Capitolo sette.

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Mi svegliai lentamente.

Non aprii nemmeno gli occhi, prima sentii un profumo di menta particolare, che ricordavo vagamente di aver già sentito.

Non che non conoscessi che sapore avesse la menta, ma quello era un profumo inebriante.

Mi piaceva da morire, talmente tanto che, se avessi avuto ancora sonno, mi sarei riaddormentata immediatamente beandomi di quella fragranza.

Ma era giunta l'ora di svegliarsi, sicchè aprii prima un occhio, poi subito l'altro, e il paesaggio che mi comparve avanti era un vasto prato, coperto da centinaia di foglie secche.

Ma come?
Ricordavo di essermi addormentata sull'altalena.

Appena ragionai un altro po', constatai di essere appoggiata con la testa a qualcosa che non somigliava per niente a dell'erba...

Sussultai immediatamente.

《Ancora tu?》, esclamai con il fiato corto dopo lo spavento appena preso.

Era Derek.

Mi sembrava passata una vita dall'ultima volta che l'avevo visto, e in realtà era successo poco più di ventiquattr'ore prima.

《Ma... Che ci fai qui? Come... Come sei arrivato? Perché sono qui, io ero su un'altalena e... Oh cazzo, perché il sole sta tramontando? Che ore sono? Io avrei dovuto essere alla festa adesso!》, proruppi tutto d'un fiato.

Derek mi sorrise divertito, mostrando quelle sue, impossibile negarlo, adorabili fossette.

《Calmati, Phoebe Gefferson》.

Si ricordava il mio nome e persino il mio cognome? Che razza di memoria aveva questo? Io non ricordavo nemmeno quanti anni avevo tra un po'...

《Una cosa alla volta: abito vicino a questo parco, anche se è strano, io qui non ti avevo mai vista...
Stavo passando tranquillamente mentre fumavo una sigaretta e ti ho vista mentre dormivi su quell'altalena... Eri proprio carina!》, scherzò, mentre mi indicava l'altalena dove mi trovavo prima di svegliarmi.

《Ti ho portata qui perché eri in una posizione scomodissima, portandoti in braccio, e tu nel dormiveglia ti sei attaccata a me, peggio di un koala, e così sono rimasto qui... Grazie, so di essere irresistibile per le ragazze: non immagini come sia difficile essere me stesso tutti i giorni!》, sospirò teatralmente.

Patetico.
Dovevo ammettere che avevo appena fatto una gran bella figura di merda.

《Ah, giusto... Per la festa non preoccuparti, dovevo esserci anch'io, ma ti ho trovata qui e ho avvisato i ragazzi e anche la tua amica che saremo arrivati un po' più tardi》.

Fantastico, ero stata tutto il tempo con un essere del genere.

Non mi sembra ti sia dispiaciuto, disse la mia coscienza.
Non le diedi ascolto.

Improvvisamente mi tornò in mente il motivo per il quale ero corsa fino a qui, e giuro che ci provai, a trattenere un pianto sfrenato, ma una lacrima, una sola, cadde involontariamente dal mio occhio destro.

Sperai vivamente che Derek non se ne fosse accorto.
Io sono Phoebe, io sono una roccia, io non piango mai.

Ma, ancora una volta lui si accorse dei più piccoli miei particolari, e sorprendentemente prese questa lacrima e con il pollice la scacciò via, delicatamente.

《E questa per cos'era?》, chiese con calma.

Quella tranquillità che regnava nei suoi occhi placò per un momento anche me, ma il mio muro s'innalzò subito, di nuovo.

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