Il mio addestramento Jedi iniziò al Tempio di Coruscant. Il tempio era un gigantesco cubo dorato, con enormi scalinate, enormi torri, enormi corridoi, enormi statue di vetusti Jedi all'ingresso. Mi chiesi spesso se per sbaglio non mi fossi unito ad un Ordine di giganti senza che ne fossi a conoscenza. Un po' quando si aprono quelle fastidiose pubblicità sull'holonet che, non appena schiacci in un punto sbagliato ti abbonano automaticamente a una fornitura a vita di materassi termoregolatori, senza che tu te ne sia minimamente accorto. (io lo so, perché ahimè purtroppo mi è successo)
Questa era più o meno la sensazione che provavo nei miei primi giorni da Jedi. Di essermi imbarcato in un'impresa più grande di me, senza aver davvero premuto il tasto di conferma.
Tutti avevano un comportamento che mi sconcertava. Sembrava che tutti mi temessero e mi detestassero in ugual misura, o almeno questa era la mia impressione. Ogni cosa che dicevo e facevo riceveva sempre sguardi preoccupati e uno scambio di occhiate significative tra Obi Wan e gli altri Maestri.
Non capivo quale fosse il problema. Cercavo di comportarmi come mia mamma mi aveva sempre insegnato, era così un male?
Una volta stavo camminando in un corridoio del Tempio e sentii due padawan dietro di me che stavano parlando tra loro. Ad un certo punto uno disse, in un sussurrò perfettamente udibile. "Vedi quel ragazzo lì davanti? È Anakin Skywalker, era uno schiavo su Tatooine e il Consiglio crede che sia il Prescelto. Si comporta come se fosse chissà chi."
Beh, mi aveva beccato, credevo di essere incredibile. Ogni esercizio mi riusciva bene, ero uno dei migliori con la spada, indiscutibilmente il miglior pilota e aveva il maggior numero di midi-chlorian di chiunque. E non facevo nulla per nasconderlo.
So per certo che quasi tutti i Jedi che mi abbiano conosciuto anche solo di sfuggita, mi abbiano considerato un arrogante. Perché effettivamente adesso che ci ripenso era proprio quello che sembravo. Un ragazzino pieno di sé che pretende che gli si baci la terra dove cammina.
In realtà, questo mio atteggiamento nasceva in particolare da due fattori. Uno, che sin da quando arrivai su Coroscant, mai nessun Jedi mi aveva mai concesso il minimo complimento. Cavolo, neanche una minima parola di accettazione, un semplice 'sono felice che tu sia qui', un gesto di incoraggiamento. In quel momento io bramavo amore. Volevo volere bene e che me ne volessero, volevo sentirmi sicuro e protetto, non costantemente in bilico su una corda di insicurezza e pensavo ingenuamente che dimostrando quanto valevo avrei spinto i Jedi ed Obi Wan ad accettarmi con calore. Illusione bella e buona perché la Forza sa quando mai sia successo.
Non incolpo i Jedi per il loro comportamento. Non era loro intenzione mettermi a disagio, era solo il modo in cui era stati cresciuti fin da piccoli, a temere e a distaccarsi dalla emozioni. L'opposto di come ero stato cresciuto io, pratica.
La seconda causa del mio comportamento era il fatto che, mettendo in mostra i miei talenti, sarei riuscito a convincere tutti che ero bravo, potente, dotato e all'altezza del percorso che avevo davanti, e magari, così facendo, avrei convinto anche me stesso.
Perché se mi sentivo così escluso e rifiutato doveva essere per qualcosa che avevo di sbagliato. Guardavo l'affresco della Profezia del Prescelto e mi immaginavo un giorno in cui avrei sconfitto definitivamente i cattivi e non avrei dovuto fare i salti mortali per strappare uno sguardo di qualcosa di vagamente simile all'ammirazione.
Il comportamento del mio Maestro in particolare, mi ha sempre confuso in quei primi anni. Perché se mettevo da parte le occhiate ostili dei membri del Consiglio e degli altri Jedi, deducendo che semplicemente non mi volessero lì, Obi Wan era indecifrabile.
Passava dall'essere distante, perso nei suoi pensieri, a controllare quanto volte starnutissi. Era costantemente attento a tutto ciò che facevo e sembrava trovare qualcosa da criticare anche nel modo in cui respiravo. Era meno calmo di quanto volesse dare a vedere e qualche volta mi è quasi sembrato di scorgere un filo di paura nei suoi occhi.
Temeva di sbagliare qualcosa con il mio addestramento che potesse portarmi 'al lato oscuro', così diceva. Non ho mai capito cosa fosse quel famoso posto. Una cantina buia? Il castello di un vampiro? Una grotta piena di mostri? Come poteva, correre un po' troppo veloce con le speeder, condurmi in una grotta piena di mostri?
A volte di sera, soprattutto nei primi mesi, lo trovavo solo su una terrazza a fissare il tramonto, con una tristezza addosso che riverberava in tutta la Forza. Adesso so che stava semplicemente piangendo la morte di Qui Gon, ma questa deduzione andava oltre la mia mente di bambino di 10 anni e pensavo semplicemente di stare deludendolo profondamente.
Devo ammettere che in quegli anni non sono sempre stato sicuro di concludere l'addestramento. Perché se non riuscivo a convincere nemmeno il mio Maestro (e qui udite bene, cari compagni, quanta considerazione avevo di me stesso), che avrebbe dovuto esserlo d'ufficio in teoria, ad essere orgoglioso di me, come potevo convincere il Consiglio, che non mi aveva mai voluto fin dall'inizio?
Ma ho parlato di certi diari. Sentiamo cosa avevo da dire.

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THE KNIGHT DIARIST
FanfictionQuando Anakin Skywalker, ormai sessantenne (anche se a lui non piace ricordarlo) trova i suoi vecchi diari che ha tenuto quando era una Cavaliere Jedi della vecchia Repubblica, è stupito dallo scoprire cosa contengono -poemi d'amore, riflessioni sen...