Oggi è un martedì qualunque. Palloso come al solito. Ieri volevo parlare con Martina di quello che era successo a scuola sabato, ma poi avevo deciso di no. D'altronde tutto era continuato normalmente, senza alcun problema. Eravamo ancora migliori amici e questo mi faceva felice. Quella mattina ebbi una specie di presentimento: pensai che sarebbe successo qualcosa di inaspettato, ma non sapevo che cosa sarebbe potuto
accadere. Era una giornata normale, niente di più e niente di meno. Le prime due ore cazzeggiai amabilmente. La terza ora la prof. interrogò alcune persone, ma non me e quindi mi andò bene anche perchè non avevo studiato molto. In quei giorni ero stata troppo distratta dalle cose che avevo da fare.
Suonò anche quel giorno la campanella che segnava l'inizio dell'intervallo e la fine della terza ora di lezione. Andai a prendere da mangiare alle macchinette perché avevo una fame tremenda. Mangiai più velocemente di un fulmine. Stranamente quando rientrai in classe non c'era quasi nessuno, così guardai l'orologio: tra poco sarebbe suonata la fine dell'intervallo e non c'era ancora nessuno, era davvero strano. Poco dopo suonò la campanella e rientrò per primo Michael. Mi salutò e mi vide un po' sbalordita e, non so perché, ma mi baciò. Io mi staccai da lui e mi misi a piangere silenziosamente davanti a lui. Lo guardai e lui mi ribaciò, non si era accorto che stavo piangendo a causa sua. Dopo avermi baciata mi strinse a sè, io continuai a piangere sulla sua maglietta appoggiando le mani in modo che quasi mi coprissero la faccia. La mia testa era appoggiata al suo petto in modo da nascondere il mio viso. Mi spinsi un po' più lontano da lui e lo abbracciai di nuovo sempre piangendo. Poi lui mi tirò su il mento con il dito e volse il mio viso verso il suo. Con l'altra mano mi asciugò le lacrime che, nonostante quello, scendevano ancora. Poi smisi di piangere e lui mi baciò sulla fronte. Io rimasi a guardarlo ancora per un po' e lo stesso fece anche lui. Quando arrivarono anche gli altri tornammo al nostro posto e ci comportammo come i giorni precedenti. Ero SBALORDITA dal suo comportamento. Non ci potevo credere. Ma allora mi amava sul serio? Non erano una finta i baci che mi aveva dato sabato. Non so perché le lacrime mi fossero iniziate a scendere sul viso in quel momento, davvero non lo so. Forse perché aspettavo quel momento e finalmente era arrivato? O perché non me l'aspettavo? O perché non volevo? O perché non mi sembrava giusto? O perché lo amavo? Se sì, davvero lo amavo? Perché non avevo mai sentito qualcosa prima? Forse lui mi aveva fatto innamorare in quei giorni. Forse perché lo avevo conosciuto meglio e pian piano mi era iniziato a piacere. Forse perché nessuno mi aveva mai fatto sentire così. Così protetta, al sicuro, nelle braccia di qualcuno che mi amava, finalmente. Dopo quello che era successo tra me e Lawrence. Forse perché quell'abbraccio mi aveva
ricomposto e riassemblato i pezzi che erano caduti o che stavano per cadere. Come i pezzi di una costruzione che è in bilico, che non è stabile e qualcuno la aggiusta, la ricompone e la rimette a posto. Intanto che parlavo con Michael pensavo.Dopo la scuola dovevo andare in metro perché dovevo tornare a casa come tutti i giorni. Anne non c'era e quindi con me che andava alla metro rossa non c'era nessuno, a parte Mario, J-Jey, Dimitri e Jessica che però rimanevano ancora vicino a scuola perché rimanevano a fumare e a cazzeggiare lì. Avevo detto a Maria e Alice che dovevo andare e quindi ci eravamo separate subito. Avevo bisogno di stare da sola per un po' a pensare. Così mi incamminai e arrivai alla fermata della metro. Non c'era molta gente anche perché era presto. Ero seduta dato che prima che arrivasse la metro ci sarebbero voluti ancora cinque minuti circa. Stavo ascoltando la musica e... indovina chi arrivò? Michael! Wow. Proprio quando voglio stare da sola arriva lui. Va beh, tanto sarebbe stato su solo per una fermata. Mi salutò e si mise davanti a me. Anch'io lo salutai. Rimanemmo in silenzio e poco dopo, finalmente, arrivò la metro. Trovai un posto libero e mi sedetti. Michael si mise di nuovo vicino a me, mi guardava. Poi iniziò a parlare: "Angie" e io: "Dimmi" e lui: "No, niente". La metro era appena ripartita dalla fermata dove Michael scendeva per andare a casa. Me ne accorsi e lo dissi a Michael che disse: "Oggi non scendo adesso" e io gli chiesi: "Allora dove scendi?"
"Dove scendi tu".
E porco cane. No. No. No.
Io gli domandai: "Perché?"
"Perché devo parlarti e voglio passare un po' di tempo con te"
"Ma a casa mia ci saranno i miei
genitori e poi arriva mio fratello. Non è che puoi dirgli che sei venuto qui perché volevi stare con me?!"
"Allora gli diremo che stiamo facendo un lavoro insieme che è per giovedì e che ci hanno dato oggi e io domani ho gli allenamenti e non possiamo farlo"
"Spero che ci crederanno. Ah, e poi arriverà anche mia sorella più tardi"
"Oh, non c'è problema, a me piacciono i bambini". Si sedette di fianco a me. Ma perché tutto oggi? Guardai il cell. per trovare consolazione. Mi era arrivato un messaggio. Era mia mamma che mi diceva che le chiavi di casa erano sotto gli ombrelli perché loro erano dovuti uscire urgentemente e sarebbero stati fuori tutto il giorno. Lo dissi a Michael. Dalla padella alla brace. E meno male che dovevo stare da sola. Parlammo di non so cosa per il resto del mini viaggio. Come al solito all'uscita dalla metro c'era un vento cane e i miei capelli svolazzavano di qua e di là. Michael mi guardava ancora. Quando il vento cessò. Lui mi fece fermare e mi risistemò i capelli che erano scompigliati e sottovoce disse: "Sei bellissima anche così". Io arrossii un po' e sbattei le palpebre. Mi baciò la fronte e fu un momento dolcissimo. Poi attraversammo e ci incamminammo verso casa mia. Ci vollero circa cinque minuti. Aprii la porta di casa e realizzai che dovevamo prepararci noi da mangiare. Dissi a Michael: "Allora, dato che non ci sono i miei dovremo fare noi da mangiare" e lui: "Ok". Guardai cosa c'era nel frigo: verdure. Ok, no. Prosciutti. Qualche formaggio. Un po' di frutta fra cui: pompelmo, mela, mandarini... il ketchup. Le olive. C'erano anche due cotolette che tirai fuori dal frigo. Intanto iniziai a scaldare la padella e ci misi un po' di olio dentro. Le cotolette erano solo due! Mamma e papà le
avevano tirate fuori per me e mio fratello Jack! Oddio! Va beh, Jack si sarebbe mangiato qualcos'altro. Mi guardai intorno per vedere dove fosse Michael, ma non era in cucina. Allora gridai: "Ti vanno bene le cotolette?" e lui mi rispose di sì. Così le misi a cuocere. Intanto misi a posto la tavola con i bicchieri, le posate e i piatti, presi il ketchup e la maionese. Tirai fuori qualche prosciutto che misi su un piatto vicino a delle fettine di formaggio. Poco dopo arrivò in cucina Michael che se ne entrò con un'esclamazione: "Signorina, cosa ci prepara oggi di così sfizioso ed elegante?". Risi. E gli risposi: "Per lei monsieur una cotoletta con contorno di prosciutto e formaggio e, a sua scelta, un tubetto di ketchup e di maionese". Anche lui rise. Intanto le cotolette erano pronte e Michael mi aiutò a metterle a tavola. Si mise vicino a me a mangiare e per tutto il pasto elogiò la bontà delle mie cotolette e io lo ringraziai in continuazione. Ad un certo punto qualcuno citofonò, doveva essere mio fratello che tornava da scuola. Mi disse però che doveva andare a fare un lavoro con Luca, un suo compagno di classe e non avrebbe mangiato con noi. Io gli risposi che doveva avvisare i nostri genitori al cellulare perché erano usciti e non sarebbero rientrati prima di sera. Wow. Sarei stata più o meno tutto il pomeriggio con Michael, anche perché probabilmente mia sorella sarebbe andata a casa di mia nonna dopo la scuola. Dissi a Michael che mio fratello andava a mangiare da un suo amico e che saremmo stati da soli tutto il pomeriggio. Sulla sua faccia si allargò un sorriso che andava da un lato all'altro della faccia. Scappò anche a me un sorrisetto. Così dopo aver mangiato, dato che per il giorno dopo non avevamo compiti, ci mettemmo a guardare la TV, ad un certo punto prese il possesso del telecomando Michael e mise su un canale dove c'era un film d'amore. Si avvicinò a me e mise il suo braccio sulle mie spalle e mi tirò a sé dolcemente. Ero leggermente rossa e, sempre leggermente, imbarazzata da quello che stava succedendo. Ma proprio leggermente. Mi sono immaginata la mia faccia in quel momento: rossa come un pomodoro con un sorriso strano e le sopracciglia che andavano verso l'alto e io che cercavo di non guardare né lui né il film. In quel momento avrei voluto darmi un pizzicotto e svegliarmi nel letto. Nel mio letto caldo. Ma quella era la realtà e non sapevo assolutamente cosa fare e come comportarmi in quel momento. Ero più o meno in crisi. Cercai di rilassarmi. Misi la mia testa sul suo petto. Sentivo il suo cuore battere insieme al mio, all'unisono. Che cosa
dolce! Poi lo abbracciai e anche lui mi strinse forte a sé e mi baciò la fronte. Ero molto tesa. Infatti non mi ricordo di che cosa parlasse il film, mi ricordo solo che era un film romantico. Io lo guardai per tipo metà del film. Poi lui mi prese le gambe e le mise sopra le sue, insomma: ero in braccio a lui appesa come un koala appeso alla sua mamma. Mi sentivo protetta. Mi sentivo al sicuro da ogni pericolo. Non lo avrei mai immaginato. Non sapevo cosa mi stesse accadendo.Ciaooo a tuttiiiii!!! Eccomi ritornata con un altro capitolooooo... Vi è piaciuto? Votatelo e scrivetemi un commento! Non vi è piaciuto? Commentate scrivendomi che cosa posso migliorare. Grazie a tutti voi per aver letto questa parte❤
Comunque il meglio di questa giornata a casa di Angelica deve ancora arrivareeee...

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Cosa siamo? Solo amici o qualcosa di più?
RomantizmAngelica Allster. Il suo primo anno di liceo. Conoscerà tante persone, tanti ragazzi e tante ragazze. Tra cui Michael Del Gabriel. Tra lei e Michael sembrerebbe nato tutto per far ingelosire tre ragazze, anche se in realtà non é così. Il loro sarà u...