Capitolo 3

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In realtá la cosa non é stata così semplice da troncare. Tutti i giorni lo incontro a scuola e vedo come mi fissa, senza ritegno ma non in modo cattivo, da una parte mi piace questo suo interesse dall'altra mi irrita perché vedo che cerca di capire cose che io voglio nascondere.

Ho scoperto che si chiama chiama Ugo, ha 19 anni e si ritrova in seconda superiore, non é una cima direi, ma non posso giudicare. Dicono sia malato, a me non sembra peró non ha una bella cera. Non l'ho mai visto ridere fino ad ora. Stasera lo sblocco, ho deciso.. Non so cosa mi spinge a farlo, ma voglio capire cosa vuole esattamente e se vuole scrivermi può farlo, non sono problemi miei quelli con la sua ragazza.

É finalmente scivolata via un'altra settimana, lentamente ma é andata. Siamo usciti a mezzogiorno come tutti i sabati, sono su una panchina con Riccardo mentre fumiamo una sigaretta, sembriamo in simbiosi noi due.

<La vita é una merda>

<Cavolo Ric, tu si che metti di buon umore le persone!>

<Mia madre é Hitler>

<Almeno non dovrai studiarlo, ce l'hai in casa>

Mi guarda male, cosí aggiungo

<Comunque, perché dici cosí?>

<Mi ha levato tutto, anche il Phon! Ma io dico che se senso ha. La odio>

<Cosa l'ha fatta incavolare?>

<Niente, non si fa i cazzi suoi>

<Nessun genitore se li fa, e in caso contrario, non é un buon genitore>

Mi guarda, non gli é piaciuta questa risposta, forse pensa che sua madre non sia un buon genitore.

<Tuo padre? Mai visto?>

<Inutile che continui a chiedermelo, mai visto e mai lo vedró>

<Cercalo>

<Col cazzo, ha fatto la sua scelta 15 anni fa>

Poi si alza, mi fa un cenno con la testa e in silenzio mi accompagna alla stazione. Quando arriviamo muove la mano in segno di saluto e si allontana ricurvo, soppresso dai suoi pensieri come sempre.

Sono in anticipo, il pullman arriverà tra 10 minuti. Decido di accendermi una sigaretta, ovviamente mi manca l'accendino. Mi guardo intorno per vedere se qualcuno sta fumando e lo vedo.

Ripensandoci ora non so se devo essere grata che mi mancasse l'accendino oppure maledirmi perché fumo, ma queste sono cose che penseró tra anni.

Eccolo lí, seduto sul marciapiede con una sigaretta in mano e le cuffiette nelle orecchie mentre guarda l'asfalto grigio. Mi avvicino, tanto non si ricorda di me, penso.

<Scusa, mi presti l'accendino?>

Alza lo sguardo, ora che lo vedo meglio ha degli occhi scurissimi, non lasciano intravedere niente. Sgrana gli occhi, é fatto, si vede lontano un miglio. Mi sta innervosendo, non si muove e non mi risponde, ma é scemo o ci fa?

<Quindi?>

<Si scusa, tieni>

Voce rauca. Vedo che mi sta dando una sigaretta, anzi per la precisione tutto il pacchetto come per farmela scegliere. Oddio che idiota, se prima mi incuriosiva ora non mi resta che pensare che sia stupido.

<Ti ho chiesto l'accendino, la sigaretta ce l'ho in mano come puoi ben notare>

<Cazzo, scusa>

Ride mentre mi porge l'accendino. Noto come il suo sguardo mi osservi in ogni mio movimento, per accendere una sigaretta ci vogliono due secondi, ma quelli sono stati lunghissimi. Gli ripasso l'accendino, mi giro e faccio per andarmene mentre sento

<Comunque sei bellissima>

É un sussurro, ma sono abbastanza sicura di non essermelo immaginata. Non mi giro, non gli do questa soddisfazione, e non vorrei essermi sbagliata. Mi siedo su una panchina e fumo la mia sigaretta.

Non é enigmatico, é solo stupido mi ritrovo a pensare.


<Manola che si fa stasera?>

<Non lo so, c'é la festa giú in città, andiamo?>

<In cosa consiste di preciso?>

<Spettacoli, giostre, bancarelle, un pó di vita dai!>

<Okok, non ti agitare>

<Senti.. ma hai conosciuto qualcuno ultimamente?>

<Di che parli?>

Come fa a sapere di Ugo, penso.

<Daiii ma perché non me lo dici, guarda che lo conosco!>

<Come fai a conoscerlo? Non frequenta la tua scuola ed ha 19 anni>

<Ma di chi parli? Ma quanti ne hai! ahaha>

Cosa? E allora di chi parla questa pazza? Mah.

<Niente Manola scherzavo, ci vediamo stasera, passa verso le 20.00>

<Ehi aspet..>

Ho già attaccato, non so perché cercano di rifilarmi un ragazzo, non fa per me la cosa. Dopo di "lui" ho deciso di smetterla, meglio divertirsi (e con questo non intendo fare la facile in giro,intendiamoci).

Manola é passata prima del previsto e ovviamente io non sono pronta, non so neanche cosa devo mettermi.

<Mettiti quei jeans chiari strappati, ti stanno una meraviglia> la sento dire mentre sono praticamente infilata dentro l'armadio.

Non mi va di scervellarmi ancora così la ascolto infilandomi anche una camicetta nera con le dr.marteens e la giacchetta di jeans. Lei mi guarda e scuotendo la testa aggiunge

<Non ti trucchi?>

<Siamo in ritardo Manola, e poi é una festa in città cosa mi trucco a fare?>

Lei sbuffa e inizia a guardarmi male, per accontentarla metto il mascara, la guardo e vedo che sorride.

<Ora andiamo>

Questa fiera é stracolma di gente e io ovviamente non conosco nessuno, mentre Enola si sbraccia da una parte all'altra per salutare chiunque, é fatta così.

Sto per accendermi una sigaretta quando dietro di me sento una voce, la riconosco e rimango girata senza sapere che fare

<Ti serve l'accendino per caso?>

Ti salvo ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora