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I mesi passavano e io e Thomas stavamo sempre meglio assieme. Lui cambiava impercettibilmente ma io lo vedevo, io restavo immutata. I Cullen spesso mi scrivevano per sapere come stavo, forse era arrivata l'ora. Era un giovedì pomeriggio piovoso, io e Thomas eravamo in camera mia a fare i compiti. Cioè lui li faceva io li avevo già fatti.
<Questo weekend ti porto a Forks> me ne uscii dopo un lungo silenzio dovuto alla concentrazione.
<Cosa è dall'altra parte del paese. E poi a fare che scusa?> disse stupito da quello che avevo appena detto. Non avevo detto molto a Thomas dei Cullen e lui non aveva premura di farsi conoscere.
<Ti porto dalla mia famiglia> dissi. Lui spalancò gli occhi.
<Avevi detto che non ti andava> disse insicuro di quello che dicessi.
<Avevo. Ora ho cambiato idea. Ormai Alice mi sta torturndo. Ti dispiace?> chiesi dopotutto non sapevo cosa pensasse.
<No, ma ormai non ci speravo molto> disse abbassando lo sguardo.
<Ti fa piacere conoscerli?! Non me lo hai mai detto pensavo ti seccasse> chiesi sbalordita e sedendomi vicino a lui.
<Non me lo hai mai chiesto> disse sorridendo e alzando le spalle. Quel sorriso era così bello, poi abbassò lo sguardo.
<Già credo sia vero> dissi sorridendo e abbassando lo sguardo e poi mi misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sentii il suo sguardo su di me e il suo sorriso aprirsi nel vedermi imbarazzata, mi prese il mento con le dita e mi baciò. Il suo sapore mi invase la bocca, dapprima era una cosa piacevole ma dopo poco diventò una sensazione da cui non potevo resistere. Mi dovetti presto staccare e Thomas ne fu triste.
<Allora ti vengo a prendere alle 5 a casa tua sabato> dissi aprendo lentamente gli occhi.
<Si> rispose Thomas annuendo.
La sera arrivò presto.
<Resti qui a mangiare> gli chiesi gentilmente scendendo le scale.
<Mmh...si qui cucinate bene> disse. Mi misi a ridere.
<Buongiorno> esclamò Charlotte mentre spignattava.
<Charle sono le 8 di sera> gli dissi mentre presi posto con Thomas.
<Ma non ce la fai proprio a stare zitta?> mi chiese scortese Jack e poi mi tirò una pacca sulla testa. Resistetti all'impulso di spezzargli un osso, mentre lui abbracciò Charlotte da dietro. Presto Charlotte mise il cibo in tavola e mangiarono, io restai a guardare come sempre. Però non restai esclusa parlammo tutti insieme del più e del meno. La serata passò velocemente come il venerdì e quindi ben presto arrivò il sabato mattina.
Alla mattina verso le 4 e 30 mi iniziai a preparare. Mi lavai, mi feci due trecce dall'alto, mi truccai e mi misi dei leggins neri dell'Adidas e una t-shirt larga grigia della Vans e le Stan Smith scamosciate bordeaux. Presi le chiavi della Ferrari così avremmo fatto prima e mi avvai verso la casa di Thomas. Appena arrivai fuori non c'era nessuno, solo qualche giardiniere e qualche domestica che girovagava. Guardai il sole e se non mi sbagliavo erano le 4 e 52 controllai l'orologio del cellulare per sicurezza, ma ovviamente avevo ragione. Mi appogiai all'auto e sentii dei passi veloci provenienti dalla casa che scendevano le scale. Sentì il rumore di qualcuno che si sedeva e della stoffa che scivola su altra stoffa forse si stava mettendo le scarpe. Infine si avviò all'entrata prese un cappotto probabilmente e aprì la porta. Alzai la testa per vedere se avevo ragione e davanti a me vidi Thomas. Era vestito con un paio di jeans blu scuri e una camicia con le maniche tirate su e aveva preso un giachettino in pelle.
<Siamo ai primi di giugno sai?> dissi riferendomi al cappottino.
<Si qui si sta bene vestiti così, ma dall'altra parte del paese. Comunque a te non cambia molto> disse seccato alzai gli occhi al cielo.
<Charlotte e Jack?> chiese. Pensava venissero...beh da un punto di vista.
<Partono fra poco in moto> dissi.
<Ciao comunque> dissi da finta arrabbiata e incrociai le braccia al petto. Lui si avvicinò mi prese i fianchi.
<Buongiorno principessa> mi sussurò all'orecchio. Alzati le braccia e le incrociai dietro il suo collo e poi lui mi baciò. Dopo poco, troppo poco, ci staccammo.
<Dobbiamo andare> dissi a un soffio dalle sue labbra con gli occhi ancora chiusi.
<Si> e si staccò di colpo. Io presi il posto di guida e lui si accomodò a fianco.
<Dimmi te per la temperatura> dissi e poi partimmo.
Arrivammo in aeroporto e prendemmo il primo volo. Charlotte e Jack avevano il volo dopo in quanto la notte prima Jack non aveva dormito e ne aveva davvero bisogno. Verso le 7 e 20 di sera arrivammo davanti a casa Cullen. Avevamo noleggiato un auto per arrivare fino a lì. Ora avevo paura. Riuscii a sentire i rumori delle persone che si stavano eccitano del mio arrivo. Come l'avrebbe presa Edward, era l'unico di cui avevo veramente paura.
<Tutto ok?> mi chiese Thomas.
<No. Andiamo> dissi presi la borsa e scesi. Aspetta i qualche secondo e vidi che non scendeva, corsi verso il finestrino e bussai.
<Che fai non scendi?> chiesi stranita.
<Sei sicura di volerlo fare?> chiese aprendo la portiera.
<Insomma non sei obbligata...> disse con una nota di malinconia. Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo.
<Alice avrà visto che stavamo arrivando avrà detto a Esme di preparare da mangiare per un esercito e Emmet non vedrà l'ora di prendermi in giro. Non posso toglierli questo divertimento> dissi ridendo leggermente.
<Sarei un divertimento per te?> chiese facendo il finto offeso.
<Il più bello di tutti> sussurrai dolce in modo che sentisse. Si avvicinò per baciarmi, ma qualcuno spalancò la porta poco silenziosamente.
<Aaaaaaaaah!!!! Lo sapevo le mie visioni non sbagliano mai> esclamò battendo le mani quell'elfo impiccione di Alice. Venne verso di noi.
<Ciao io sono Alice Cullen> scampanellò Alice porgendo la mano a Thomas.
<Piacere Alice io sono...> disse stringendo la mano.
<Thomas Greene lo so> disse io alzai gli occhi al cielo e lei mi assalì abbracciandomi. Infine si staccò.
<Esme sta preparando la cena, gli altri non vedono l'ora di vedervi> disse tutta felice ma nel dire "altri" una smorfia di tristezza gli attraversò il viso.
<Alice, tutti?> chiesi seria fermandola prima di farmi illusioni.
<È andato a caccia dopo che ho avuto la visione> disse triste. Annui, era arrabbiato.
<Entriamo?> chiese Alice cercando di fare finta di nulla. Alice si incamminò e Thomas mi prese per mano e entrammo. Dalla casa uscì una folata di odore di grano, pomodoro, verdure varie, cioccolato e panna.
<Mmh...che buon odore> disse sinceramente felice Thomas. Feci una smorfia di disgusto come poteva piacergli, il sangue era molto meglio.
<Se lo dici tu> dissi poco convinta. Arrivammo alla sala da pranzo dove tutti ci aspettavano con i sorrisi stampati sulle labbra. C'erano anche Bella e Renesme, non mi aspettavo fossero lì dato quello che era successo con Edward.
<Ciao Thomas ti stavamo aspettando. Alice ci ha detto che saresti arrivato a breve e abbiamo pensato di prepararti qualcosa da mangiare. Ti piace l'italiano?> chiese Esme facendo la sua entrata. Anche Rosalie sembrava avere un sorriso sincero quando Esme pronunciò la parola "abbiamo".
<Si mi piace il cibo italiano. Ma non sapevo che Anne vi avesse avvertito del nostro arrivo> disse contento, ma leggermente imbarazzato. Dalla stanza si levarono leggeri ridacchiamenti. Nessuno però osava aprire bocca per dare spiegazioni, Thomas mi guardò scioccato.
<Non...non ho avvertito nessuno. Qui non serve. Alice vede il futuro. Gli é bastato vedere la nostra decisione per dire a Esme di preparare del cibo> dissi un po' indecisa su cosa dire per fargli capire.
<Oh> sussurò stupito. Stranamente Rosalie si fece avanti.
<Io sono Rosalie Hale, gemmella del ragazzo di Alice> disse mentre si fece avanti anche Jasper. Pensavano non avessi detto niente. A togliere il dubbio alle mie domande fu Thomas.
<Ma Jasper e Alice non erano sposati?> disse grattandosi la testa confuso.
<Eh...ah...si pensavo non sapessi> disse imbarazzata Rosalie.
<Sai anche che non siamo veramente gemelli?> chiese insicura. Thomas annuì.
<Ok io sono Emmett sposato con Rosalie> disse spavaldo Em.
<Jasper> disse Jaz restando al suo posto. Sapeva trattenersi ormai, ma forse aveva ancora paura.
<Io sono Bella> disse Bella avvicinandosi. Si avvicinarono anche Jacob e Renesme.
<Jacob> disse allungando la mano e Thomas la strinse, un brivido lo percorse.
<Sei un lupo anche te?> chiese Thomas. Jacob sorrise. Poi Renesme si avvicinò mi guardò, capii cosa mi voleva chiedere e annui. Appoggiò la sua mano sulla guancia di Thomas e poi silenzio. Dopo qualche secondo Renesme staccò la mano.
<Renesme?> chiese Thomas incerto su aver capito bene il nome.
<Sì> dissi io prima che Bella partisse in quarta con la spiegazione.
<É di poche parole> disse sorridendo, era una battuta.
<A che gli servono?> dissi ovvia.
<Esmee! É pronto!> urlò Carlisle. Risi.
<Lo hai messo a cucinare?> chiesi stupita era pur sempre il capo clan anche se non si imponeva.
<Beh mi sembra il minimo per il nuovo arrivato> mi mise il braccio sulle spalle e andammo in cucina dove trovai uno spettacolo esilerante. Carlisle con il grembiule. Scoppiai a ridere e poi gli corsi in contro ad abbracciarlo.
<Ti dona molto il grembiule> gli sussurai all'orecchio. Sbuffò e si avvicinò a Thomas.
<Ciao io sono Carlisle il marito di Esme> e gli sporse la mano.
<Thomas> rispose imbarazzato. Forse lo temeva dato la sua superiorità.
<Mangiamo?> chiese entusiasta Jacob.
<Oh sì certo> rispose Esme.
<Accomodatevi pure> continuò. Thomas, Jacob e Renesme si sedettero nei posti in cui c'erano piatti, posate e bicchieri. Noi vampiri ci sedemmo nei posti liberi e Esme mise il cibo nei loro piatti. Mentre mangiava Thomas faceva apprezzamenti di vario tipo e noi lo guardavamo strano non capendo cosa ci fosse di buono. Come se non bastasse Esme aveva preparato pure un dolce.
<Esme era davvero tutto buonissimo. Grazie mille> disse con la bocca ancora sporca di cioccolato che si leccò rendendosi conto di aver emesso. Scossi la testa.
<Che c'é?> chiese stupito Thomas.
<Niente é tutto normale, a loro fa schifo il cibo vero> spiegò brevemente  Jacob.
<Oh> disse Thomas.
<Ti andrebbe di fare una passeggiata?> chiesi anche se l'invito era riferito a tutti visto che tutti erano curiosi di conoscerlo meglio.
<Si, volentieri> rispose Thomas si alzò ci avviammo alla porta, gli occhi degli altri divennero leggermente tristi. Thomas si girò verso gli altri.
<Voi non venite?> disse e lo sguardo si illuminarono e ci raggiunsero. Scossi la testa e ridacchiai. Uscimmo e parlammo. Parlarono molto: i suoi libri preferiti, i suoi film preferiti, cantanti e generi musicali, moda e le solite domande al primo incontro. Era divertente vedere come tutti erano curiosi di conoscere il mio umano. Forse era perché era meno banale, o era solo l'eccitazione della novità. Non lo sapevo. In quel momento Emmett e Jasper stavano facendo conversazione sullo sport con Thomas che nel frattempo mi teneva per mano. Stavamo camminando tranquilli, io ero tranquilla e non badavo a odori o rumori circostanti, ma in qualsiasi modo qualcosa raggiunse il mio udito: un ramo spezzato. Passi veloci e rami spezzati e un odore dolce, forti. Mi irrigidii strinsi di più la mano a Thomas e quello che mi si parò di fronte non era bellissimo.
Edward era sbucato fuori dal bosco aveva i vestiti e i capelli pieni di rametti e foglioline e la bocca leggermente imbrattata di sangue...animale. Ringhiava un poco.
<Ciao> dissi fredda.
<Ciao> rispose con altrettanta freddezza. Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa scioccata. Emmett e Jasper erano sul "chi va là" per paura della reazione di Edward. Le donne erano rientrate già prima.
<Entriamo va> dissi a Thomas avviandomi verso l'entrata. Lui, Emmett e Jasper iniziarono a seguirmi. Avevo per mano Thomas e senti tirare indietro.
<Non me lo presenti> chiese Edward. Mi girai e vidi che aveva reso per il polso Thomas. Thomas mi guardò terrorizzato, effettivamente in quel momento Edward faceva paura.
<Mollalo> gli dissi mentre i ringhi ribbollivano nel petto.
<Perché?> chiese sfacciato.
<Portatelo dentro> ordinai a Emmett e Jasper. Poi alzai la mano e scagliai una folata di vento su di lui che finì in mezzo agli alberi. Lasciai Thomas che prese Emmett e corsero dentro. Corsi verso Edward e lo presi per il colletto della camicia.
<Sei matto?> chiesi o meglio urlai.
<Lui non ti ama> disse non sembrava arrabbiato, ma deluso.
<Cosa ne sai te?> gli ringhiai quasi.
<Non lo so, ma lo immagino. Ti vuole solo per questo> disse frustrato.
<Gli hai letto nella mente?> gli ringhiai.
<No> disse sincero.
<Perché lo fai? Tu hai una famiglia, perché non posso averla anche io?> gli dissi delusa e triste.
<Perché...voglio proteggerti. Sei mia sorella devo farlo> disse.
<Questo non é proteggermi é farmi del male> dissi andandomene poi mi fermai di spalle.
<Fargli vedere come siamo circa realmente non serve. O almeno serve ad allontanarlo> dissi probabilmente avrei avuto le lacrime agli occhi.
<Scusa> disse sinceramente dispiaciuto.
<Almeno so a chi dare la colpa> dissi arrabbiata. Iniziai ad avvisarmi verso l'entrata camminando normalmente. Mi si parò davanti e mi abbracciò.
<Scusa, voglio solo che tu stia bene> disse abbracciandomi e a quel punto iniziai a singhiozzare.
<Lui mi fa stare bene> gli dissi.
<Ci parlo io, ok?> disse lui e io annui.
Entrammo in casa e Thomas era seduto sul divano. Io restai alla porta mentre Edward si sedette vicino a lui.
<Scusa> disse Edward.
<Posso sapere perché?> chiese Thomas non capendo che male avesse fatto.
<Perché sono molto iperprotettivo e non riesco a leggerti nella mente> disse frustrato. Thomas arricciò le sopracciglia.
<Cosa?!> esclamai io. Edward fece spallucce.
<Comunque é tutto ok?> domandò Thomas.
<Sì> rispose Edward. Battendo le mani e tutta elettrizzata entrò nella stanza Alice.
<Woohooo. Ci sarà un temporale con i fiocchi. Ti va di assistere a una partita di baseball vampiresco?> propose Alice. Guardai fuori.
<Fuori non c'é una nuvola Alice> dissi pensando già a ciò che aveva già pensato Alice.
<Per ora. Ma so che qualcuno può farla venire...> disse sorridendo e di rimando sorrisi anche io.

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