Capitolo L

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<<Il giorno successivo ricevetti una visita. Orgnega era visibilmente preoccupato: la prima cosa che mi disse fu che la situazione stava precipitando. L'Impero era sull'orlo della guerra civile, mi supplicò di provare a scongiurarla in ogni modo. Gli risposi che ciò era ormai impossibile...>>raccontò Sol.
<<Il terzo segno stava arrivando... Cosa sarebbe successo dopo?>>domandò lo scrittore.
<<Ve lo racconterò dopo, maestro... Ma andiamo con ordine. L'imperatore mi fece presto sapere di volermi vedere di persona per discutere della questione...>>
<<Mereus non era un uomo che apprezzava parlare di questo. Era più un uomo adatto ai tempi di pace, quelle guerre continue lo stava spossando...>>commentò Kra.

Il terzo segno

<<Aurelius Sol. Benvenuto. Anche se avrei preferito in altre occasioni...>>lo accolse Augustus sulla piattaforma di atterraggio principale del Palazzo Imperiale.
<<Il sentimento è reciproco, Aleph.>>lo salutò Sol.
<<La situazione non è delle migliori, decisamente. Ho inviato delle spie per raccogliere informazioni ma pare che i secessionisti siano più numerosi di quanto pensassimo.>>
<<Non serve, di' alle tue spie di cercarne di nuovi, non di ottenere conferme. Ci ho già pensato io a quello.>>lo informò Sol.
<<Come? Che spie?>>lo interrogò l'altro.
<<Ho i miei contatti.>>rispose elusivo Sol. Le amicizie di Kra con gli ambienti malavitosi si stavano rivelando sempre più utili. Peccato non siano state capaci di prevenire quel massacro.
<<Bene. Gli darò ordine di cercare altri possibili dissidenti...>>
<<Sai, ripensando a quei momenti, ho realizzato di conoscere molti dei terroristi. Tre in particolare, che ho visto da vicino, si sono rivelati essere dei senatori ed uno degli uomini fidati di Kahn.>>
<<A proposito di Kahn...>>
<<Cosa?>>
<<Dovresti vedere questo.>>lo avvisò Augustus porgendogli un vetrogramma.

La figura di Kahn apparve, registrata in un messaggio. Indossava la divisa da militare latieta ma mancavano i gradi di generale.

<<Popolo dell'Impero. È il generale Kahn che vi parla. La notizia dell'attacco al Palazzo Imperiale vi avrà sconvolto, ne son certo. Ma non temete, i civili non hanno nulla da temere, non da noi, perlomeno. Negli ultimi mesi il Senato ha ottenuto sempre maggior potere, riformando l'esercito ed ottenendo una ferma presa sulle forze armate, inserendo al loro interno individui da esso selezionati. Io sono un uomo dell'Impero ed ho giurato fedeltà alla mia patria, non al suo Senato. È per questo che farò tutto ciò in mio potere per lottare questa dittatura nascente. L'Imperatore, in combutta con i senatori, sta facendo sì di rendere il popolo sempre più marginale ed inutile all'interno della scena pubblica della nostra grande nazione. Popoli dell'Impero, io vi chiedo di alzare la testa e di cercare la libertà persa! Non accettate l'oppressione, aspirate al ritorno a ciò che era la nostra patria prima di diventare un impero corrotto! Io vi giuro che farò tutto ciò in mio potere per vincere questa guerra!>>

<<Sono solo menzogne...>>disse Sol, rifiutando di credere alle parole del traditore.
<<Non è questo ciò che conta. Ciò che conta è che il popolo lo ha ascoltato. Abbiamo dovuto disporre truppe antisommossa in tutte le principali metropoli dell'Impero. Latietia stessa è una città sotto assedio, abbiamo disposto ogni forza di polizia disponibile per mantenere l'ordine pubblico.>>ammise Raskitaar.
<<Non dovremmo farlo... Sarebbe come accettare di essere nel torto... Dovremmo parlare al popolo, non opprimerlo!>>
<<Allora, se è questa la tua idea, a te l'onore. Organizzerò un discorso visibile in tutto l'Impero. Spero tu sia un bravo oratore.>>stabilì il generale.
<<Non sono assolutamente io l'uomo giusto.>>
<<È tua l'idea, no, Sol? E poi ora sei l'Aurelius! Prenditi queste responsabilità, ragazzo. La gente vuole sentire la voce di qualcuno di cui si fida e tu sei uno di quelli.>>
<<D'accordo, lo farò...>>si arrese Pavel.

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