Capitolo XLVI

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<<Ma io avevo altro a cui pensare... Quel maresciallo acconsentì a farmi entrare nella spedizione... Ma io non volevo! Avevo bisogno di un modo per non partire... Non potevo semplicemente rifiutarmi. Avrei dovuto trovare una motivazione... Oppure terminare la mia missione il prima possibile.>>
<<È da ammirare la vostra lealtà, comandante. Nonostante tutto, ancora si ostinava a servire l'Impero ed a collaborare con l'uomo che anni prima non aveva fatto nulla per evitarle la galera...>>commentò Grahoon.
<<Chiamatela lealtà, chiamatelo amore per la patria, chiamatelo senso del dovere, chiamatelo come vi pare. Voi kalsirr siete troppo materialisti, non avete quel pizzico di... romanticismo, chiamiamolo così.>>
<<Forse. Forse è per quello che abbiamo perso la guerra.>>
<<Forse non eravate davvero motivati a combattere per qualcosa... Finché non avete perso la cosa più cara... La libertà.>>

La dannazione di Eden

Una sirena risuonò per la base.
Kra si contorse nella sua brandina, aprendo gli occhi a fatica, ancora bloccati nel torpore del sonno da cui era stato appena strappato.

<<Sveglia uomini! Inizia una nuova giornata!>>gridò un ufficiale alla camerata.

Kra guardò fuori dalla finestra: era l'alba, la luce si intravedeva appena fra le nuvole grigie.

La base si era animata, riempiendosi di uomini indaffarati. Chi andava a far colazione nella mensa, chi si dirigeva a compiere le sue mansioni, chi aveva appena terminato il turno di notte e si dirigeva agli alloggi.

Nella mensa, Xavier si sedette al suo fianco. Kra non alzò lo sguardo, restando concentrato sulla tazza piena di acqua e suo piatto di carne secca e pane secco.
<<Pronto per la partenza?>>
<<Non credo.>>rispose Kra fingendosi dubbioso.
<<Come mai?>>
<<Paura. Paura dell'ignoto. Ma forse è solo nella natura dell'uomo, o sbaglio?>>
<<È naturale temere ciò che non si conosce.>>concordò Xavier<<Ed è un bene che l'uomo abbia certe sensazioni.>>concluse il kalsirr.

Quest'ultimo alzò la manica destra della divisa, esibendo un braccio muscoloso. Gli indicò, con l'indice della mano sinistra, una lunga cicatrice che tagliava in due il braccio.

<<Questo è il ricordo che mi ha lasciato uno shkarr. Mi aveva staccato il braccio quando mi ero avvicinato troppo ad indagare su un mucchio di terra che aveva scelto come sua tana. Forse avrei fatto meglio ad ascoltare quella vocina nella mia testa che diceva di andarsene. Se lo avessi fatto avrei ancora il mio vero braccio, anziché questa riproduzione biotecnologica.>>commentò amaro.
<<Uno shkarr? Dev'essere stato un inferno.>>
<<A dirla tutta, no. Quando mi attaccò, ero estremamente tranquillo, non so perché. Per fortuna si limitò a difendere il nido. Probabilmente stava difendendo la cucciolata...>>spiegò Xavier.
<<Un colpo di fortuna... in una vicenda decisamente poco fortunata.>>scherzò Kra addentando un pezzo di carne.
<<Direi proprio di sì... Ah, se solo l'Architetto mi avesse fatto più prudente...>>rise amaro il soldato<<Comunque, io non voglio costringerti a partire, propongo questo viaggio solo a chi ritengo davvero capace ma lascio perdere se non se la sentono.>>
Kra, in cuor suo, si sentì lusingato da quel complimento.
<<Però dovrai parlarne con il maresciallo DeNair. È a lui che devi chiedere di cancellare il tuo nome dalla lista... Sempre se sei in tempo.>>
<<Lo farò, lo farò.>>lo rassicurò Kra.
A quel punto Xavier si alzò di nuovo in piedi<<Bene. Ora devo andare nei miei alloggi, prendo un paio di documenti e poi torno qui così andiamo assieme dal maresciallo.>>
Kra colse l'occasione al volo, terminando in un boccone la carne e facendo di un sol sorso l'acqua nel bicchiere<<Vengo anch'io. Così faccio un giro per conoscere meglio la base.>>spiegò Hermann unendosi all'ufficiale.

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