di tanto per farla uscire, poiché sapevano quanto fosse importante per lei studiare. Si sciacquò il viso più volte, quasi potesse lavar via la sporcizia delle sue azioni, e predilesse per l'occasione un trucco molto leggero. Si vestì, prese la borsa, le chiavi di casa e della macchina uscì da casa salutando distrattamente sua nonna e suo fratello. Quest'ultimo la raggiunse prima di salire in macchina, per raccomandarla di stare attenta alla macchina, di non tornare troppo tardi e di non bere. Bea annuiva distrattamente e gli diceva di non preoccuparsi, che sarebbe stata attenta e sarebbe tornata a casa presto. Mise in moto la macchina, ed accese lo stereo: la casa in cui abitava si trovava poco fuori il paesino in cui era cresciuta, quindi aveva giusto il tempo per ascoltare una, due canzoni al massimo. Accese una sigaretta, ed attese che partisse la prima canzone; poco dopo, si propagarono per tutta la macchina le dolci note di Malibù, di Miley Cyrus. Bea adorava quella canzone per due motivi: il primo era perché quella era stata la canzone che aveva segnato il "ritorno alla normalità" per Miley, dopo un periodo di sregolatezza; il secondo era perché ogni volta che l'ascoltava, la mente prendeva inesorabilmente una direzione che avrebbe preferito non prendesse. Cercò di scacciare dalla testa qualsiasi pensiero, ma dentro di sé sapeva perfettamente che il cuore ardeva dalla voglia di rivederlo, dopo quasi 4 mesi che non l'aveva più visto. Abituata com'era stata per 5 anni a vederlo tutti i giorni, ogni giorno che passava la sua mancanza cresceva così tanto da far male al cuore. E in quel momento, distrutta com'era, vederlo sarebbe stato solo un problema in più. Non appena arrivò in paese, posteggiò e scese dalla macchina, raggiungendo le sue amiche, sedute attorno ad un tavolino. "Indossa un'altra maschera adesso Bea, quella della grande amica" pensò.

"Finalmente, l'eremita è uscita dal suo covo!" Le urlarono in coro le sue amiche. "Cicchettino di Jager?" disse allora. Tutte annuirono positivamente. Bea partì così alla volta del bar, e il barman, quello di sempre, senza aspettare che dicesse nulla, le disse "Arrivano i cicchetti, Bea!". E fu mentre aspettava il barman che lo vide, appoggiato al muretto in cui lo aveva visto per l'ultima volta. Bello esattamente come se lo ricordava, con quei suoi ricci neri e i suoi occhi a mandorla di quel verde scuro così bello da togliere il fiato. Inizialmente non si accorse di lei, intento com'era a discutere con i suoi amici; ad un certo punto alzò lo sguardo e la vide, e Bea cercò subito di distogliere da lui. Con la coda dell'occhio, però, si accorse che anche lui cercava di distogliere lo sguardo da lei, arrossendo palesemente. Quando guardò nuovamente nella sua direzione, non lo vide più, e preoccupata cominciò a guardarsi intorno per cercarlo. Dopo, lo sentì alle sue spalle e un brivido attraversò tutto il suo corpo.

"Ciao."

"Ciao Andrea."

"Non ci vediamo da tanto tempo."

"Lo so. E sarebbe stato meglio continuare a non vederci."

"Dovremmo parlare Bea, quello che è successo tra di noi-"

"Non è successo niente tra di noi. Devi dimenticarlo."

"I tuoi occhi dicono altro."

"È meglio così, Andrea. Te l'ho già detto, non possiamo stare insieme."

"Non credi neanche tu a quello che stai dicendo. Lo vedo dai tuoi occhi, non riesci neanche a guardarmi in faccia."

"Sei sempre stato bravo a scegliere i momenti peggiori per parlare di queste cose. Adesso scusami, ma devo proprio andare."

Bea prese i cicchetti che nel frattempo il barman aveva preparato e raggiunse il tavolo delle sue amiche, cercando di trattenere le lacrime.

Road to somewhere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora