Appena finì il film Michael mi chiese se mi era piaciuto e io gli risposi di sì, anche se non avevo ascoltato molto. Ormai erano le cinque e io avevo fame. Così prendemmo due panini e ci mettemmo dentro il prosciutto fino a riempirli per bene. Michael ci mise pochissimo a mangiarlo, io un po' di più perché sono sempre stata lenta a mangiare. Poi ci alzammo da tavola e decidemmo di giocare a nascondino per la casa. Contai per prima io. Ci misi un po' a trovarlo, ma quando lo trovai lui mi baciò. In verità fu grazie a quel bacio che lo trovai. Mi prese di sorpresa che quasi urlai e mi baciò. Poi gli dissi: "Ah, ah, ti ho trovato". Lo abbracciai. Avevo un sorriso grosso come una fetta di anguria. Non giocammo più a nascondino quel giorno.
Ci sedemmo sul divano e lui mi chiese: "Perché sei diversa dalle altre ragazze?"
E io: "Beh... perché mi sentirei falsa ad abbracciare tutti conoscendovi poco. Io abbraccio solo la gente a cui voglio veramente bene e che conosco bene. Dovrei avere un legame. E poi, un conto è a scuola e un conto è fuori"
"Ma tu non tu vesti come loro o non ti trucchi come loro"
"Io mi vesto come piace a me. Loro sono più o meno tutte uguali, e poi non credo che abbia senso truccarsi tanto per andare a scuola, massimo un po' di mascara e fondotinta. Non devi mica andare ad un party"
"A me piaci per questo". Non sapevo cosa dire. Ero esterrefatta. Non avrei mai pensato che me lo dicesse così, in quel momento. Ancora una volta mi colse di sorpresa. In quel momento si poteva tastare il mio imbarazzo. Decisi allora di sdraiarmi sul divano e guardare il muro e aspettare che lui dicesse qualcosa. Non volevo guardarlo, non so perché. Beh, non so quanto tempo passò, fatto sta che io chiusi gli occhi e arrivò lui di soppiatto e mi prese in braccio. Io mi aggrappai a lui, all'inizio ero un po' spaventata. Poi mi tranquillizzai e lo guardai negli occhi come non lo avevo mai guardato prima. Eravamo così vicini, sentivo il suo respiro. Mi lasciò le gambe in modo che io stessi in piedi. Lo abbracciai forte. Poco dopo lui mi disse di chiudere gli occhi, io gli chiesi perché, ma lui non me lo volle dire. Allora io li chiusi. Sentii le sue labbra poggiarsi sulla mia fronte delicatamente e poi andarsene via di volata. Un secondo dopo aprii gli occhi e lui se ne era già andato, allora lo chiamai. Non rispose. Stava scendendo le scale. Allora mi misi a rincorrerlo e a urlargli che non doveva andare via, doveva rimanere. Ma niente. Lui andava veloce e io non riuscivo a raggiungerlo. Quindi appena finito di scendere le scale feci finta di rallentare, ma lui iniziò a correre più veloce, anche se poi rallentò man mano. Io cercavo di seguirlo silenziosamente. Di soppiatto gli misi le mani sugli occhi per far in modo che non vedesse. Lui cercava di liberarsi da me. Io lo tenevo stretto, ero decisa a non lasciarlo andare via. Lo girai verso di me. E gli dissi:"Tu rimani con me Michael. Rimani ti prego!" Michael mi guardò a lungo indeciso sul da farsi. Per fortuna decise di restare con me. Però non tornammo a casa mia. Andammo al
parco, per poi sederci sull'altalena.Restammo al parco un po'. Nessuno dei due parlò. A volte io mi giravo e lo guardavo. Intanto fissavo le mie scarpe e andavo lentamente sull'altalena. Dopo poco mi disse che doveva andare a casa perché si stava facendo tardi. Allora lo accompagnai alla metro. Ci salutammo e ci baciammo sulla guancia. Quando si chiusero le porte gli sorrisi e pensai che tanto ci saremmo rivisti domani.
Ero a scuola nell'ora del mio prof. di inglese. Aspettammo una decina di minuti che arrivasse, ma non fu così. I miei compagni iniziarono a fare ognuno i fatti propri. Dopo un po' entrò in classe un professore abbastanza giovane. Aveva degli occhiali gialli e tondi, dei jeans e una maglietta entrambi azzurri, gli occhi piccoli ed era magretto. Sentii appena la sua voce quando si annunciò alla classe. In quel momento c'era quasi tutta la classe che faceva casino, un casino tremendo. Allora io sbattei il banco a terra (ero un pelino arrabbiata) e urlai: "State zitti! Smettetela!"
E anche il prof diceva a tutti di stare zitti. Ad un certo punto irruppe un ragazzo di un'altra classe insieme a una commessa. Tutti si fermarono e ammutolirono. Il ragazzo appena venuto iniziò a indicare stava chi faceva casino perché la classe da cui lui proveniva si lamentava del rumore. Indicò qualche ragazzo e poi qualcuno vicino a Felix. Allora la bidella fece a sorte tra me e Felix. Io non volevo uscire, non volevo andare dal preside per una cosa che non avevo fatto. Così abbracciai forte Michael e c'era Samuel che ci guardava. Sono uscita io. Poco dopo suonò la campanella e preparammo tutti la cartella e io uscii abbastanza velocemente. Ero veramante arrabbiata con tutti gli altri. Ci ero andata di mezzo io che non avevo fatto niente di male. Mi misi ad ascoltare un po' di musica e ascoltai qualche canzone triste. Dopo essere scesa dalla metro passai vicino alle scuole medie dove conoscevo alcune ragazze che stavano uscendo in quel momento. Io stavo piangendo e singhiozzando. Allora una di loro mi venne incontro insieme ad altre tre e mi chiese cosa fosse successo. Io l'abbracciai e piansi. Allora mi
chiese se qualcuno mi avesse fatto male e io le dissi di no. Non volevo parlarne: già dovevo pensare a come dirlo ai miei. Poco dopo mi arrivò qualcuno alle spalle e mi abbracciò. Fu una sorpresa. Chi avrebbe potuto abbracciarmi in quel momento e in quel modo? Mi girai e vidi Michael. Probabilmente mi aveva seguito fin lì. Allora aveva visto tutto: da quando avevo messo la musica a quando avevo iniziato a piangere. Ero contenta di vederlo vicino a me. Ci lasciarono soli e parlammo un po'. Mi disse che tutto si sarebbe risolto e che lui era lì con me se volevo stare un po' con lui e parlarne. Così chiamai i miei e dissi loro che avrei mangiato fuori. Decidemmo di andare prima a prendere da mangiare (offrì tutto Michael, anche se non presi molto) e ci fermammo al parco. Ero ancora triste. E Michael lo capì, così mi abbracciò forte e mi fece dimenticare il motivo della mia tristezza. Parlammo di qualsiasi cosa possibile tranne che della scuola. Ballammo anche. E cantammo insieme. Lui mi fece i complimenti per la mia voce. Disse che ero molto brava. Io invece gli feci i complimenti per come ballava: era davvero bravo. Poi arrivò la sera e dovemmo tornare a casa tutti e due. Così mi accompagnò a casa e ci salutammo.
Quando varcai la porta, mi ricordai a causa di che cosa era stata triste per la maggior parte della giornata. Mi misi le mani in faccia. Non piansi però come avevo fatto prima, ero solo disperata. Anche perché non avevo ancora pensato a come dirlo ai miei genitori. Di una cosa ero sicura: non sarebbero venuti a saperlo tramite il registro elettronico perchè non lo guardavano mai. Non potevo assolutamente parlare ai miei del fatto che sarei andata in presidenza e che avrei potuto ricevere dei provvedimenti disciplinari a causa di ciò che aveva fatto qualcun altro e non io. Anche perché non avrebbero mai creduto che non era stata colpa mia. Mi avrebbero punito per chissà quanto tempo. Ma come aveva potuto Felix lasciare che la colpa, e quindi la punizione, ricadesse su di me, mentre anche lui era stato uno di quelli che aveva fatto casino? E adesso io ero in quella situazione anche per colpa sua. E non potevo farci assolutamente niente.
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Cosa siamo? Solo amici o qualcosa di più?
RomanceAngelica Allster. Il suo primo anno di liceo. Conoscerà tante persone, tanti ragazzi e tante ragazze. Tra cui Michael Del Gabriel. Tra lei e Michael sembrerebbe nato tutto per far ingelosire tre ragazze, anche se in realtà non é così. Il loro sarà u...