Capitolo 8

13 0 0
                                    

Nessuno dei due ha più parlato. Non è un silenzio imbarazzante, tutt'altro ma non me la sento più di rimanere così accanto a lui. Sto per alzarmi ed andarmene con un semplice cenno della mano quando vedo Manola raggiungerci
<Jagoooo>
Ah si grazie per la considerazione, avrebbe notato più un barbone che me
<Tesoro mio!>
Eh? Ho sentito bene? Ma cosa mi sono persa?!
<Com'è? Tutto bene?>
<Mah si.. a parte mio padre che ha deciso di farmi il test del capello, sennò ciao ciao dolce casa>
Non so se essere più scioccata per la sua affermazione o per il modo in cui l'ha detta, del tipo "andiamo a prenderci un gelato?" con tanto di sorriso, non ho parole.
<Oddio! Mi dispiace.. non c'è modo di evitare una delle due cose?>
Ride.
<Ma che cazzo ride questo deficiente> penso tra me e me.
Alzo la testa quando noto il silenzio intorno a noi, sto per chiedere cosa sia successo ma vedo come mi fissano.. cazzo.
<Vuoi ripetere a voce più alta? O non hai il coraggio?>
<Qui l'unico che non ha il coraggio sei tu visto che non affronti la cosa ma piuttosto ti metti a ridere come se te ne sbattesse di tutto e tutti>
<Cosa ne vuoi sapere tu della mia vita, sei una viziatella della tua età che neanche le capisce queste cose!>
<Cosa c'è? Ti brucia che abbia detto le cose come stanno e per difenderti insulti a caso la gente? Con me caschi male>
In realtà una rabbia sorda si sta facendo sentire nel mio stomaco ma l'indifferenza è la miglior arma.
<Sentite magari.. si ecco che ne dite di una sigaretta? Calmiamo gli animi cioè, non mi semb..>
<No Manola, io sono venuta qui per divertirmi non per ascoltare persone stupide>
Così dicendo mi alzo dal muretto e ritorno dentro. Non ha ribattuto, forse significa che avevo ragione, si difende attaccando.

Ritrovo Diego, stiamo ballando, vedo in lontananza anche Ludovica che si dimena come una pazza a tempo della musica, è pazzesca.

Dopo neanche mezz'ora mi ritrovo di nuovo fuori, ma questa volta sono con Diego. Lo osservo mentre si monta una canna, ma lui non ha lo stesso fascino di Jago, mi viene da pensare.
Fumiamo entrambi, ma non è rilassante come prima, lui parla e ride di cose che neanche sto ad ascoltare, mi sta annoiando ma non voglio dirglielo.
Sento di non sentirmi più a mio agio lì con lui, qualcosa mi disturba, qualcosa mi sta opprimendo. Così decido di alzarmi e con la scusa di dover cercare le mie amiche lo lascio lì e rientro dentro.

Non l'avessi mai fatto.
Sono completamente spaesata. Una sensazione a me fin troppo conosciuta sta avanzando dentro di me, cerco di scacciarla, devo rimanere tranquilla. Questa musica non mi aiuta, le immagini incominciano ad accavallarsi e nonostante io sia ferma come una statua in mezzo a tutti questi corpi che si muovono mi sembra di correre verso qualcosa di irraggiungibile.
Ho bisogno di aria ma sono bloccata al pavimento. Il mio respiro inizia a diventare sempre più veloce, disconnesso. Sento le lacrime calde che mi bagnano il viso. Continuo a non riuscire a muovermi e peggio ancora il panico inizia ad impossessarsi di me.

La vedo, vedo Ludovica come si muove e vorrei urlare il suo nome o dirigermi verso di lei ma non esce niente dalle mie labbra, non si muovono neanche.
La bolla, la mia bolla, è tornata, più grande e spessa che mai.
Penso di stare per cascare a terra ma qualcosa, qualcuno, con una stretta sicura sul braccio mi regge.

In un attimo, in un momento che non riesco neanche a ricordare sono fuori. Non me ne accorgo neanche, nella mia testa sono ancora lì, incatenata al pavimento, in mezzo alle persone che si muovono e mi offuscano la vista.

<Siediti qua, non ti muovere>
Non annuisco, non mi muovo, non faccio niente. Alchè sento una spinta debole che mi fa sedere su quel muretto che ne ha già viste tante.
Sto tremando, mi rendo finalmente conto di essere fuori e la sensazione di panico viene raggiunta da un freddo che mi fa gelare le ossa.
Improvvisamente sento un tepore addosso, qualcuno mi ha infilato una felpa, enorme, calda.

A quel punto alzo lo sguardo, e iniziò a singhiozzare come non mai davanti all'ultima persona che immaginavo di avere davanti, e che sicuramente non avrei voluto.
<Stavi tremando>

Si inginocchia davanti a me e cerca di tranquillizzarmi con parole sussurrate al vento perché io non ho idea di cosa stia dicendo.
Lo vedo trafficare con il telefono e quando vedo Manola arrivare di corsa capisco che deve averla chiamata.
Tutto si sta svolgendo a rallentatore davanti ai miei occhi. Non sono qui con la mente, sono estraniata, di nuovo.
<Ha avuto un attacco di panico>
Sussulto, come lo fa a dirlo?
Sento Manola chiamare suo padre per venirci a prendere.
Ma l'unica cosa che faccio è prendere quella mano che vedo vicino al mio viso e stringendola fortissimo sussurro
<Fammi rimanere qua>
Si abbassa per guardarmi nel viso
<Eryn.. devi andare a casa, devi tranquillizzarti, è tutto apposto>
<Aiutami a scoppiare la bolla.. perfavore> sussurro
Mi guarda con quei suoi occhi scuri come mai e senza preavviso mi abbraccia, sento l'odore di fumo addosso ai suoi vestiti ma non mi importa. Questo contatto così forte mi sta riportando indietro, sento i brividi percorrere la mia schiena.
Brividi di piacere, di vita, di presenza.
<Sono qua> dico più a me stessa che a lui.

Ti salvo ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora