Finalmente stava finendo la scuola. E con essa il mio primo anno di liceo. Non avevo materie sotto, andavo bene a scuola. Insomma ero già proiettata nel mondo delle vacanze. Infatti quella mattina mi chiesi e poi domandai a mia madre dove saremmo andati quest'anno. Mia mamma rispose con un: "Sicuramente in montagna, poi non so... dobbiamo ancora decidere"
In montagna i miei avevano comprato una villetta da qualche anno. Io e mio fratello Jack ci eravamo fatti subito degli amici: alcuni erano del paese, altri provenivano da tutta Italia. Appena mia madre mi disse quelle cose, mi venne in mente che poteva venire su anche Martina. Lei era sempre stata abbastanza timida quando si trattava di conoscere gente, prima o poi avrebbe dovuto conoscere altra gente no, oltre a me e ai suoi compagni di classe? Così decisi di mandarle un messaggio.
Mi rispose una decina di minuti dopo, mentre io mi stavo lavando i denti. Doveva chiedere ai suoi, dovevo dirle quando saremmo andate su e per quanto tempo. Le scrissi che non lo sapevo di preciso, ma sicuramente saremmo rimasti su tra fine luglio e inizio agosto e che poteva rimanere quanto voleva. Non vedevo l'ora. Appena finii di prepararmi per andare a scuola ricevetti un altro messaggio che mi diceva che Marty era straesaltata al pensiero che avremmo potuto fare una vacanza insieme. Poi però mi si impanicò perché le avrei fatto conoscere i miei amici di su. Io cercai di calmarla come al solito. Ogni volta che faceva così mi veniva da ridere perché mi mettevo sempre a pensare a quanto diventava rossa quando incontrava qualcuno che non conosceva. E tutte le volte che glielo facevo notare diventava ancora più rossa e mi tirava un pugno perché non riuscivo a trattenermi dalle risa. Questo era uno dei nostri piccoli cliché. Riguardai i nostri messaggi e mi battei la fronte con una mano al ricordare quei momenti. Diciamo che quando era imbarazzata si poteva tagliare il suo imbarazzo con un coltello in stile cartoni animati. Quando posai ancora gli occhi sullo schermo del mio cellulare lessi un messaggio: "Guarda che ti vedo ridere... non provarci mai più eh! Lo sai che mi fai innervosire!"
Mi girai per vedere se era veramente vicino a me, ma ovviamente non lo era, così le scrissi: "Ma io non sto ridendo"
"Certo come no... ti conosco polla" rispose.
"Va bene mamma lo ammetto. Scusami"
"Così va meglio bimba mia" digitò Marty sulla tastiera del cellulare.
"Guarda che i miei amici non sono mica brutti eh!"
"Ancora peggio! Vuoi farmi diventare un pomodoro quando li incontrerò? Guarda che non vengo"
"Dai su, non farmi questi ricatti! Mica ti mangiano! O forse sì, ma con gli occhi, perché sei figa!"
"Ma vaffanculo vah! Che poi se mi fissano muoio..."
"NON PUOI NON VENIRE! Ti trascino a forza, ti lego nel bagagliaio della macchina"
"Io quando arriverò lì mi nasconderò"
"E io ti verrò a cercare dovunque andrai, stanne certa"
"Tanto non mi troverai mai!"
"Certo come no, guarda che io sono brava a scovare la gente... non per niente sono un'affiliata della C.I.A., ma tu questo non l'hai saputo da me..."
"😂😂 Non dire cazzate"
"Brava, continua così, tu non sai niente"
"Vai tra che tanto non ti prenderebbero mai"
"E perché? Cosa stai insinuando?"
"Nulla, assolutamente nulla. Solo che non sei abbastanza qualificata"
"E perché tu sì invece?"
"Sì"
"Ma non mi dire!"
"Io sono un'infiltrata della mafia russa nella C.I.A., altro che agente di basso livello!"
"Sei falza, ecco cosa sei!"
"E adesso io ti denuncerò! Sarai catturata!"
"Adesso finiamola che io sto entrando a scuola e tra poco arriva quella puttana della mia prof di inglese. Ciao"
"Ciao"
In quel momento entrai a scuola e beccai Mario, aveva da poco buttato la sigaretta a terra e puzzava ancora di canna. Mi prese la mano e mi trascinò con sè. Mi sentii immediatamente spaesata. Era come se mi stessi muovendo in un mondo sconosciuto e come se vedessi e capissi dove stavamo andando a rallentatore. Mi sembrava tutto così irreale. Non capii subito cosa stava succedendo. Mi guardai attorno. Mi sembrava di essere in un sogno.
Tornai alla realtà quando inciampai in qualcuno. Era Mario che si era fermato. Eravamo all'interno di una piccola stanza, sembrava un'aula, ma, dato che eravamo in penombra non potevo esserne sicura. Mi guardai attorno un'altra volta per cercare di mettere a fuoco dove fossimo approdati e perché mi sembrava di essere così lontana dalla civiltà. Alla fine il mio sguardo si posò su Mario. Lo guardai di traverso per cercare di capire dalle sue espressioni del viso come mai mi avesse portato lì. A quel punto mi prese anche l'altra mano. Mi venne il panico non so neanche perché. Il mio istinto mi diceva di scappare via. Ad un certo punto Mario iniziò a parlarmi a bassa voce, portando la sua bocca vicina al mio orecchio: "Angie... tu sei una bella ragazza... non ti conviene stare con quello lì..."
"Quello lì chi?"
"Sai di chi sto parlando... lui ti sta sempre appiccicato e questo non mi piace..."
Probabilmente stava cercando di parlarmi in modo sensuale, ma a me stava facendo l'effetto opposto. Stavo iniziando ad avere paura di ciò che sarebbe potuto succedere.
"Non ti deve interessare chi mi sta vicino o no, io posso scegliere i miei amici..."
"Ma lui non è solo un amico per te..."
"E anche se fosse... questo non ti riguarda..."
"Sì invece perché tu mi interessi"
"Questo lo avevo capito, ma la cosa non è reciproca, te l'ho già detto una volta..."
"Io ti ho già dimostrato che il tuo rapporto con Michael non mi andava bene, eppure tu non hai cambiato idea"
"C-come? C-cosa?" Lo guardai esterrefatta. Non avevo idea di che cosa stesse parlando. In quel momento capii perché avevo iniziato a provare paura dal momento in cui eravamo entrati in quella stanza. Il mio sesto senso mi diceva che ciò che stava per rivelarmi Mario non era niente di buono.
"Come? Non te ne sei accorta? Quei ragazzi... quelli che volevano rapinarti... loro lavorano per me"
Sbarrai gli occhi al sentire quell'affermazione. Non ci potevo credere. Allora era stato lui a commissionare quel furto. Eppure quei tipi ci avevano lasciato andare. Perché? Forse conoscevano Michael. O forse era stato Mario a dir loro che dovevano solo spaventarmi? O forse l'arrivo di Michael era stato un imprevisto e loro avevano preferito lasciar stare. Forse perché Mario aveva ordinato loro di non farmi del male.
"Stronzo di merda! Solo perché ti ho rifiutato! Guarda che a me nessuno può mettere i piedi in testa! Non ci provare mai più!"
Gli puntai il dito contro mentre gli stavo urlando quelle parole. Non so se rimase sorpreso oppure no, fatto sta che non mi fermò mentre me ne stavo andando via da quell'aula. Però, quando gli passai vicino mi disse: "Te ne pentirai"
Così gli risposi: "Guai a te se provi a toccarmi un'altra volta"
Non lo guardai neanche mentre uscivo dalla stanza.
Appena arrivai in classe Michael si accorse che c'era qualcosa che non andava e venne subito verso di me. I suoi occhi verdi-castano cercarono più volte i miei. Ma, quando fu a pochi passi da me gli dissi, senza neanche guardarlo: "Non ho voglia di parlarne"
Sapevo che mi avrebbe domandato che cosa era successo durante quel breve periodo di tempo.
"Sicura?" mi chiese.
"Sì, ho bisogno di riflettere"
"Posso almeno starti vicino?"
"Sì, quando riuscirò a parlartene ti riferirò tutto quello che è successo"
"Ok"
Avevo proprio bisogno di tempo. Non solo per riflettere su ciò che mi aveva detto Mario, ma anche su come agire e su che cosa dire a Michael che si sarebbe sicuramente incazzato appena avesse sentito che cosa era successo poco prima. Dovevo sicuramente raccontare tutto a Marty, avevo bisogno dei suoi consigli che mi erano sempre stati utili.Eccomi tornata con un nuovo capitoloooo! E un nuovo colpo di scena si è abbattuto sulla protagonista di questa storia. Che cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti... hope you enjoyed it!😉
STAI LEGGENDO
Cosa siamo? Solo amici o qualcosa di più?
RomanceAngelica Allster. Il suo primo anno di liceo. Conoscerà tante persone, tanti ragazzi e tante ragazze. Tra cui Michael Del Gabriel. Tra lei e Michael sembrerebbe nato tutto per far ingelosire tre ragazze, anche se in realtà non é così. Il loro sarà u...