New York 1955
Ero arrivata da poco a New York. Mi piaceva come città era tecnologicamente avanzata. Mi piacevano tutti i palazzi nuovi e moderni, tutti i negozi e magazzini; mi sarei fermata di più rispetto alle altre città. In quei 22 anni ero stata a: Londra, Parigi, Madrid, Berlino, Amsterdam, Buenos Aires, Città del Messico, Rio de Janeiro, Venezia, Roma e avevo voluto provare anche io come Carlisle a stare con i Volturi. Erano persone colte, interessanti, ma il loro non rispetto della vita umana aveva fatto si che me ne andassi. Nonostante ci stetti quasi 5 anni non dissi mai a Aro del mio potere. In qualche modo riuscivo a sviare i pensieri...adoravo il mio potere. Durante la guerra ero stata ben lontana dall'Europa. E ora ero arrivata qui. Volevo trovarmi un lavoro, magari in una biblioteca: c'erano un sacco di altre cose che volevo imparare. Fu così che comprai casa e trovai un lavoro in un importante biblioteca. La biblioteca conteneva più di 15mila libri ed era sotto la proprietà della famiglia Wilder. Nella biblioteca Wilder lavoravo spesso di notte e studiavo tutte le cose che non conoscevo.
Una mattina andai per prendere un libro che la sera prima non avevo finito: la Divina Commedia. Presi la scala visto che gli scaffali erano molto alti e quando allungai la mano per prenderlo non c'era niente. Aprii gli occhi e controllai in giro. L'avevo sicuramente messo a posto e quel giorno non l'avevo dato a nessuno. Mentre facevo tutti i ragionamenti sentii la vocina di una bambina che leggeva quelle pagine. E andai verso quella direzione.
<...Facetemi la divina podestate, la somma sapienza, il primo amore.
Lasciate ogne speranza voi chientrate> stava leggendo a alta voce
<chi'ntrate> gli dissi sorridendo e si girò verso di me sorpresa di non avermi sentita arrivata.
<Ciao> gli dissi. Era una bella bambina. Avrà avuto circa 4 anni e era stano vederla leggere. Aveva i capelli lunghi e neri come la pece, la pelle bianca quasi quanto la mia, ma era violacea sulle palpebre, la bocca era rossa e le guance leggermente rosate. Sembrava Biancaneve delle vecchie favole. Quando vidi la tonalità della sua pelle mi stupì e per un attimo pensai che fosse come me, ma poi sentii il suo sangue pulsare e il cuore battere era velocissimo.
<Ti ho interrotto?> gli chiesi gentile
<Sei tu?> mi disse aveva una voce bellissima e melodica. Io la guardai con sguardo interrogativo e lei si spiegò meglio <L'altro giorno ti ho sentito recitare queste parole e stavo cercando di capire per imitazione queste lettere> mi avvicinai di più a lei. Solitamente gli umani avevano un po' di timore di noi. Avvertivano il pericolo, ma lei era completamente sicura.
<Beh fra due anni andrai a scuola. Imparerai a leggere lì. Ora é un po' presto hai solo 4 anni> gli dissi dolce. Cercavo di imitare il tono materno di Esme.
<No> mi disse sicura. Spalancai gli occhi e continuò <Jack dice che non potrò andare a scuola. E poi io non ho 4 anni>
<Quanti anni hai?> gli chiesi un po' stupita. Insomma io non mi sbagliavo mai.
<Ho poco meno di un anno. E Jack mi ha detto che non potrò mai andare a scuola perché cresco troppo velocemente per gli umani>
<Che?!> esclamai. Meno di un anno. Feci un sospiro e poi di chiesi
<Come ti chiami?>
<Charlotte, tu?> mi disse
<Io sono Anne. Charlotte dove sono la tua mamma e il tuo papà?> gli dissi cercando di mantenere il controllo. Il suo sguardo si fece vaquo e non riuscivo a capite cosa stesse guardando. Gli passai una mano davanti agli occhi, ma la ignorò. Improvvisamente si riprese.
<Scusa una visione> mi disse. Ok era molto strana <mi succede spesso tranquilla. Vieni ti accompagno da Jack> chiuse il libro mi prese per mano e mi accompagnò fuori.
Atraversammo tutta la città a passo normale, ma quando ci avviccinammo al bosco Charlotte mi chiese
<Posso correre? Ma tranquilla ti aspetto, faccio avanti e indietro> ero sbalordita chi era questa bambina. Diceva di avere poco meno di un anno e ne dimostrava 4, provava a leggere (e ci riusciva anche molto bene per la prima volta) solo dopo aver ascoltato una volta, non aveva il minimo timore di me, aveva la pelle pallidissima e mi chiedeva di correre.
Alla fine risposi
<Vai avanti e fai il tuo passo ti seguo dietro> così lei partì a una velocità più lenta della mia, ma decisamente troppo per un umano. Corremmo per un po' poi lei iniziò a rallentare. Durante la corsa controllava spesso di non avermi seminato, ma io ero sempre alle sue calcagna.
Iniziai a scorgere una casetta in mezzo al bosco era carina, semplice ma carina. Iniziammo ad avanzare a passo umano. Man mano che mi avvicinavo alla casa c'era una gran puzza. Charlotte aprì la porta e poi urlò
<Jack sono a casa>
<Si arrivo> rispose una voce maschile di un ragazzo di vent'anni.
<Ho portato una amica> annunciò un po' timorosa della risposta. Man mano che Jack scendeva la puzza aumentava.
<Cosa ti ho sempre detto riguardo alle...> e si blocco appena mi vide. Era come paralizzato. Si irrigidì. Jack era un bel ragazzo, per qualcuno,: era alto e muscoloso, una pelle olivastra, capelli corti e neri, occhi piccoli e marrone scuro tendente al nero.
<Cosa vuoi sucvhiasangue? Che volevi fare alla mia Charlotte? Eh?!> e si avvicinò a me con fare minaccioso.
<Che cosa? Che?> provai a balbettare.
<Jack lasciala stare non mi ha mia tentato di fare del male> disse Charlotte. Me che cosa stavano blaterando questi due?
<Succhiasangue?> fu l'unica cosa che riuscii a dire.
<Sì é così che lui chiama i vampiri, dimenticandosi che per metà lo sono anche io> e lo guardò torvo
<Per metà che?> dissi. La mia grande era grandissima, avevo un cervello svilupatto, ma non capivo.
<Io sono un ibrido. Metà umano metà vampiro> mi disse Charlotte con un filo di tristezza, probabilmente per le cose non dette <Jack é un licantropo> wow, ma che mondo di matti era New York?
<E ora vedi di andartene strappa vite> mi disse freddo Jack
<Perchè strappa vite?> mi venne istintivo chiederglielo
<Perché di cosa ti nutri? Aria? Uccisi umani innocenti per nutrirti io dovrei ucciderti. É per questo che esisto> mi spiegò lui
<Beh allora oggi niente lavoro> gli dissi un po' allegra. Lui spalancò gli occhi e completai la frase <Mi nutro di sangue animale così da non uccidere nessuno. Non voglio essere un' assassina> a quella' affermazione Charlotte era felice mentre Jack era sorpressissimo.
Jack annuì e mi fece segno di seguirlo.
STAI LEGGENDO
Air
FanfictionAnne (il nome della protagonista) si troverà ad dover affrontare la sua nuova natura. Dopo che incontra parte del clan dei Cullen si scontrerà con un'amore fraterno potentissimo. Dopo: una breve separazione torna per sbaglio commettendo un'errore ch...