Capitolo 9

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Sono sdraiata nel mio letto a guardare il soffitto. Sono le 12 ma non ho intenzione di alzarmi.
Il mio telefono continua a vibrare, segno dei messaggi che continuano ad arrivarmi e che io continuo ad ignorare.
Non ho risposto alle chiamate di Manola e Ludovica. Tantomeno ai loro messaggi e sicuramente non risponderò mai al messaggio che ho ricevuto da parte di lui che risale alle 5 di stamattina.
<Come stai?> semplice e chiaro ma a me mi da solo un enorme fastidio.
Sono stata vulnerabile davanti a lui. Non mi da fastidio di esserlo stata davanti alle mie amiche o mezza gente della festa, ma lui non doveva vedermi così. Non so se mi da più fastidio che sia stato proprio lui ad aiutarmi, o il fatto che io sia scoppiata a piangere guardandolo... o di avergli stretto la mano e chiesto esplicitamente aiuto.
Gli ho chiesto aiuto per la bolla, la mia bolla di cui non sa niente nessuno.. le cose sono due: penserà che sono una pazza psicopatica o peggio che ho veramente bisogno di aiuto.

Non ho il coraggio di alzarmi e affrontare tutto, di nuovo. Già stamattina ho sentito l'accesa discussione dei miei.. ho sperato vivamente che non litigassero per colpa mia, non lo sopporterei.
<Deve farsi aiutare! Non è cambiato, non è cambiata>
Sentire queste parole da mio padre non mi ha sconvolto più di tanto, l'ha sempre pensato e l'ha sempre detto.
Ad avermi veramente affondata, portandomi a creare una buca nel mio letto è stata la risposta di mia madre tra le lacrime
<Non è più la mia solare e spensierata Eryn> l'aveva praticamente urlato.

La cosa era finita lì, ma sapevo che appena sarei salita in cucina facendoli vedere di essere sveglia sarebbero iniziate le domande..
<Com'è successo?>
<Cosa hai provato?>
<Ora cosa senti?>
<Sei in ansia?>
<Ma ti droghi?>
<Sei depressa?>
<Dobbiamo cercare aiuto>
<Ma cosa pensi?>

Piuttosto rimarrei una settimana a digiuno in questo letto.

Ma per mia sorpresa e felicità, quando trovo il coraggio di salire in cucina, ad aspettarmi c'è solo un post it
"Non torniamo prima di cena, stasera parliamo. Riposati"
Una gioia. Anche se lo strazio è solo rimandato.

Prendo il telefono ed ignorando tutti i messaggi chiamo Manola.
<Scusa> le dico appena risponde
<Come stai?>
<Meglio di ieri sera sicuramente>
<I tuoi che dicono?>
<Sono usciti, affronteremo la cosa stasera>
<Vuoi che ci vediamo?>
<Facciamo alle 15 al solito posto?>
<A dopo>

Il solito posto è una panchina in mezzo a un prato incolto nascosta dagli occhi indiscreti di questo paese. Veniamo sempre qui con Manola e Ludovica quando vogliamo parlare o qualsiasi cosa sia, indisturbatamente.
Quando arrivo lei non c'è ancora.
Accendo una sigaretta, faccio un tiro profondo come a cercare l'ossigeno di cui ho bisogno e mi sento privata ultimamente.
Sento arrivare un motorino, è sicuramente Manola, mi alzo e la vedo arrivare ma il sorriso mi muore in gola quando dopo essersi fermata vedo qualcuno dietro di lei levarsi il casco facendone sbucare dei capelli ricci e neri.
Stronza. Questo penso.
Ha un'aria dispiaciuta e alza le spalle come a dirmi "non ho potuto fare altrimenti".

In contrario lui sorride compiaciuto e mi viene incontro.
<Vedo che ti sei ripresa, cos'è le mani non ti funzionavano per rispondere a un semplice messaggio?>
Quella semplice frase accompagnata dal suo sorriso sghembo mi fa incazzare. Sento ribollire il sangue dentro le vene.
<Non parlo con gente che non conosco> ribatto.
Ride.
Si avvicina al mio orecchio e prima che Manola possa raggiungerci lo sento sussurrare
<Però alla gente che non conosci chiedi aiuto>
Non rispondo. Vorrei dirgli che non è vero, che ha fatto tutto da solo, che io non gli avevo chiesto niente.. ma non posso, sarebbe così se solo all'ultimo non gli avessi chiesto la cosa più importante di tutte e lui, spiazzandomi, ci era riuscito. Aveva scoppiato la bolla con il semplice contatto del suo corpo.

<Tutto apposto?>
Manola ci guarda con una faccia interrogativa, io sono pietrificata sul posto e i miei occhi stanno incenerendo il ragazzo che davanti a me tiene un sorrisetto vincente.
<Si.> rispondo fredda.
Poi girandomi verso di lui gli chiedo
<Perché sei qua?>
<È tanto che non passavo del tempo con Manola.. inoltre, sai mi interessava sapere come stavi>
<Mai stata meglio, tranquillo>

<Sisi ok, ragazzi sediamoci e levatevi quelle espressioni dalla faccia, sembrate cane e gatto... aah l'amore!>
La fulmino, come gli passano per la testa certe cose?
Lui ride e le tira una spallata leggera facendola ondeggiare e ridere.

Non so cosa pensare. Si è interessato a me. È venuto qua perché voleva sapere, vedere come sto! Non si è arreso a un messaggio, voleva saperlo e ha fatto di tutto per avere una risposta.
Non era sincera, ma so che lui l'ha capito.
Come non era sincera la mia rabbia nei suoi confronti, o almeno si mi fa incazzare ma mi fa stare bene. Quel nervosismo e fastidio che mi fa provare non fanno che farmi sentire qua, attiva, viva, con il sangue che scorre e la mente che lavora.
Ho bisogno di questo incipit, ho bisogno di un interruttore, ho bisogno della sua presenza per non sentire la Bolla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 22, 2017 ⏰

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