Capitolo 7

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I giorni passarono veloci e arrivò il giorno della festa. Io ci misi poco a prepararmi: mascara, eyeliner, un po' di fondotinta e il mio vestito azzurro insieme alle mie all star bianche. Non avevo messo il rossetto perché non mi piace molto metterlo.
Dovevo arrivare alla festa di Michael alle otto. Il party, mi aveva detto,era in un locale con la discoteca dove avremmo anche mangiato. Ero impaziente di arrivare lì.
Andai in metro e poi a piedi per arrivare alla festa. Non c'era tanta gente appena giunsi.
Mi accolse Micheal, mi abbracciò, mi diede un bacio sulla guancia e mi offrì una coca cola che io presi. Poi si spostò per salutare gli altri invitati. Andai dal barista e presi la torta al cacao e alla panna. Era davvero buona. Poco dopo il dj mise su un po' di musica, il genere era house music. Incominciammo tutti a ballare a ritmo.
Qualcuno cominciò anche a bere. C'era la birra, del vino, Martini, whisky, jack daniel's, gin e bibite varie. Io mi misi a ballare con Ellen e Letizia mentre parlavamo. 
Dopo un po' di tempo un ragazzo, probabilmente un amico di Michael, ci chiamò tutti a raccolta. Ci spiegò un gioco: i ragazzi e le ragazze si mettevano in due cerchi separati. Poi si sceglievano una ragazza e un ragazzo che si mettevano in mezzo ai due cerchi, giravano in mezzo con gli occhi chiusi e quando qualcuno diceva stop si fermavano e il ragazzo o la ragazza che avevano davanti dovevano baciare a stampo quello che era in mezzo. Scelsero Michael, perché era il festeggiato, e me. Wow. Che gioco entusiasmante. Il primo ragazzo che mi baciò fu Dario. Un mio amico e compagno di classe. Poi Alex, qualche amico di Michael e Sam. Poi mi baciò Mario. Per ultimi, prima che il gioco finisse mi baciarono Miguel, un amico di Michael che conoscevo già perché era venuto una volta all'intervallo a parlare con noi e che è più grande, e altri ragazzi che non conoscevo. Poi ricominciarono a ballare e io mi misi in disparte. Non avevo nessuna voglia di ballare e a dire la verità neanche stavo ascoltando la musica. Iniziai a osservare le ragazze che c'erano al party. Una ragazza indossava un vestito rosa shoking super pomposo che le arrivava poco sotto il sedere e delle scarpe rosa con tacchi molto alti. Un'altra aveva un vestito corto nero e attillato che le arrivava giusto a circa dieci centimetri sopra le ginocchia e le Jeffrey Campbell nere. Letizia aveva una gonna nera ampia a vita alta e una maglietta bianca liscia e senza maniche che le arrivava a coprire l'elastico della gonna e le vans bianche a strisce nere. Ellen aveva un vestito grigio a maniche corte ampio sopra e attillato sotto e le Chuck Taylor all star a stelle bianche su sfondo blu, credo. Mi annoiavo e non avevo la ben che minima voglia di ballare. Poi arrivò Michael con un bicchiere pieno in mano. Aveva una camicia bianca, una felpa blu con la scritta Abercrombie (che probabilmente gli avevano regalato) e dei jeans beige o di qualche sfumatura del marrone della carharrt. Era Wow. Stava benissimo con quei vestiti e aveva i capelli un po' spettinati che gli donavano in modo pazzesco. L'unica cosa che stonava in lui era che mi sembrava sbronzo. Mi chiese se ero annoiata e io gli risposi che lo ero un po'. Poi mi prese le mani e si avvicinò a me pericolosamente. Voleva baciarmi. Misi la mano sul suo petto per spostarlo da me. Non volevo questo in quel momento. Mi chiese perché l'avessi respinto e io gli risposi: "Io non voglio baciarti quando sei sbronzo, io voglio baciarti da sobrio e... poi non sono la tua ragazza!"
"Ma io sono sobrio!"
"Quanti bicchieri hai bevuto?"
"Pochi..."
"Quanti??"
"Cinque... quattro..."
"Di cosa?"
"Ehm... di... (si grattò la testa come per cercare una scusa)... di jack daniel's..."
"Sei sbronzo."
Mi diede la mano e uscimmo dal pub. Camminammo un po' e arrivammo a un parchetto e ci sedemmo su una sedia. Rimanemmo fino all'una circa a guardare le stelle come se fossimo complici di quella bellezza. Poi andammo via. Michael tornò col motorino e mi portò a casa. Rimasi attaccata alla sua schiena per tutto il viaggio e restai in estasi a sentire il suo profumo. Ogni tanto mi svolazzava la gonna e me la rimettevo puntualmente a posto sotto il sedere.
Arrivata a casa ci salutammo con un bacio sulla guancia. Rimasi lì a guardarlo mentre se ne andava finché con la sua moto non girò l'angolo della via di casa mia. Così rientrai a casa, mi cambiai mettendomi il pigiama e rimasi a ripensare a quanto era successo quella sera. Era stato tutto completamente diverso da come me lo ero immaginato. Io avevo pensato che avremmo prima mangiato e poi ballato musica house fino a quando non saremmo tornati tutti a casa nostra. Mi sdraiai sul letto a guardare il soffitto e mi addormentai subito. 

Mi svegliai la mattina dopo come rigenerata. Sbadigliai stiracchiandomi. Feci colazione normalmente e poi andai a scuola in metro. Misi su le cuffie e mi rinchiusi nel mio mondo di musica momentaneo. Amo la musica e ogni volta che l'ascolto mi tranquillizzo (infatti quando sono
arrabbiata uso la musica come rimedio). Ascolto di solito canzoni anglo-americane pop-rock, anche se a volte ascolto anche qualcosa di rap. Ma torniamo alla mia giornata tranquilla di scuola. Faceva caldo perché era fine maggio e inoltre in metro c'era un bel po' di gente e questo aumentava il senso di calore, ma io in quel momento ero fuori dal mondo e quindi non sentivo nulla di tutto ciò. Quando uscii fuori dalla metro mi accorsi del caldo e mi feci lo chignon. Feci la strada per la scuola da sola, anche se in giro c'era tanta gente.
A scuola la prima ora era di latino e io mi stavo addormentando da quanto era noiosa la lezione. Poi mi chiamò Michael e mi chiese: "Domani pomeriggio vuoi venire con me al cinema?" E io tipo risvegliata da un sonno profondo gli risposi di sì, la mia voce sembrava uscita dall'oltretomba, anche se avevo dormito bene. Tant'è che lui si mise a ridere. Io lo guardai male e lui fece segno di cucirsi la bicca. Poi gli chiesi che cosa saremmo andati a vedere e lui mi rispose che avremmo guardato Survivor, un film che parla di un'impiegata dell'ambasciata statunitense nella capitale britannica, dove si deve occupare di prevenzione al terrorismo: la sua attività la mette rapidamente nel mirino di alcuni estremisti, che piuttosto che ucciderla decidono d'incastrarla per crimini che non ha commesso, mentre progettano un attentato a Times Square la notte di Capodanno. Sembrava interessante anche se in quel momento i miei neuroni erano in stato di spegnimento. Gli chiesi per ultima cosa a che ora fosse. Così lui mi disse che il film sarebbe iniziato verso le quattro. Poi mi riaddormentai. La campanella interruppe i miei sogni. Avevo sognato qualcosa di strano. Ero in una stanza da sola e due persone urlavano, ma io non potevo uscire da lì e non riuscivo a capire di chi fossero le urla anche se una di queste mi sembrava familiare. Entrambe appartenevano a due maschi. Non avevano ancora finito di urlare che era apparsa una ragazza tra di loro, i quali avevano iniziato a tirarla per le braccia. A questo punto anche lei aveva iniziato a urlare, questa volta per il dolore. Iniziai a sentire una sensazione come se mi dovesse scoppiare la testa. A quel punto mi svegliai e mi accorsi che avevo le unghie conficcate nelle nuca e che Michael mi guardava visibilmente preoccupato per me. Io mi alzai dalla sedia e me ne andai via. Avevo bisogno di aria e decisi di fare un giro in cortile. Appena vi arrivai mi dimenticai il sogno che avevo appena fatto.
Va beh. Lasciamo stare quel sogno astruso e poco comprensibile.
Il resto della giornata continuò normalmente.

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