Musica. La tua.

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-'Mamma, scendo'
+'Okay ma non fare tardi..'
-'Tranquilla, ciao'
+'Ciao'
Presi le chiavi e uscii di casa, mi aspettava una lunga giornata. Arrivata a metà scale, mi accorsi di aver dimenticato le cuffie, o meglio, la cuffia, rimasta single a causa di una gatta che ha pensato bene di rosicchiarla fino a romperla.
Tornai in casa di fretta, e urlai a mia madre una frase incomprensibile, entrai in camera e presi la cuffia, scappando poi fuori casa, per la fretta. Ero già in ritardo, e quel giorno, avevo bisogno di arrivare in anticipo per poter respirare un po'; erano giorni che correvo da una parte all'altra di Milano, non c'è la facevo più.
Una volta salita sull'autobus, inserii la cuffietta, e schiacciai Play su una playlist nominata in un modo strano, con dentro brani salvati, a loro volta, con numeri e lettere ordinati in modo confusionario. Non ricordavo minimamente di aver una playlist, ne tantomeno, avere della musica salvata in quel modo.
Ignara del pericolo emotivo che andavo a sfidare, premetti 'play'.
Passò poco.
Passarono esattamente 10 secondi.
Guardai lo schermo del telefono.
Era bagnato.
Una lacrima, due, tre quattro cinque di fila. Lanciai la cuffietta e cercai di spegnere il telefono, in un modo disperato, senza riuscirci.
Le persone attorno a me, mi credevano pazza, ma loro non potevano capire.
Quella musica, quelle parole, quella melodia, mi risuonava nel cervello in un modo assordante, ma allo stesso tempo dolce.
Dopo esser scesa dall'autobus, ed esser salita in metropolitana, riaccesi il telefono e cercai di capire cosa...o meglio, chi stavo ascoltando.
Se c'era una cosa che difficilmente dimenticavo, erano le persone che facevano, o avevano fatto parte della mia vita. Dico questo per una canzone perché sembrava di averla sempre conosciuta, come se avessi passato una vita ad ascoltarla e a cantarla, eppure non ricordavo.
A fine di ogni traccia, c'era una iniziale:'M'
Più osservavo quelle tracce, più avevo voglia di piangere e di ascoltarle.
Così ci provai di nuovo. Presi una cuffietta, e mentre la inserivo nell'orecchio, un mal di testa lancinante si presentò come un fulmine. Avevo bisogno di ascoltare quelle canzoni, dovevo ricordarmi chi fosse. Ignorando il mal di testa, presi la cuffia e ascoltai quelle canzoni per quasi tutto il tragitto con quella metro. Era come se quella musica, quelle melodie, quelle parole mi dicessero 'Tu ti ricordi di me, ma non riesci ad ascoltarmi'.
É raro che io ignorassi le canzoni, soprattutto se mi ricordasse qualcosa.
Ma chi? Chi la cantava?.
Non riuscivo a ricordarlo.
Non riuscivo ad ascoltare.
Non riuscivo a pensare.
Nulla.
Zero.
Solo lacrime, e più la musica scorreva nelle mie orecchie e nel mio cervello, più piangevo e soffrivo la mancanza di qualcuno che non ricordavo chi fosse.
Nessuno sarebbe stato in grado di aiutarmi se non me stessa, o il diretto interessato, anche se non sapevo chi fosse, e probabilmente lui non sapeva chi fossi io.
Come ho avuto questa musica?
Come é possibile che oggi, ritorni a galla come se fosse sempre esistita?
Ma soprattutto, perché, evidentemente, l'ho sempre ignorata?
Più pensavo e mi facevo domande, più il mal di testa peggiorava e io piangevo. Quel giorno andava peggio del solito, troppa gente attorno a me che mi guardava e si chiedeva che cosa mi turbasse così tanto, e a dir la verità, me lo chiedevo anche io.
Scesi dalla metro che avevo preso, e ne presi un altra, verde.
'Sto facendo troppi sforzi, e questo é stress, il mio cervello non regge piu' pensai. In effetti non avevo tutti i torti, eppure stavo male per qualcosa di effettivo.
Così, pensai, che se non me lo ricordassi adesso, quindi nel presente, avrei dovuto provare a guardare al passato, pensare a tutto ciò che ho fatto, ma improvvisamente qualcuno iniziò a gridare un nome, un nome che, nella mia mente, mi sollevava, e rendeva tutto meno distorto e complicato, ma a cosa si collegava?
+'MANU!! MANU DOVE SEI?'
Una signora aveva smarrito suo figlio, e non potevo di certo guardarla urlare e sbraitare alle 8 del mattino.
Così mi misi a girare per il vagone, cercando questo bambino basso, occhi marroni e capelli castani.
Lo cercammo ovunque, quando poi, a fine vagone, trovai il bambino, rannicchiato in un angolo a piangere, che chiamava la madre.
Lo guardai, e per un attimo, mi sembrava di averlo già visto, gia visto e conosciuto. Appena mi vide, iniziò ad urlare, spaventato. Subito dopo mi accorsi che, effettivamente, il modo con cui lo stavo guardando, non era dei migliori, così chiamai la madre per dirle che lo avevo trovato, ma quando mi girai, la madre non c'era, mi rigirai verso il bambino, e anche lui non c'era più.
'Okay Giulia, mantieni la calma, ti prego, se impazzisci in questo casino, va a finire malissimo, per te e per me'
Nessuno mi guardava, ma il mio telefono continuava a emettere la stessa musica.
Sembrava che mi stesse perseguitando e non credo che fosse stato questo, quello che il cantante o chiunque avesse composto questa musica, lo avesse voluto.
Scesi alla fermata che mi avrebbe portato a casa del mio ragazzo.
Avevo bisogno di parlargli, ero in panico e non riuscivo a spiegarmi nulla.
'Voglio il tuo bene, non mi importa di me' citavano le parole di quella canzone, quella che continuava a rintontirmi.
Continuai a cantarla e mi accorsi che, dopotutto, il cantante davvero avrebbe potuto chiamarsi Manu, d'altronde l'iniziale sulle tracce corrispondeva, ma qualcosa non tornava.
Chi era Manu?
E perché non mi ricordo di lui?
Incontrai il mio ragazzo.
+'Ei, che hai? Sembra che ti abbia investito un camion, cosa succede?'
-'owh..nulla..ho trovato della musica nel mio telefono che mi perseguita e non capisco chi la canti e cosa voglia da me'.
+'Fammi ascoltare, vediamo se lo conosco'
-'Dopo dai, prima abbracciami.'
Mi abbracciò, e scoppiai a piangere.
Capii tutto.
Mi ricordai improvvisamente di tutto.
Manu, il ragazzo, l'uomo che ha unito me e tantissime altre persone.
Il ragazzo che ha fatto parte della mia vita per troppo tempo.
Lui.
Lui e la sua musica che ho sempre ignorato.
Ho sempre ignorato la sua musica per il male che provavo ascoltando quelle poche note.
L'ho conosciuto dal vivo, insomma, parlavamo, mi scriveva, ci sentivamo spesso.
Mi mancava, e questo mancare, influenzava, la maggior parte Delle volte, la mia giornata, così spostai la musica in una playlist, cambiando nome ai brani, e rinominando la cartella.
Mi staccai da quell'abbraccio eterno.
+'Giulia, sei sicura di stare bene? Stai piangendo, mi vuoi spiegare che hai?'
-'Credo di aver capito chi sia il cantante di quella musica, e nulla, sono felice, hahaha.'
+'Okaay..non me la racconti giusta, ma va bene comunque, dai andiamo, che se no si fa tardi'
-'Va bene..'
Continuavo a piangere e a urlare a squarciagola quella canzone. Mi guardavano tutti male. Ad un tratto, il mio ragazzo si aggregò con me e cantammo insieme. Io non sapevo cantare, lui si, quindi avevamo il nostro fascino.
Ho amato quella musica quando la cercai, l'ho amata quando l'ho rinnegata, e l'ho amata quando, per l'ennesima volta, si é presentata, e mi ha distrutto con le sue emozioni.
É questo quello che fa la musica.
Ti culla, ti abbraccia, ti bacia, ti coccola nelle note di una sera, e poi ti uccide, ti pugnala, ti ferisce, ti fa piangere tutta la notte.
É questo quello che fa la sua musica.
Ti abbraccia, e poi ti ammazza.

Mi manchi ancora. M

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